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Studio tedesco conferma la superiorita' ecologica della dieta vegan | 31/08/2008

Post n°42 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Enric66

Studio tedesco conferma la superiorita' ecologica della dieta vegan | 31/08/2008

 

Il risultato e' stato pubblicato dall'associazione di consumatori Foodwatch.

 

L'associazione di consumatori tedesca Foodwatch ha pubblicato lunedì 25 agosto un report sull'impatto dell'agricoltura e dell'allevamento sull'effetto serra, il primo nel suo genere che confronta anche la metodologia di produzione - agricoltura e allevamento biologici o meno.

Lo studio è stato svolto dall'Istituto tedesco per la Ricerca sull'Economia Ecologica (IOeW), e ha tenunto conto delle emissioni di CO2 risultanti dalla coltivazione dei mangimi per gli animali, dall'utilizzo dei pascoli per l'allevamento e dalle deiezioni prodotte dagli animali stessi.

Il confronto, per risultare di facile comprensione al pubblico, è stato esplicitato in termini di "km equivalenti" percorsi in auto (una BMW, per la precisione), e quindi spiega a quanti km percorsi in auto equivale 1 kg di carne, 1 kg di grano, ecc.

Il risultato che ne emerge è che, come già noto da altri studi, il tipo di alimentazione più ecologista è quella 100% vegetale, vale a dire l'alimentazione vegan. L'alimentazione vegetariana ha un impatto 4 volte più alto, quella onnivora 8 volte più alto.

Questo solo per quanto riguarda l'effetto serra, ma va tenuto presente che come impatto ambientale totale contano anche i consumi di acqua, sostanze chimiche, terreni, e l'inquinamento da deiezioni in generale.

I numeri: confronto tra tipi di alimentazione e tipi di produzione

Se confrontiamo le emissioni di gas serra dovute al cibo consumato da una persona per un anno intero, e le esprimiamo come equivalente in km percorsi in auto (BMW) in un anno, questi sono i risultati numerici dello studio:

Alimentazione vegan
Da agricoltura bio: 281 km
Da agricoltura convenzionale: 629 km

Alimentazione latto-ovo-vegetariana
Da agricoltura bio: 1978 km
Da agricoltura convenzionale: 2427 km

Alimentazione onnivora
Da agricoltura bio: 4377 km
Da agricoltura convenzionale: 4758 km

Come si vede, l'agricoltura biologica è una scelta molto ecologica, ma solo se si consumano direttamente i vegetali: con un'alimentazione vegan, si possono dimezzare le emissioni di gas serra, se si scelgono vegatali da agricoltura biologica. Ma anche con l'agricoltura convenzionale, la scelta vegan batte di molte lunghezze le altre due possibilità.

Viceversa, la scelta biologica non è molto rilevante nell'alimentazione onnivora (è quasi insignificante), e nemmeno in quella latto-ovo-vegetariana.

E' importante notare che non è vero, come in molto credono, che il problema sia solo quello del metano emesso da bovini, pecore e capre durante la digestione: il problema esiste per tutti gli animali d'allevamento, perché è dovuto in larga misura al fatto che per produrre 1 kg di carne è necessario coltivare appositamente una quantità di mangime che va da 4 a 35 volte tanto, con tutti gli sprechi - di energia, acqua, sostanze chimiche, ecc. che questo comporta.

Il mito della "carne biologica": non è vero che aiuta l'ambiente

Chi sceglie di mangiare carne biologica, e lo fa però consumandone sempre la stessa quantità, senza ridurre i consumi, non fa nessun regalo all'ambiente.

Anzi, come mostrano i risultati dello studio, la produzione di 1 kg di carne bovina da allevamento estensivo equivale a 113,4 km in BMW, mentre da allevamento intensivo equivale a 70,6 km, come emissioni di gas serra. Per quanto riguarda il formaggio, biologico o non biologico non cambia molto, è sempre un cibo molto dispendioso in termini di CO2: 71,4 km equivalenti per 1 kg di formaggio da allevamento intensivo, 65,5 km per quello da allevamento biologico estensivo.

Quindi, come ben spiegano gli scienziati autori del report, l'allevamento biologico aiuterebbe l'ambiente solo se fosse portato alle sue estreme conseguenze, vale a dire: 1. l'allevamento estensivo-biologico richiede molta terra; 2. se tutti gli allevamenti fossero biologici, ci sarebbe per forza di cose una diminuzione di almeno il 70% della produzione; 3. quindi, effettivamente, se si allevassero solo il 30% degli animali che si allevano oggi, ci sarebbero dei benefici per l'ambiente. Ma solo perché si allevano meno animali, non perché si allevano in modo estensivo-biologico!

Invece, consumare carne biologica, mantenendo inalterati i consumi, significa non cambiare nulla, e non aiutare per nulla l'ambiente, anzi.

Quindi, chi pensa di risolvere il problema mangiando carne biologica dovrebbe prima diminuire i suoi consumi del 70%, se vuole essere ecologicamente coerente.

Qual è la soluzione, e perché non viene messa in pratica?

Il report affronta anche il problema pratico di che cosa fare con la lobby degli allevatori. Gli autori del report parlano chiaro: serve una diminuzione dei consumi di carne, latte e formaggi, non ci sono altre soluzioni. Questo lo sostengono l'associazione di consumatori Foodwatch, e il Ministero dell'Ambiente tedesco.

Ma, come viene spiegato nel report, l'agricoltura è il punto debole del piano governativo per combattere i cambiamenti climatici, in Germania (come in tutti gli altri paesi europei, Italia inclusa). Il settore dell'agricoltura e zootecnia è del tutto esentato dal programma per ridurre l'emissione dei gas serra.

E pensare che il settore zootecnico è responsabile del 18% del totale dell'effetto serra, molto di più dell'intero settore dei trasporti (13,5%).

Questa scelta non ha senso, ma, come spiega un esponente del Ministero dell'Ambiente intervistato dal quotidiano Spiegel: "Abbiamo esentato il settore dell'agricoltura per limitare il numero di potenziali conflitti". Infatti, come aggiunge un ex-consulente dello stesso ministero, Hans-Joachim Koch, "Questa lobby è ben organizzata". Il suo successore, Martin Faulstich, aggiunge: "Nessuno osa dire che dovremmo mangiare meno carne e più proteine vegetali".

Questo ovviamente non accade solo in Germania, ma dappertutto.

Perché dare sussidi a chi inquina e non intende smettere?

L'associazione di consumatori Foodwatch vuole vedere cancellati per sempre i sussidi dell'Unione Europea al settore dell'agricoltura, e vuole che chi emette gas serra paghi delle tasse apposite, anziché essere pagato con le tasse dei cittadini. In questo modo verrebbero premiate le produzioni con meno emissioni di CO2, quindi sostanzialmente quelle vegetali per il diretto consumo umano, ancora di più se biologiche.

Lo stesso chiede anche il Ministro dell'Ambiente tedesco Gabriel, che si oppone al fatto che vengano dati 40 miliardi di euro l'anno al settore agricolo e zootecnico quando quest'ultimo è dannoso per l'ambiente.

Della stessa idea è il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione (NEIC) che ha da poco lanciato una petizione popolare a livello europeo per chiedere esplicitamente l'eliminazione di tutti i sussidi al settore zootecnico, in quanto dannoso per l'ambiente e la salute umana. Si può firmare on-line o si possono raccogliere firme su una petizione cartacea, andando alla pagina:
www.nutritionecology.org/it/news/stop_subsidies.html

Al contrario, il Ministro dell'Agricoltura tedesco, Seehofer, si oppone all'idea di andare contro la lobby degli allevatori, e, sempre secondo lo Spiegel, intende proporre un piano per usare "fertilizzanti più efficienti, nuovi animali che rilascino meno metano nell'atmosfera, e l'acquisto di attrezzature agricole più ecologiche".

In sostanza, queste "misure" lasciano il tempo che trovano, e infatti, come riporta lo Spiegel, gli stessi membri dello staff del Ministero dell'Agricoltura sanno benissimo che queste misure non ridurranno le emissioni di gas serra in modo percettibile. E secondo i membri del ministero di più alto livello "una riduzione drastica dei gas serra del settore agricolo si potrà ottenere soltanto se tutti consumeranno meno carne, latte, formaggio e yoghurt".

Fonti:

Spiegel on-line, The Cow Is a Climate Bomb, 27 agosto 2008
Foodwatch, Klimaretter Bio?, 25 agosto 2008
NEIC, Panel 1 - Impatto ambientale

 
 
 

La scelta vegan, per il cuore | 13/04/2011

Post n°41 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Enric66

La scelta vegan, per il cuore | 13/04/2011

 

Come tenere David Letterman (e noi stessi) alla larga dal tavolo operatorio.

 

Lo speciale tv di Barbara Walters del 25 febbraio 2011 ha ospitato sei celebrità, con tutti i loro pensieri e le loro emozioni sull'intervento a cuore aperto cui sono stati sottoposti. Barbara Walters, Robin Williams e Charlie Rose hanno subito interventi sulle valvole, mentre al presidente Clinton, a Regis Philbin e a David Letterman sono stati impiantati bypass per la malattia coronarica (NdT David Letterman è un conduttore televisivo, comico e produttore notissimo negli USA, conduttore in particolare di un famoso talk show).

In pochi avrebbero potuto sostenere che lo stadio di malattia di queste celebrità non richiedesse l'intervento chirurgico. L'elemento rivelatore dello show è stata la dichiarazione di David Letterman che egli senza dubbio si aspetta, per il futuro, una seconda operazione di bypass. La sobria rassegnazione ad un'inevitabile ricaduta è invece quello cui dobbiamo opporci con forza.

Diciamocelo francamente: la malattia coronarica è una malattia causata dal cibo e potrebbe non esistere. Se i provetti chirurghi di cui si è parlato nello speciale televisivo avessero aperto i loro ambulatori nella Cina rurale, in Papua Nuova Guinea, nell'Africa centrale o tra gli indiani Tarahumara del nord del Messico, avrebbero dovuto cercarsi un secondo lavoro per vivere. Perché tutte quelle sale d'attesa vuote? Queste culture hanno una dieta a base vegetale, nessuna coronaropatia né alcuna necessità di bypass o stent.

La chiave della nostra salute vascolare è nello strato più interno che riveste i nostri vasi sanguigni, formato da cellule endoteliali. Queste cellule producono molecole di ossido nitrico, che rende più fluido il flusso sanguigno, dilata i vasi quando ce n'è bisogno, inibisce l'infiammazione della parete del vaso sanguigno e, cosa più importante, previene la formazione di trombi o placche.

Dunque, come è possibile che l'ossido nitrico non funzioni?

Ogni volta che mangiamo i cibi piu' diffusi nella dieta occidentale, cioè oli, latte e latticini, carne, pesce, pollame e caffeina, danneggiamo le nostre cellule endoteliali e compromettiamo i livelli protettivi di ossido nitrico. Le autopsie su giovani ventenni morti per incidenti, omicidi o suicidi confermano che la malattia coronarica ora è molto diffusa (anche se solo allo stadio iniziale). Il continuo danneggiamento delle cellule endoteliali provocato dal cibo porta a occlusioni da placca, angina, infarto miocardico, ictus, e quindi rende necessari gli stent e la chirurgia vascolare. I cardiologi concordano sul fatto che queste procedure sono solo un rimedio temporaneo e non sono in grado di incidere sulle cause della malattia.

E il colesterolo? Il colesterolo è uno spettatore innocente, nelle popolazioni che hanno una dieta a base vegetale, sono dotate di un endotelio sano e intatto e di copiose quantità di ossido nitrico. Quando invece i livelli di ossido nitrico precipitano, con l'introduzione della dieta occidentale, i tessuti endoteliali si alterano e consentono al colesterolo di penetrare nella parete vascolare, creando accumulo di placca e occlusioni, e compromettendo il flusso sanguigno.

Abbassare il colesterolo aiuta, ma la chiave è evitare di mangiare i cibi che danneggiano ulteriormente l'endotelio. Questo è stato il focus nel nostro lavoro di consulenza ai pazienti fin dal 1985. Ed è per questo che siamo riusciti a curare con successo questa malattia con l'intervento sulla dieta, in centinaia di pazienti, con la tecnica descritta nel mio libro "Prevent and Reverse Heart Disease" (Prevenire e risolvere la cardiopatia). Con questo approccio nutrizionale l'endotelio può rapidamente recuperare la sua produzione di ossido nitrico, bloccare la progressione della malattia e spesso ottenere una significativa regressione della malattia. Il risultato è che i pazienti raramente devono ricorrere a stent o bypass.

Nota per David Letterman: il tuo destino dipende dalla tua forchetta.

Perché i medici non presentano ai propri pazienti l'opzione della dieta a base vegetale?

1. Nessuno ha mai insegnato loro i principi della nutrizione e non hanno familiarità con l'efficacia dell'approccio a base vegetale.
2. Non hanno tempo per fornire consulenza nutrizionale al paziente.
3. Spesso non hanno la competenza per indurre il paziente a compiere i necessari cambiamenti comportamentali.
4. Le assicurazioni che pagano questo tipo di consulenze sono rare.
5. Lo status quo offre notevoli vantaggi economici.

La cura per l'epidemia della malattia coronarica non è una pillola, una procedura o un'operazione. La cura sta nel dare al pubblico la necessaria conoscenza nutrizionale e nel rendere ogni individuo responsabile della protezione della propria salute e della vittoria su questa malattia originata dal cibo.

Fin dai tempi di Ippocrate c'è sempre stato un patto di fiducia tra il medico e il paziente. Informare i pazienti sulle cause della loro malattia è una parte cruciale di tale fiducia. Ma nel caso della coronaropatia, questa conversazione non sta affatto avvenendo. Gli interventi di stent e bypass possono senz'altro salvare la vita nelle emergenze, ma troppo spesso si impiegano queste procedure invasive al primo segno di malattia, con tutta la morbilità e mortalità associate.

Ogni anno negli Stati Uniti eseguiamo 1,2 milioni di stent, con una mortalità dell'1% e un tasso di infarti del miocardio durante l'operazione del 4%. Questo si traduce in 12.000 morti e 48.000 infarti del miocardio ogni anno. Eseguiamo 500.000 interventi di bypass con un tasso di mortalità del 3% e un simile tasso di ictus cerebrale durante l'intervento. In totale, si tratta di 15.000 morti e 15.000 ictus cerebrali ogni anno. In un decennio, queste procedure portano a 270.000 morti, 480.000 infarti del miocardio e 150.000 ictus cerebrali.

Più di quarant'anni fa, alcuni brillanti pionieri definirono la modalità operativa del trattamento cardiologico. A quel tempo questo era tutto quello che avevamo. Ma oggi, con la comprensione di che cosa provoca questa malattia, abbiamo la potente opzione di arrestrare e prevenire questa epidemia. Ma questo non potrà mai avvenire fintantoche' la terapia sintomatica rappresenta una fonte di enormi profitti economici. Il cambiamento sarebbe disastroso anche per istituzioni molto potenti. La USDA (United States Department of Agriculture - Ministero dell'Agricoltura Usa), che sovvenziona l'industria zootecnica, costruisce una piramide alimentare per il pubblico ogni cinque anni, zeppa di suggerimenti nutrizionali che, invece di prevenire, promuovono ulteriormente la malattia. L'industria da 5 miliardi di dollari degli stent e quella da 25 miliardi della statina di certo non sono ansiose di veder sparire quest'epidemia. Sono pochi i cardiochirurghi che desiderano avere meno pazienti.

Lo speciale tv di Barbara Walters sulla cardiochirurgia delle celebrità è stato toccante, ma provate un po' a immaginare uno speciale di un'ora in prima serata dedicato a spiegare al pubblico che la malattia coronarica - il nostro killer numero uno - potrebbe non esistere e che il nostro destino è nelle nostre mani. Magari potrebbe ospitarlo proprio David Letterman nel suo talk show.

Dott. Caldwell B. Esselstyn, Jr.,
Direttore del Programma di prevenzione e inversione della malattia cardiovascolare,
Cleveland Clinic Wellness Institute
http://www.HeartAttackProof.com

Fonte:
VegSource, How to Keep David Letterman (and yourself) Off the Operating Table, 1 marzo 2011

Traduzione a cura di Teresa Sassani

 
 
 

Alimentazione vegan e perdita di peso | 07/07/2011

Post n°40 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Enric66

Alimentazione vegan e perdita di peso | 07/07/2011

 

L'alimentazione vegan ha indice glicemico piu' basso, fattore determinante per la perdita di peso.

 

Che cos'è l'indice glicemico? Per indice glicemico si intende la velocità con cui i carboidrati presenti in un determinato alimento innalzano la glicemia, ovvero il tasso di glucosio nel sangue.

Uno studio promosso dall'Istituto Nazionale per la Salute statunitense, condotto da alcuni ricercatori del PCRM (Comitato dei Medici per una Medicina Responsabile) e pubblicato sulla rivista scientifica "Journal of Nutrition" del giugno 2011 mette in luce come la diminuzione dell'apporto di cibi ad elevato IG (indice glicemico) sia in grado di influire positivamente sulla perdita di peso.

Lo studio ha arruolato 99 persone, tutte affette da diabete di tipo 2, suddivise in 2 gruppi, uno che seguiva una dieta vegana e l'altro che seguiva la dieta prevista dall' ADA, l'Associazione Americana per il Diabete. Al termine dello studio, la dieta vegana si è dimostrata molto più efficace nel controllo dei valori di glicemia e colesterolemia, quando confrontata con la dieta dell'ADA.

Dopo aggiustamento delle principali variabili che potevano influenzare questi risultati (quantità di fibre, grassi e calorie della dieta), il fattore principalmente correlato alla perdita di peso è risultato essere l'IG. Il decremento ponderale, a sua volta, è risultato correlato con la riduzione dei livelli di emoglobina glicata (A1C), che rappresenta un indice per valutare il compenso glicemico nel medio termine.

Occorre tener presente anche che esistono carboidrati "buoni" e carboidrati "cattivi": quelli "buoni" sono quelli che contengono un elevato tasso di fitonutrienti e un basso IG. I cereali integrali, la frutta, la verdura e i legumi, che contengono carboidrati "buoni", rappresentano anche i cibi fondamentali della dieta vegana.

L'adozione di un'alimentazione a base di cibi con basso IG, ovvero l'eliminazione di zucchero, la sostituzione dei cereali raffinati con quelli integrali, un buon apporto di legumi, verdura e frutta è il primo passo fondamentale per tenere sotto controllo i livelli di insulina e glicemia e per alimentarsi in modo più sano e naturale.

La dieta vegana, che si basa essenzialmente su cibi a basso IG, rappresenta pertanto un valido modello di corretta e sana alimentazione, in grado di ridurre il rischio delle gravi patologie croniche correlate allo stile di vita.

Fonte:

Turner-McGrievy GM, Jenkins DJ, Barnard ND, Cohen J, Gloede L, Green AA. Decreases in dietary glycemic index are related to weight loss among individuals following therapeutic diets for type 2 diabetes. J Nutr. In press.

 
 
 

Le proteine animali fanno ingrassare | 26/08/2011

Post n°39 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Enric66
Foto di Enric66

Le proteine animali fanno ingrassare | 26/08/2011

 

Secondo un nuovo studio scientifico, le proteine animali fanno ingrassare, al contrario di quelle vegetali.

 

Sulla rivista scientifica internazionale Journal of the American Dietetic Association è appena stato pubblicato (agosto 2011) un articolo che indaga la relazione tra l'assunzione di proteine vegetali e animali e l'obesità ("Longitudinal Association between Animal and Vegetable Protein Intake and Obesity among Men in the United States: The Chicago Western Electric Study.").

Lo studio &grave; stato effettuato perché, come affermano i ricercatori, i dati finora disponibili sulla correlazione tra peso corporeo e assunzione di proteine non sono consistenti, e ben poco si sa della relazione nel lungo termine tra obesità e assunzione di proteine. La ricerca pubblicata si focalizza dunque proprio su questo: assunzione di proteine e obesità, facendo però la distinzione tra proteine animali e vegetali e comparandone l'effetto.

I dati utilizzati a questo fine sono stati quelli del "Chicago Western Electric Study", che ha investigato un gruppo di 1730 persone (uomini di età compresa tra i 40 e 55 anni) tra il 1958 e il 1966. Queste persone sono dunque state seguite per 7 anni: sono stati annualmente registrati la loro alimentazione, la loro altezza e peso e altre informazioni.

Sulla base di tali informazioni, sono state utilizzate delle equazioni per stimare la relazione tra la quantità di proteine totali assunte e la probabilità di risultate sovrappeso o obesi al successivo esame annuale. Lo stesso calcolo &grave; stato fatto considerando separatamente le proteine animali e quelle vegetali, per verificare se vi fosse una maggior correlazione tra proteine animali-sovrappeso, oppure proteine vegetali-sovrappeso.

I calcoli effettuati sono stati, come sempre avviene in questi casi, adattati per tener conto dei potenziali "fattori confondenti", come età, fumo di sigaretta, consumo di alcool, di calorie, di carboidrati e di grassi saturi, ed è anche stata presa in considerazione l'eventuale presenza di diabete o di altre malattie croniche.

Il risultato ottenuto ha mostrato che esiste una correlazione statisticamente significativa tra consumo di proteine animali e obesità: chi consumava una quantità maggiore di proteine animali aveva una probabilità di diventare obeso maggiore di 4,6 volte rispetto a chi ne consumava le quantità più basse; al contrario, chi consumava maggiori quantità di proteine vegetali aveva un rischio di risultare obeso dimezzato, rispetto a chi ne consumava le quantità più basse.

I ricercatori hanno quindi concluso che le proteine animali e quelle vegetali esercitano effetti opposti sullo sviluppo dell'obesità nel lungo termine: elevati consumi di proteine animali favoriscono l'obesità, mentre elevati consumi di proteine vegetali risultano protettivi nei confronti dello sviluppo di obesità.

Fonte:
Bujnowski D, Xun P, Daviglus ML, Van Horn L, He K, Stamler J., Longitudinal Association between Animal and Vegetable Protein Intake and Obesity among Men in the United States: The Chicago Western Electric Study, J Am Diet Assoc. 2011 Aug;111(8):1150-1155.e1.

 
 
 

Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana raccomanda una maggiore formazione per i pediatri.

Post n°38 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Enric66

Corso di formazione sull'alimentazione vegetariana | 05/09/2011

 

Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana raccomanda una maggiore formazione per i pediatri.

 

[COMUNICATO STAMPA]
TORINO, 5-6 NOVEMBRE - CORSO ECM:
"ALIMENTAZIONE VEGETARIANA: ELEMENTI DI DIETETICA
E STATI FISIOLOGICI PARTICOLARI. MADRI E FIGLI VEGETARIANI".
PER TUTTE LE PROFESSIONI E APERTO ANCHE AL PUBBLICO GENERALE.
5 settembre 2011

Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana raccomanda una maggiore formazione per i pediatri.
Corso di formazione sull'alimentazione vegetariana, che approfondisce gli aspetti generali per poi focalizzarsi sull'alimentazione in gravidanza e nella prima infanzia.

"Alimentazione vegetariana: elementi di dietetica e stati fisiologici particolari. Madri e figli vegetariani" è il titolo del corso di approfondimento organizzato da Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana che si svolgerà a Torino il 5 e il 6 novembre. Il corso è organizzato con il patrocinio di Funiber - Fondazione Universitaria Iberoamericana, dell'ABNI - Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani, dell'ISBEM - Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Genova, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Politecnica delle Marche e della Fondazione Umberto Veronesi.

Il corso è aperto a tutte le professioni che hanno diritto ai crediti ECM, e al pubblico generale senza crediti.

Il numero di vegetariani e vegani in Italia è in continuo aumento: attualmente, in Italia sono circa 7 milioni le persone la cui alimentazione è prevalentemente o totalmente basata su alimenti vegetali e dati Eurispes prevedono che nel 2050 la cifra arrivi a 50 milioni. Durante l'incontro di Torino si confronteranno i maggiori esperti nazionali di nutrizione vegetariana e saranno presentate le ultime ricerche su questo tema.

E per i bambini? Quanto è indicata una dieta vegetariana nell'età della crescita? La seconda giornata sarà proprio dedicata alla nutrizione vegetariana in gravidanza e nell'infanzia, con lo scopo di fornire ai partecipanti un aggiornamento approfondito da utilizzare nell'attività professionale quotidiana.

I bambini nutriti con una dieta vegetariana fin dai primi anni di vita, hanno livelli di crescita nella norma e in più, consumano una maggior quantità di micronutrienti protettivi come antiossidanti, acido folico, vitamina A e C e maggiori quantità di fibre e ferro. Questo è quanto emerso da un recente studio italiano, condotto su 97 bambini vegetariani, di cui 11 vegani, che verrà presentato il 4 giugno dal professor Pinelli e dal dottor Proietti.

"E' fondamentale dare ai pediatri di famiglia importanti strumenti per la prevenzione: molte delle malattie che una volta comparivano in età adulta sorgono oggi in età pediatrica, e un'alimentazione equilibrata, a base vegetale, è in grado di giocare un ruolo chiave per consentire al bambino di crescere bene al riparo dalle principali malattie" afferma il prof. Leonardo Pinelli, medico pediatra, già Direttore UOC Diabetologia, Nutrizione Clinica e Obesità in età Pediatrica Università e Ulss 20 - Verona e vicepresidente di SSNV. "E' necessario che i pediatri non solo non ostacolino la scelta vegetariana da parte dei genitori, ma raggiungano con il tempo un livello di formazione tale anche in questo campo da poter fungere da supporto alle famiglie."

Anche nel caso in cui i genitori non optino per una alimentazione vegetariana, serve comunque un aggiornamento nelle pratiche oggi seguite dai professionisti del settore: l'alimentazione onnivora oggi proposta dai pediatri deve essere meglio pianificata, a partire dal divezzamento, viste le conseguenze sullo stato di salute dei bambini e adolescenti di oggi. In questa fascia di età abbiamo il record dell'eccesso ponderale in Europa: il 21,2% dei bambini italiani è in sovrappeso o obeso, il 27,5% dei bambini non mangia mai verdura cruda e il 40% non consuma mai verdura cotta. Proprio questo è lo scopo del corso formativo organizzato da SSNV: fornire ai professionisti degli strumenti per meglio pianificare l'alimentazione in età pediatrica, venendo a conoscenza di tutti i vantaggi di una alimentazione a base vegetale.

La prima giornata fornisce invece approfondimenti sui vari aspetti di nutrizione e dietetica vegetariana, con sessioni quali: "I cibi fondamentali: cereali, legumi, verdura, frutta, frutta secca e loro derivati", "I macronutrienti: presenza e biodisponibilità nei cibi vegetali", "I micronutrienti: presenza e biodisponibilità nei cibi vegetali", "I fitocomposti", "Focus su ferro, calcio, vitamina B12, vitamina D, zinco, iodio, acidi grassi omega-3", "Linee Guida per l'alimentazione vegetariana", e molto altro.

Questi sono alcuni dei temi principali attorno ai quali ruoterà il corso ECM organizzato dalla Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.

Il programma completo delle due giornate, assieme all'abstract delle lezioni e al curriculum dei relatori del corso, medici, dietisti, biologi, ricercatori e docenti in varie università d'Italia, si trovano alla pagina:
http://www.scienzavegetariana.it/corsi-ecm/index.html

Alla stessa pagina si trovano anche le informazioni su come effettuare l'iscrizione. Il numero di crediti ECM è 18, per tutte le professioni.
Il corso si svolge presso la Sala conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, in via Giolitti 36 .

L'accesso al corso ECM è gratuito per la stampa. I giornalisti sono pregati di contattare la segreteria per poter usufruire di un pass gratuito.

Per iscrizioni e informazioni, contattare:

segreteria-ecm@scienzavegetariana.it
Fax 02-700.442.512
http://www.scienzavegetariana.it

 
 
 
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