BLOG = weB-LOG

Un viaggio sbagliato


Una notte d'autunno, come se ne vivono tante, di quelle in cui rimpiangi il tempo trascorso: inutili giornate calde e lunghe scivolate via, senza un ricordo importante che ti sia rimasto dentro, se non un susseguirsi di luci e di suoni privi di senso, senza alcuna forma.E pensi alla nuova stagione che dovrai affrontare, al freddo che quando si è soli si fa sentire ancora di più, quando nel buio dovrai cercare di orientarti, di trovare una strada da percorrere, mentre il vento ti strapperà inesorabilmente via dalle mani qualcosa.Decidi allora che forse è il momento di svegliarti, potrebbe essere l'occasione giusta per affrontare la vita, magari riesci a fregarla in un attimo di sua distrazione, nel quale hai la tua piccola possibilità di sferrarle un colpo, non importa quanto forte possa essere. L'intensità perde di significato se ti basta sapere che ne manca uno in meno.La chiave entra con una facilità insolita, e le luci si colorano nella maniera consueta, il contachilometri segna un numero qualunque, una permutazione di cifre che nello stesso istante in cui le leggi, ti rendi conto di averle già dimenticate: ti convinci della loro inutilità riflettendo sul fatto che tanto non è mai servito a nulla ricordarsi di come erano disposte precedentemente.E allora liberi la mente da tutto quello che ritieni più o meno inutile, anzi, la svuoti, quasi completamente, perchè ogni cosa può essere solo un peso che rallenterebbe il tuo incedere, quella sensazione di avere spazio a sufficienza ti infonde un certo coraggio nell'osare, nell'accelerare, nel voler smaniosamente tentare di anticipare gli eventi prima che facciano il loro normale corso.Incurante di quanto possa succedere, lasci cadere ogni barriera che possa ostacolare quel sogno, parti allora per un posto qualunque, come lo è ogni angolo del mondo: non conosci il percorso, vai seguendo il tuo istinto, quella voce dentro che si fa sentire se la cerchi, ed allora da qualche parte scorgi la luce che associ alla tua meta, e ti avvicini ad essa senza chiudere gli occhi.Ti rendi conto di averla raggiunta quando realizzi di non poter tornare più indietro, cominci a chiederti come mai ora ti trovi lì, proprio in quel luogo, proprio in quel determinato momento. Atmosfera surreale, sembra quasi che ogni cosa intorno a te voglia inglobarti in silenzio: perplesso immagini allora l'aspetto che poteva avere un attimo prima che tu vi giungessi.E' solo un modo per prendere tempo, poter attendere ancora un solo secondo in più ti fa comodo, è vero, ma per cosa? Ormai ci sei, non hai più via d'uscita, ti tocca affrontare la realtà così com'è senza remore.Evidentemente la stanza delle paure non era stata svuotata a fondo, e qualcuna di esse era rimasta lì, aggrappata con i denti e con le unghie ad una superficie liscia come uno specchio chiamata memoria.Chiudi gli occhi, trattieni il respiro, e coi denti stretti mandi giù a fatica la saliva, la lingua è bloccata in una gabbia, si attacca al palato, le mani restano intrappolate in tasca: la visione che hai di lei davanti a te, richiama all'ordine tutti i tuoi sensi, ma rapito da un vortice, li vedi vagare e disperdersi come foglie che si staccano inermi da rami privi di ogni benchè minima forza.Dentro di te, il battito cresce di intensità, senti il sangue che circola come un fiume in piena, l'ossigeno disseta ogni parte del tuo corpo risvegliandolo; in un attimo raggiungi la pienezza dell'essere, provi una sensazione di magnificenza che ti solleva dal suolo, e cominci a vibrare nell'aria, stai volando, perchè ti accorgi di vedere tutto da un'altra visuale, ed era ciò che volevi più di ogni altra cosa.Le parole si susseguono prive di un filo logico, le metti in fila senza criterio, sai solo che ti servono, che devi generarne quante più ti è possibile, con quell'unico intento, di riempire quanto prima quel buco che mai avevi pensato potesse crearsi in un carattere forte, tralasciato con superficialità, sicuro com'eri che di problemi del genere non ne avresti potuto mai avere.Rasentando il ridicolo vai avanti, rabberciando a destra e a manca quel tessuto fragile, incapace come sei di cucirlo correttamente, mostrando i tuoi limiti in questa difficile arte. Palesi quell'impossibilità di nascondere ciò che c'è sotto, quel che è dentro e che non riesci a frenare, fai cadere quel velo ormai lacerato, e le cedi il tuo cuore quasi a volertene privare come dono sacrificale.Le dimostri che lei era ciò che volevi, e nient'altro puoi chiedere perchè ti senti appagato. Ha uno sguardo smarrito, non risponde ai tuoi baci, resta ferma ed inerte, ti implora di smetterla, di mettere fine ad uno strazio che la sta confondendo, consapevole che quella è una gioia irrisoria, impossibile da far durare, come la luce di una stella, che cadendo scompare mettendo fine alla storia. Ecco la scena dipinta di questo mio inutile incontro, arrivato per caso, ma voluto con forza. Sai che muore qualcosa, non ti spieghi il perchè, cerchi solo una colpa che poi in fondo non c'è. Tutte le aspettative ora ti crollano addosso, ti è difficile accettare questo tragico epilogo, sebbene tu sappia che quella, oltre ad essere la cosa giusta da fare, è purtroppo anche l'unica.Promesse siocche riempiono quegli attimi che precedono il distacco, prima che quelle due vite si dividano per sempre come se nulla fosse accaduto, ed allora la stringi disperato in un ultimo gesto, provi a strapparla al suo destino, come un fiore che viene raccolto nel massimo del suo splendore, pur sapendo che senza radici, riempiresti solo un bruttissimo vaso di una bellissima morte.Così ti rendi conto di quanto tu possa farle del male, decidi che in fondo non ha senso continuare: le prendi allora le mani, gelide e piccole, e trattenendo le lacrime la guardi negli occhi, pur sapendo che non ti ascolterà le tieni strette le dita, le trasmetti tutto il calore che hai, e cominci a tremare nel dirle che non avrai più una persona come lei, che nel cuore conservi il suo posto.Stanco e provato da questo susseguirsi di intense emozioni, la lasci andare, ti arrendi in silenzio, consapevole che non la avrai, rassegnato a dover trascinare i tuoi giorni senza di lei. Non dici una parola, non riesci a pensare a niente: la guardi staccarsi dalle tue braccia, ti giri e chiudi gli occhi, ritornando quello che eri, ed il nulla ti riavvolge di nero come il buio.Vaghi allora nella notte, scruti la vita di altre persone, qualcuno la spreca, qualcuno la perde, c'è chi le dà un significato diverso da quello per cui la intendi tu, ed allora sollevi lo sguardo, ci sono le stelle nel cielo, ma ti blocchi nel notare che non c'è più quella a cui eri legato, forse è davvero caduta, forse qualcuno l'ha rubata, fatto sta che nessun'altro oltre te se n'è accorto.Pensi che sia il caso stavolta di dover memorizzare quel numero, ora che sei fermo, adesso che nulla intorno si muove, quando ormai non ti resta nessun'altra cosa da fare, ma gli occhi sono troppo stanchi, hanno pianto troppo, vedi tutto sfocato, è difficile, lo farai domani, o magari un altro giorno, proprio come non hai fatto prima, semmai tu ripartirai.