BLOG = weB-LOG

c'è qualcuno?


Ho notato che le presenze di visitatori nel mio blog sono in aumento logaritmico (per chi non lo sapesse, significa che crescono, ma molto lentamente). Tuttavia mi sono reso conto che l'incremento del contatore contempla anche tutte le volte che io stesso apro la pagina del mio blog. Bé, nulla da eccepire nei confronti di uno strumento che si limita a fare il suo mesto lavoro di accumulatore di presenze, se non per constatare che quindi nel mio blog non viene assolutamente nessuno. In effetti questa cosa l'avevo preventivata già al momento della genesi, ma forse avevo peccato di troppa modestia, in quanto speravo che almeno qualche buona anima si interessasse a quanto scrivo: e per uno che come me, preferisce la qualità alla quantità, significa che anche un solo lettore mi andava bene! Ne prendo atto dunque, è un motivo per indurmi a fare meglio. Ma fare meglio per far fare gli straordinari al suddetto contatore di presenze, implicherebbe adeguare il mio blog alla massa, snaturare lo spirito anticonformistico che lo caratterizza. A che serve fare un blog come tutti gli altri? I bei disegni glitterati potete cercarveli voi da soli su Google, i testi delle canzoni più belle li conoscete già, e poi magari una canzone può evocare emozioni e ricordi a me, ma non avere alcun valore per la maggior parte di voi. Mi sembra che queste cose lo ho già dette... o sbaglio? Allora mi suggerite di raccontarvi di me stesso..? Conoscendomi, sarebbe decisamente tempo perso, vi garantisco. Raccontarvi di qualcuno a cui tengo...? Bé, questo forse non sarebbe tempo perso, almeno per me. Avevo pensato al mio cane, ma già da qualche mesetto è ormai passato a miglior vita dopo tanti anni di onorato servizio. Insieme a lui ho passato tante giornate, anzi, soprattutto pomeriggi, quando tornato da scuola, facevo solo finta di mangiare qualcosa per correre subito dietro casa e giocare finalmente con lui. Come fare a dimenticare che quando era un batuffolo che a stento riusciva a reggersi in piedi, è riuscito incredibilmente a raccogliere un bastoncino di legno e a riportarmelo senza che nessuno gli avesse insegnato nulla. In questo mi assomigliava moltissimo... bambino prodigio destinato poi a perdersi col tempo. Non è stato mai un granché come cane da riporto, e tra l'altro per la filosofia venatoria di mio padre, il cane è più un fastidio che un supporto. Quindi non è che abbia avuto grosse possibilità di fare pratica, e se ci aggiungiamo il fatto che era maschio e che comunque si trattava di un incrocio tra una setter ed un breton, l'animale non aveva tutte le colpe. E poi se potenzialmente fosse stato un ottimo cane da caccia non lo avrebbero mica regalato a me! E il suo vizio di scavare sempre buche nel terreno in cerca di non so cosa, non so quanti rimproveri e lavoro con la pala mi è costato per rimettere in ordine... la sua passione per i pomodori, per le mele, per l'uva, e più in generale per qualsiasi frutto dolce. Gli valse l'appellativo di “il tritatutto”. Per non parlare dei litigi con gli altri cani quando si andava dal veterinario: ogni volta generava una questione. Come non raccontare del suo abbaiare strano che una sera mi consentì di intravedere fuori al balcone un tizio con un cacciavite vicino agli infissi, il quale affermando di non voler fare niente di male se la diede a gambe levate. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a non rompersele con un salto di 5 metri. Ma il tempo è passato in un attimo, io sono cresciuto, lui purtroppo è invece invecchiato. Forse avrebbe meritato di più, soprattutto negli ultimi tempi, ma altri problemi mi hanno obbligato a delle scelte, e non mi è stato quindi possibile prodigarmi per lui. Sono sicuro che non mi abbia potuto biasimare per questo.Se escludo il cane, intorno a me vedo il deserto. Magari potrei dedicare 2 righe a chi mi ha dimostrato di avere 2 personalità, a chi mi ha saputo dare solo indifferenza, a chi ha fatto dell'insicurezza uno stile di vita, a chi gli sono servito per un periodo e poi basta, a chi mi accusa di non poter capire, a chi...? A chi, sorriderò, se non a te, diceva Fausto Leali. Bé, egli a quanto pare almeno aveva le idee chiare, cioè sapeva cosa voleva. Io invece? Mi sto ponendo un complesso interrogativo: ma io voglio sorridere a qualcuno? Cioè, ce l'ho veramente questa intenzione, o magari il mio è solo un modo per dimostrare a me stesso che a certe cose ci sto pensando ancora, ovvero, volendo fare una parafrasi, che il pugile può ancora combattere almeno un'altra gara dopo l'ennesimo KO. Questi guantoni non li ho buttati perché voglio realmente tornare sul ring, o solo per continuare a vivere nell'illusione che un giorno potrei usarli ancora? Mi devo convincere che salire sul quadrato implica mettersi in gioco, beccarsi volenti o nolenti per forza qualche colpo. E sono pronto io a questo? Accetterei di farmi di nuovo male, di procurarmi ancora qualche altra ferita? Non è facile. Devo inoltre convincermi che il mio avversario sarà per me sconosciuto, e che potrò e dovrò studiarlo solo durante il match. Non esiste la pretattica, e siccome tra l'altro io conosco un solo modo di combattere, le congetture mi servirebbero a ben poco. La mia gara la devo costruire round dopo round: è questo l'unico modo che ho per vincere. E se malauguratamente dovessi perdere? Come la mettiamo? Io sono uno che pur di non perdere, non gioca. Finché intenderò affrontare la vicenda in questi termini, non farò molta strada, lo so, ne sono consapevole. Magari, riflettendoci bene, il deserto me lo sono creato io intorno a me, con il mio pessimo carattere, come mi ha fatto genialmente notare qualcuno. E' vero, ammetto che la mia inflessibilità non agevola il perdurare di rapporti, visto che basta una minima incomprensione per destabilizzarmi, ed è altresì palese il mio scetticismo preventivo verso chi prova ad avvicinarsi a me, che mi porta ad essere irragionevolmente aggressivo. Ma questo è il mio modo di essere, se devo accontentare per poi accontentarmi io, preferisco che rimanga scontento almeno solo il sottoscritto, e se non concedo fiducia a priori, è perché chi ne paga poi le conseguenze sono sempre io.Come diceva il saggio Lubrano: - La domanda nasce spontanea... ma allora cosa voglio? - La risposta è... Non lo so.Sintesi: Prima di scavare, bisogna avere le idee chiare su cosa si vuole trovare