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Mezzi per raggiungere la felicità

Post n°174 pubblicato il 19 Giugno 2012 da confettovaniglia

Bhutan e felicità: un modello per il mondo del futuro

In controtendenza con il resto del mondo, in Bhutan la felicità è al centro della politica nazionale. Felicità significa senso di comunità, spiritualità, tutela dell’ambiente e della tradizione: valori che, piano piano, anche il mondo occidentale comincia a riscoprire.

Bhutan e felicità

Bhutan e felicità sono due parole sempre più associate l’una all’altra. Il Bhutan è uno Stato poco più grande della Svizzera, incastonato tra i monti dell’Himalaya e circondato da India e Cina. Felicità è un termine da sempre al centro dell’interesse di tutti, politici, economisti, filosofi, religiosi. Dagli anni ’70 del ‘900 è diventata la parola d’ordine per il monarca bhutanese appena diciottenne, Jigme Singye Wangchuck. Se, infatti, le potenti vicine, India e Cina, sempre più in espansione, aumentano di anno in anno il loro Pil, investendo su economia e produzione, il piccolo Bhutan si interessa al Fil, l’indice per misurare la Felicità Interna Lorda. Questo regno paradisiaco, sospeso tra Medioevo e modernità, ha posto al centro della politica nazionale il benessere dei cittadini. I bhutanesi sono tra i più poveri al mondo, con un Prodotto Interno Lordo tra i più bassi, eppure nel questionario che viene loro sottoposto ogni due anni, solo una piccola percentuale della popolazione dichiara di non essere felice.


Il Bhutan è la dimostrazione tangibile del proverbio: «i soldi non fanno la felicità». Piuttosto che privilegiare uno sviluppo economico che crea divari sociali e spesso distrugge l’ambiente, Jigme Singye Wangchuck si è reso conto della possibilità e della necessità di costruire il benessere della propria nazione su altri standard, in nome di altri principi e valori. Secondo il monarca del Bhutan, la felicità sarebbe racchiusa in un forte senso della comunità, negli stimoli culturali che provengono da una tradizione tutelata e viva, e nella spiritualità, potenziata da un sentimento religioso scelto come principio guida del quotidiano. Nella “terra del drago” si pratica la religione buddhista, la maggior parte del territorio è ricoperto da foreste, di cui un quarto sono aree protette, la biodiversità la fa da padrone, con specie di flora e fauna uniche al mondo. Si conduce una vita semplice e dedita principalmente all’agricoltura. Di recente, poi, il Bhutan si è trasformato da monarchia assoluta a costituzionale, suscitando ancora di più l’attenzione e la curiosità del mondo. L’ONU ha, infatti, assunto il Bhutan come modello propositivo di cambiamento anche per le civiltà occidentali. Non si tratterebbe di un ritorno al “primitivo” che punti a stili di vita del passato, bensì di una prospettiva sul futuro che abbia al centro valori alternativi al consumismo sempre più sfrenato dei nostri giorni.
In questo periodo di crisi, di smarrimento, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche spirituale, interiore e morale, l’accoppiata Bhutan e felicità sembra davvero aprire uno spiraglio alla possibilità di un mondo diverso e migliore.
Certo, le contraddizioni e le difficoltà esistono anche all’interno di tanta perfezione: il Bhutan è in parte finanziato dall’India e la ricerca di un’omogeneità culturale ha causato problemi etnici con la comunità di origine nepalese, costretta a lasciare il Paese. Neanche in Bhutan la felicità ha ancora una ricetta assoluta e definitiva, ma di sicuro tra i monti dell’Himalaya si è sulla buona strada.
Noi che viviamo nel caos delle nostre città occidentali, rincorrendo successo e denaro, potremmo cominciare a seguire l’esempio del Bhutan coltivando la cosa più importante che spesso dimentichiamo di possedere: il nostro mondo interiore, il nostro spirito, la nostra anima, al di là di qualunque sfumatura religiosa si voglia e si possa dare a questi termini. Un viaggio in questi luoghi sarebbe un primo passo per dare un nuovo assetto alla propria interiorità, ma l’intenzione non è così semplice da attuare. Allora forse si può cominciare tenendo d’occhio il sito “Amici del Bhutan – Italia”, in cui trovare informazioni ed eventi correlati al regno bhutanese. Molto interessante è anche il sito di Mario Biondi, scrittore italiano raffinato e viaggiatore attento, che grazie alla sua esperienza riesce a far vivere l’atmosfera più autentica dell’Oriente con reportage, foto e parole emozionanti. D’altra parte il Bhutan ci insegna che, in una società sempre più spersonalizzata e tecnologica, il cibo del nostro tesoro interiore dovrebbero essere la cultura, la spiritualità, le relazioni sociali più autentiche e semplici.

-S.Calcagno-

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