Creato da recort il 21/07/2009

cocoanuts

blog di politica urbanistica

 

 

Piazzola sul Brenta Piano di Assetto del Territorio documento preliminare Vision

Foto di recort

DOCUMENTOPRELIMINARE

PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO

 


0.INTRODUZIONE


0.1Piazzola e il suo territorio nel 2019 – “vision”


Nel2008, con il completamento del recupero del complesso produttivo delloJutificio, volge alla conclusione l’intervento edilizio/urbanistico più significativo dell’inizio del nuovosecolo nella Città di Piazzola sul Brenta.

La trasformazione da “paese” a “città” si compie con la consegna del complesso edilizio nella sua compiutezza materiale ei nterpretativa. Ci connoterà sicuramente per un’altra epoca e saràil volto di Piazzola sul Brenta per molte generazioni future.

Il livello espressivo completa l’impegno creativo di contorno al“dominus” rappresentato da cinquecento anni dalla Villa Contarinialla Fondazione G.E. Ghirardi. Periodo di ampiezza storica che ha impegnato tutta la comunità a pensare e vivere con assoluto rispetto e coerenza attorno al complesso monumentale, cartolina di Piazzola sul Brenta.

Certamente nei secoli l’approccio del “contorno” si è adattato alle varie esigenze ed ha generato soluzioni che sono state sempre il meglio della qualità creativa nel tempo presente.


Quando cento anni fa si pensarono agli stabilimenti, si costruirono grandi e moderni luoghi dove collocare il lavoro e la fortuna di molte generazioni produttive, le dimensioni e la fattura furono senzad ubbio punto di riferimento e di eccellenza nel territorio padovano eveneto. Coniugare lavoro, produzione, impresa e vita fu certamente il connotato della “Citta del Lavoro” che il Camerini, ma tutta la comunità del tempo, ha progettato e realizzato.

Il“contorno” diventava così, da spazio-servizio alla Villa as trumento utile al ruolo economico-imprenditoriale che l’autorità del tempo voleva assegnare a Piazzola sul Brenta. Molte generazioni quindi vissero questa interpretazione come la duratura ed autentica sorte assegnata al nostro luogo.


Nel tempo, Il prevalere delle logiche economiche ha portato dopo alcunid ecenni al superamento ed alla necessità di reinventare il“contorno”. La crisi della produzione, conseguenza della mancata innovazione di prodotto, ha scaricato sulla società piazzolese la più impegnativa crisi del secolo scorso. Era naturale la ribellione della comunità verso quel consolidato e decennale portatore diricchezza, benessere e quindi vita, rappresentato dalla “fabbrica”ora diventato rudere dismesso e con le sembianze del più feroce degrado, quasi a volersi contrapporre nella maniera più vistosa possibile a quello che era esso stesso solo qualche anno prima.

Lo sbandamento e la insicurezza era palpabile nell’animo della nostra comunità, ferita nell’orgoglio della sua appartenenza alla cerchia delle Città del Lavoro e protagonista di una supremazia sul territorio che andava ben oltre il luogo geografico della fabbrica. La Villa imponeva ancora una volta la sua legge di supremazia e diindirizzo impegnando la comunità ad un nuovo adattamento del contorno. Ancora una volta dalla “ruspa”, cancellino violento che avrebbe tolto l’umiliazione agli occhi di questa generazione, a progetto di raccordo fra passato e futuro.


Oggi viviamo il passaggio dal lavoro e la produzione al Centro della Città. Forse da sempre la realizzazione del sogno della comunità piazzolese, anche se non più dominus economico nel territorio, ma sempre esigente e consapevole protagonista nel voler interpretare concoerenza il proprio destino urbanistico con il più alto livello qualitativo possibile.


Dalla sensibilità dei cittadini di Piazzola sul Brenta che hanno trovatol a forza di risalire e scegliere il proprio futuro portando il proprio contributo di riconoscenza ad un passato che nella storia è stato molto generoso nei loro confronti. Dalla cultura che si è impegnata con forza nel ricercare una proposta progettuale coerente con i valori e la simbologia piazzolese duraturi nei secoli. Dallapolitica che ha ricostruito quella indispensabile relazione positivafra il materiale e lo spirituale rappresentato dalla forza dell’appartenenza e dalla condivisione di tutta una comunitàattorno al proprio destino.

Nel2009 la comunità Piazzolese è chiamata ad una profonda riflessione sullostato del territorio, delle condizioni di vita e di lavoro, al finedi individuare il migliore assetto possibile rispettoso del principiodi sostenibilità nella accezione più ampia: la sostenibilità ambientaleperché l’utilizzo di risorse per il soddisfacimento dei nostribisogni non comprometta la possibilità per le generazioni future disoddisfare i propri; la sostenibilità socio-culturaleper garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute,istruzione) equamente distribuite; la sostenibilità economica, alfine di valorizzarela specificità dei prodotti e dei servizi utilizzando al meglio lerisorse presenti nel territorio.

Nel2019, trascorsidieci anni dalla approvazione del primo Piano di Assetto, molti deiprogetti e dei programmi allora definiti hanno trovato attuazione equindi già sono valutabili gli effetti determinati sul territorio, sulla popolazione e sulle attività economiche. Perquesto è significativo considerare che il Piano di Assetto è statocoerente con il Piano Regolatore approvato nell’anno 2000, delquale ha condiviso ed integrato gli obiettivi, soprattutto per gliaspetti ambientali.


Lacontinuitàdelle politiche urbanistiche di almeno vent’anni consente di vedere “in funzione” attività, opere, servizipensati anche oltre dieci anni fa; di vedere realizzati e vissutiinteri quartieri urbani, in sostanza di verificare dal vero glieffetti prodotti da piani e progetti nati inizialmente sotto forma diprogetto urbanistico generale e poi tradotti in azioni e investimentisia di iniziativa pubblica che privata.


Poichéalla base dei progetti/programmi è stato assunto il principio guida della sostenibilità, il primo e generale indicatore che caratterizza Piazzola nel 2019 èla qualitàdell’ambiente,sia urbano che rurale e naturale, l’equilibrio delle funzioni residenziali, commerciali, artigianali, industriali edirezionali, la diffusaed efficiente rete di servizi pubblici e privatisia orientati alla produzione che alle famiglie.


E’stata certamente la qualità degli insediamenti e la sensazione veradi un diffuso benessere derivante anche dal vivere in un contestourbano a misura d’uomo, a legare gli abitanti al paese natio e afar si che anche i familiari scegliessero di costruire la propriaabitazione a Piazzola e nei centri delle frazioni del comune.

Ed è sempre questo il motivo di preferenza nella scelta di un luogodove vivere a nord di Padova, fattore di grande attrazione difamiglie in cerca di luoghi accoglienti dove abitare.

Molti dei nuovi residenti che hanno assicurato un trend demograficocostantemente positivo fino al 2019 provengono proprio dalla cittàcapoluogo e dal suo hinterland, sempre più congestionato e per nullaattrattivo.


Laqualità ambientale contribuisce a rendere invidiabile la qualità divita a Piazzola.


Mala qualità ambientale non la si ottiene lasciando che la naturafaccia il suo corso o riservando ad essa spazi e riserve; la veraqualità ambientale è il risultato di una azione programmata dimonitoraggio, progettazione, investimenti, manutenzioni spesso nonvisibili e apparentemente non necessarie. Come la sicurezza, nellaaccezione più ampia, non la si ottiene barricando le case, mafacendo prevenzione, controllo e interventi mirati e tempestivi anticipando il sorgere dei problemi, così si è fatto perl’ambiente, con interventi organici, anche impegnativi dal puntodi vista economico come nel caso del risanamento delle problematichedi smaltimento delle acque di pioggia affrontato con decisione apartire dal 2004.

Anchecon l’azione coordinata del consorzio di bonifica pedemontano giàprima del 2019 sono risolti i problemi di sicurezza idraulica del territorio, sono state rinaturalizzate le rive dei canali e degliscoli e, con la collaborazione delle aziende agricole, sono statipiantati migliaia di alberi nelle campagne.


L’ottimadotazione quantitativa di aree verdi all’interno delle areeresidenziali, che posiziona il nostro comune su standard nordeuropei, si caratterizza anche per la varietà delle tipologie inrisposta ai diversi modi di utilizzo, in particolare quelli deibambini (aree per il gioco) e quelli degli anziani ( aree per ilpasseggio).


Learee residenziali già previste dal PRG 2000 e confermate dal PAT2009, sono state realizzate con gradualità avuta una attenzionespecifica ad un obiettivo essenziale: la casa, per un cittadinoPiazzolese, è un bene primario duraturo. Deve essere bella,confortevole, economica , salubre comunque mai “usa e getta”;piuttosto deve essere duratura: la casa a Piazzola è un investimentofatto con un pensiero rivolto anche ai figli, che i potrebberogoderla anche nel futuro.

Conseguentementeinuovi abitanti insediati nel nostro comune hanno fatto quella sceltaper rimanerci possibilmente per sempree dunque si sono integrati stabilendo relazioni con i vicini e lacomunità più larga, spesso sono attivi nel volontariato, utilizzanoi servizi locali, frequentano i luoghi pubblici, fanno acquisti neinegozi locali ecc. in sostanza non si limitano ad abitare, ma vivononel nostro comune.


Iquartieri di edilizia economica e sociale (PEEP) sono stati in granparte completati e così l’offerta di abitazioni presenti sulmercato, in quanto realizzate con il sostegno pubblico del Comune edi finanziamenti regionali, ha soddisfatto anche il segmento didomanda proveniente da famiglie a medio/basso reddito che altrimentinon avrebbero potuto accedere alla abitazione in proprietà.

Nel2019 lacomposizione sociale della popolazione sarà pressoché identica allaattuale,fatti salvi i cambiamenti derivanti dal progresso economico. Neiquartieri residenziali convivono in adiacenza operai, impiegati,professionisti, pensionati, insegnanti, medici ecc. A questorisultato ha contribuito anche l’intervento pubblico nel settoreedilizio e la politica urbanistica mirata alla ristrutturazione delleabitazioni esistenti e al controllo delle operazioni private,impedendo la formazione di quartieri dormitorio, magari signorili,occupati prevalentemente da un unico tipo di popolazione, ovvero impiegati e addetti del terziario dell’area metropolitana.


Granparte delle nuove abitazioni realizzate tra il 2009 e il 2019derivano dal recupero di volumi esistenti sia in aree urbane cherurali. Nei centri urbani e nel centro di Piazzola il recuperoedilizio, che nel 2008 aveva segnato un traguardo storico con lariqualificazione dello Jutificio e del Parco della Contessa, hainteressato la gran parte dei complessi storici di epoca Contarinianae dei manufatti realizzati nella città del lavoro di Paolo Camerini(in particolare le centrali elettriche rimesse in funzione eparzialmente destinate a eco-museo).

Ibeni culturali isolati nelle campagne sono ora occupati da famiglieche pur non essendo coltivatori continuano a lavorare piccoliappezzamenti di terreno per produrre quanto necessario perl’autoconsumo. Analogamente gli annessi rustici non più funzionalia seguito della ristrutturazione del settore agricolo, sono orarecuperati e danno una risposta alla domanda di abitazioni di unaparte non secondaria delle famiglie.


VillaContarini, a dieci anni dall’acquisto da parte della RegioneVeneto, è valorizzata con iniziative culturali di grande rilievo econsono alla sua unicità nel panorama regionale. Anche per le altreville presenti nel territorio (Colombina e Pacagnella a IsolaMantegna, Trieste a Vaccarino) nel 2019 è avviato un programma divalorizzazione e recupero.

Lapresenza di un tessuto edilizio storico di grande valorearchitettonico adeguatamente valorizzato, ma anche l’attenzione aifatti edilizi minori ed ai segni che la storia ha lasciato nelterritorio (come ad esempio la riconversione in piste ciclabili deitracciati ferroviari della ex Ostiglia e della Padova-Carmignano)consolida l’attaccamento degli abitanti al territorio nelsusseguirsi delle generazioni; il riconoscimento di testimonianze diappartenenza ad una storia comune assume un significato simbolico rafforzando anche l’identità sociale e contribuisce ad arricchire e tener vivo il patrimonio di tradizioni e culturelocali; il recupero è esso stesso un fatto culturale, un modorispettoso di considerare e utilizzare quello che le generazioniprecedenti hanno realizzato.

 

Tuttaviaciò che risalta, al punto di essere sempre più un tratto esclusivodel nostro territorio nel panorama almeno della pianura a nord diPadova, è la grandedotazione di spazi aperti, di paesaggi liberi da incrostazioni, diorizzonti larghi e di ambienti naturali conservatio recuperati, dove la presenza di manufatti edilizi e infrastrutture è ben lungi dai livelli di saturazione che si percepiscono in granparte del territorio regionale.

Learee interessate da cave abbandonate sono recuperate ad oasiecologica ed inserite in un progetto di valorizzazione delle risorsenaturalistiche nel contesto del Parco del Brenta.

Ilfiume è motivo di grande attrazione del turismoecologicoe le aree agricole limitrofe sono attraversate da una rete dipercorsi ciclo pedonali che si diramano a partire da due grandiinfrastrutture ciclabili di rilievo sovra regionale: la ciclovia delBrenta Venezia – Monaco e la ex ferrovia Treviso – Ostiglia, unparco lineare cilcabile che mette in connessione il Parco del Silecon il parco del Brenta e, nel mantovano, il parco del Po.


Icentri urbani sono dotati di una buona presenza di attrezzature eservizi di interesse generale:le scuole sono in sicurezza e continuano gli investimenti permigliorarne la qualità anche dotandole di spazi e servizicomplementari. Le Strutture residenziali assistite per anziani sonoin grado di dare una efficace risposta a quella parte di popolazioneche ha bisogno di assistenza non trovandola in famiglia, ma altrestrutture socio-sanitarie integrate rispondono con adeguatezza aiproblemi del disagio giovanile, dell’handicap ecc. insomma aiproblemi che sono risolvibili con l’assistenza professionalefinalizzata al reinserimento sociale.

IlCentro sportivo di via Fermi con la piscina e il centro culturaledell’ex casa del fascio con il cinema teatro polivalente sonofrequentatissimi dai giovani, non solo del nostro comune, per lavarietà delle occasioni di svago e dell’offerta diintrattenimento. La varietà dei programmi culturali e l’offerta diattività sportive coinvolge attivamente anche le altre fasce dipopolazione.


Inrisposta alla particolare conformazione urbanistica del territorio,uno dei più vasti per estensione della provincia di padova e dei piùarticolati per la distribuzione di centri e frazioni, l’interventopubblico ha avuto una particolare attenzione affinchè la popolazionepotesse trovare nei centri periferici una dotazione adeguata diservizi e quindi un motivo in più per continuare a viverci.

Anchela politica abitativa ha tenuto in considerazione la necessità dirispettare gli equilibri esistenti garantendo per ogni frazione quoteproporzionali di sviluppo: in tal modo sono cresciutiproporzionalmente Presina, Isola Mantegna e Carturo a nord,Tremignon e Vaccarino a sud riequilibrando spinte sperequativeprovenienti dal mercato che altrimenti avrebbe privilegiato i centripiù vicini a Padova.

Lacrescita dei centri di frazione è avvenuta nel rispetto deicaratteri propri dei luoghi, valorizzandoli: così non si è perdutala dimensione del borgo ed il rapporto con le aree agricole adiacentiche anzi entrano ancora a far parte del vissuto quotidiano adesempio con gli acquisti di prodotti alimentari biologici presso lefattorie del luogo.


Piazzola,per la presenza di attrezzature e servizi di rilievo sovra-locale, èpunto di riferimento di un bacino di utenti di area vasta:un efficace e adeguatamente attrezzato sistema di trasporto pubblicomette in connessione Piazzola con il vicentino e il trevigianomentre con la città di Padova il servizio è di tipo semi-urbano. Diquesto si è avvantaggiato anche il commerciodi tipo tradizionalesostenuto anche dalle scelte politiche locali che non hanno favoritol’insediamento di centri commerciali e grandi strutture di vendita.La dotazione di attività commerciali di vicinato offre un essenzialeservizio alla popolazione ed inoltre contribuisce a mantenere vive lepiazze in particolare quella centrale, dove il commercio, anche dialta qualità e specializzazione, ha coinvolto le aree limitrofeformando itinerari per lo shopping a cielo aperto in un contesto diqualità urbana rinomato in tutto il veneto.

L’accessoai servizi avviene in maniera sicura: già prima del 2019 ilterritorio è servito da una rete di piste ciclabili chemette in connessione i centri tra di loro e con il capoluogo. Leattrezzature più rilevanti, quali le scuole, la piscina, le areecommerciali, la zona industriale e artigianale, il centro servizi,sono tutti raggiungibili percorrendo piste ciclo-pedonali. All’interno dei centri le aree pedonali e ciclabili mettono inconnessione i servizi e le attrezzature di base. Ma anche i parcheggisono adeguati: se si escludono i giorni di afflusso turisticoeccezionale, come ad esempio il mercatino, nei quali la risposta alladomanda di parcheggio viene data ricorrendo ad un sistema esterno diaree, nei centri abitati del territorio comunale, Piazzola compresa,è sconosciuto il fenomeno del congestionamento che ormai paralizza aqualsiasi ora gran parte delle aree urbane: così aPiazzola è sconosciuto lo stress da ricerca di parcheggio. 

Il“Progetto urbanità”, definito ancora tra il 1995 e il 2000,coordinando i lavori pubblici, l’edilizia privata e l’urbanisticaha conferito ai nostri centri urbani un assetto funzionale sicuro,vivibile e a misura d’uomo.


L’equilibrio,la bellezza, la salute, la sicurezza dell’ambiente naturale ecostruito sono il risultato di una ”vision” politica che haprivilegiato senza compromessi obiettivi di sviluppo durevoli esostenibili.


 
 
 

italia - brasile (piano casa)

Post n°2 pubblicato il 21 Luglio 2009 da recort
 

Finalmente nel sito del governo il vero  piano per la casa...  dimenticavo il presidente si chiama Lula!

 

www.minhacasaminhavida.gov.br

 
 
 

il cosiddetto piano casa della regione veneto

Post n°1 pubblicato il 21 Luglio 2009 da recort
 

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Il cosiddetto “Piano Casa” della regione veneto

Vorrebbe essere di sostegno al settore edilizio e di promozione della qualità abitativa ed edilizia in genere, ma non fa cenno alla necessità di dare risposta alla domanda di nuovi alloggi mediante il recupero, tuttavia l’averla denominata politicamente  “Piano Casa” conferisce una terza qualità alla legge in argomento.   Dei  tre obiettivi  probabilmente non se ne raggiungerà nemmeno uno in maniera soddisfacente.

Infatti molti degli interventi saranno superfetativi, inevitabilmente, e per questo eseguiti da imprese edili marginali e dequalificate e dunque il sostegno al settore edilizio non sarà di rilievo.

Non è credibile che la qualità edilizia ed abitativa in genere sarà incentivata dall’aumento di cubatura: infatti la norma riguarda edifici in zona propria dove solitamente i PRG assegnano indici fondiari già elevati proprio per favorire il recupero e la riconversione anche con cambi d’uso e dove invece prevarrà la nuova norma c’è il fondato rischio che i PRG avessero previsto limiti proprio per finalità di tutela della morfologia urbana e della qualità dell’ambiente urbano: verrà allora promosso il degrado urbano. 

Resta l’obiettivo “Piano casa” che giustamente e onestamente non trova riferimento nel testo di legge, ma che comunque ne costituisce l’origine: la norma sull’ampliamento degli edifici esistenti c’è già in tutti i Piani Regolatori e per effetto anche della legge regionale 21/98 con varianti di approvazione comunale  sono stati innalzati gli indici di molte zone omogenee di completamento. Tuttavia nel caso del comune di Piazzola sul Brenta ad esempio , in dieci anni di gestione del PRG, i casi di richiesta di variante per innalzare le cubature edificabili sono praticamente inesistenti, a fronte invece di una altissima richiesta di recupero di fabbricati dimessi. 

Poiché ad oggi solo 128 comuni sono con  PAT/PATI  adottati  e 57 approvati, a cinque anni dall’entrata in vigore della legge 11/2004 la regione si è posta il problema dello sblocco parziale delle varianti al PRG magari limitate al recupero dell’esistente e per la prima casa e magari con procedura di approvazione locale? 

Questa legge presenta  analogie che riportano alla memoria la legge regionale 21/98, quella che ha previsto le mini varianti ai PRG da risolversi a livello comunale. Presentata allora come una innovazione epocale e tale era, apparentemente, considerando i tempi astronomici impiegati dalla regione per approvare anche variantine insignificanti, ben presto quella legge ha rivelato la sua vera natura forse non voluta. Sembrava il rimedio per lo snellimento burocratico, ma ben presto la vicenda ha preso un'altra piega: la regione è stata sommersa da un’ondata anomala di varianti di sua competenza, con la conseguenza ultima  che gli amministratori locali conoscono: blocco delle varianti al PRG anche per interventi minimi quali i cambi d’uso per il recupero del patrimonio dismesso in area agricola, ma parallelo decollo degli accordi (PIRUEA e altro) e degli sportelli in variante agli strumenti urbanistici e non certo, come si è visto, per dare riposta a bisogni primari .

Se il sostegno che la legge dà è di poco o nullo rilievo invece  ben più grave è l’effetto collaterale : essa apre la breccia allo smantellamento di un insieme di piani,  norme e regolamenti che con fatica le amministrazioni locali  venete avevano costruito in trent'anni circa di pianificazione urbanistica e che gradualmente erano entrate a far parte della  cultura locale.  Certo c’è ancora molto da fare per “ricostruire” il giusto ed equilibrato rapporto con il territorio che ha caratterizzato la storia degli abitanti del veneto, ma questa legge di certo non giova: va in un'altra direzione perchè con il pretesto dell'aiuto alle famiglie e alle imprese (piano casa) apre la strada allo smantellamento di quel che resta dell'apparato normativo urbanistico, svilisce il lavoro di tanti diligenti funzionari tecnici pubblici, mette fuori gioco i comuni.

Non era più giusto e più efficace consentire/prevedere  che i comuni a mezzo di varianti al prg disciplinassero un intervento straordinario a favore della casa e della qualità edilizia?

L’incentivo all’ampliamento della  prima casa viene stabilito dalla regione utilizzando soldi dei comuni (sconto su oneri comunali) ed in più viene stabilito che entro il 30 ottobre i consigli comunali deliberino se applicare in toto o limitare l’applicazione della legge che però nel frattempo per la prima casa viene applicata il giorno successivo all’entrata in vigore, ovvero l’11 luglio scorso.

Ci saranno comuni disposti a giocarsi il consenso costruito magari sui principi di legalità, sostenibilità e  corretta gestione del territorio, negando l’applicazione di una legge che nel frattempo avrà premiato i più svelti che spesso sono anche i più furbi e i più attrezzati?

Le amministrazioni locali devono attivarsi quanto prima per regolare alcune mostruosità contenute nella legge


ALCUNE DOMANDE

 

  • In deroga , significa che il volume autorizzato sarà per sempre un extra; a fianco dei volumi condonati nel futuro avremo anche i volumi cosiddetti  “derogati”?

  • L’ampliamento è del 20 % del volume, ma conteggiato come? Si ha presente che i comuni hanno una casistica molto variegata di modalità di conteggio?

  • Chi e come valuterà la compromissione dell’ armonia estetica,  che aprirà la strada alla realizzazione di manufatti edilizi separati?

  • Nel caso di edifici a tipologia plurifamiliare è ammesso intervenire singolarmente per unità abitativa con esiti architettonici imprevedibili. Non si capisce perché, tra tutte le tipologie, solo quella a schiera sia stata considerata degna di rispetto. Invece è proprio  la schiera, tra le varie tipologie plurifamiliari, quella che più di ogni altra si sarebbe prestata ad interventi di ampliamento coerenti dal punto di vista architettonico,   fatto salvo il buon rapporto di vicinato nel caso non regolato da condominio. E invece si è previsto non solo l’obbligo di predisporre progetti unitari per le schiere, quasi fossero degli oggetti architettonici intoccabili, ma anche che al progetto segua una realizzazione unitaria e uniforme con le stesse modalità per ogni  casa (vengono proprio definite così) appartenente alla schiera: in pratica è una pluralità di condizioni che sono impossibili da realizzarsi contestualmente. 

  • Nel caso di demolizione e ricostruzione  finalizzato al risparmio energetico viene previsto un incremento del 40% elevabile al 50% se con forme architettoniche diverse dall’esistente in tal caso però soggetto a Piano Attuativo. E’ difficoltoso comprendere l’obiettivo politico di tale norma. Tuttavia la ricaduta potrebbe essere pesantissima: si tratta infatti di ampliamenti in deroga ai quali va aggiunta la volumetria già prevista dal PRG.

  • All’art. 4 viene previsto che le attrezzature turistiche possano essere ampliate fino al 30% anche se ricadenti in area demaniale; poiché non viene specificato, si tratta sempre di interventi in deroga?

  • All’art. 5 viene affermato che le tettoie e le pensiline per gli impianti fotovoltaici non concorrono a formare cubatura, ma questo non sembra  sufficiente per ammetterne la realizzazione in deroga alle norme del PRG e dei Regolamenti.

  • All’art 6 viene stabilito che il titolo edilizio abilitativo obbligatorio  è la DIA e non sembrano ammesse altre modalità alternative.

  • Art. 7 è implicito che con l’ampliamento non posso ricavare altre unità abitative per beneficiare della immediata operatività della legge compreso l’abbattimento degli oneri del 60%. Possono beneficiare della riduzione anche pratiche edilizie per le quali è in corso il rilascio del permesso di costruire nel caso di prima casa e ampliamento entro il 20%? Possono beneficiare della riduzione degli oneri per la parte compresa entro il 20% della cubatura  le pratiche in corso per ampliamenti superiori al 20%. La riduzione deve essere conteggiata d’ufficio o su specifica  istanza?

  • Art. 8 viene stabilito che l’elenco degli interventi  è a fini conoscitivi, tuttavia per il futuro queste volumetrie godranno di un regime  speciale di deroga e dunque definirlo a “fini conoscitivi” non sembra quantomeno improprio?

  • Art.9 lett. C la legge non si applica sugli edifici oggetto di tutela del PRG per i quali lo strumento urbanistico non consente gli interventi di cui ai medesimi articoli 2, 3 e 4. Se intervengo su un bene culturale per il quale il PRG ammette il 30% di ampliamento  (magari con un limite max di sup. ampliabile) posso aggiungere l’ulteriore ampliamento previsto dalla legge? E se non posso applicare la legge non potrò nemmeno avvalermi della facoltà di abbattimento degli oneri perché non intervengo ai sensi della legge?

  • Art. 9 punto 2 gli ampliamenti sono ammessi solo su aree che abbiano una destinazione compatibile con la destinazione d’uso dell’edificio da ampliare. La compatibilità viene stabilita dal PAT, dal PI, dal PRG? Le destinazioni residenziali non connesse alla azienda e al  fondo rustico sono compatibili?

  • L’art.9 punto 4 ammette l’ampliamento delle case di prima abitazione anche in assenza delle opere di urbanizzazione primaria  (strade, luce, gas, acqua potabile,  fognatura ecc.)  e senza l’impegno a realizzarle. E’ verosimile che la legge intendesse riferirsi agli standard primari pubblici (parcheggio e verde essenzialmente) ma questo non è detto. E' così che si migliora la qualità?

  • L’art. 9 punto 6 introduce il pericoloso concetto di volumetria esistente sulla carta o volumetria teorica ipotetica in area agricola alla quale applicare gli ulteriori ampliamenti. La campagna veneta non è già sufficientemente cementificata?

  • l’art. 9 punto 8 rivela quanto sia esteso il principio derogatorio generalizzato della legge che in sostanza sembra annullare il PRG ed il Regolamento edilizio: vale solo la normativa statale in “materia di distanze”, ma non si precisa se da strade, dai confini, dai corsi d’acqua, dai depositi di esplosivi o altro. Un vero colpo di spugna ad un sistema regolatorio delle distanze e dei distacchi in gran parte definiti a livello comunale per garantire standard elevati di qualità e sicurezza e che per quanto riguarda i confini di proprietà sembra far salvo solo il codice civile a meno che non preesistano pareti finestrate del confinante. Era proprio necessario stravolgere tutto per consentire ampliamenti di edifici esistenti e  per sostenere il settore edilizio?

  • Grazie ala Regione veneto il confinante potrà costruire edifici di qualsiasi altezza alla distanza di  tre metri dal vostro giardino; quando toccherà a voi costruire dovrete staccarvi di dieci metri dal suo edificio, ovvero costruire a sette metri dal confine: una bella conquista di civiltà!

  • L’art. 9 punto 9 prescinde dal fatto che i comuni non hanno autorizzato volumi, ma più spesso superfici utili. L’espressione “è comunque ammesso l’aumento…” significa che in ogni caso, anche se non ho gli standard e fatte salve le sole  norme igieniche, posso ampliare le superfici utili? E cosa centra questa operazione con il rilancio  anche qualitativo dell'edilzia?

Renzo Cortese

15 luglio 2009

 
 
 

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