epagogico

Miracolo a Le Havre


Già… nel quartiere di Le Havre non accadono miracoli, così pensa Arletty, però ogni tanto fioriscono i ciliegi tra le case malandate e le viuzze strette dove la luce penetra a fatica.La Natura…  nel bene e nel male, fa tutto lei? No, no… oltre alla Natura sembra esserci dell’altro, altre forze in gioco dove possiamo affondare e rimestare con le nostre mani. E talvolta, come per magia, il mio fatalismo mi abbandona, lo sento lentamente evaporare. Così  mi piace contraddirmi e penso che non basti stare a guardare. Anche nelle cose più logore e consolidate c’è sempre una eccezione che manda a puttana la regola e allora perché non crederci? Avrebbe qualche effetto positivo il contrario? I miracoli talvolta possono indossare un vestito giallo, ricordo di giorni felici, oppure degli occhi neri di un ragazzino capitato lì per caso come una merce qualsiasi, o ancora possono prendere le sembianze di un ananas poggiato su un lurido tavolo di un bar tra le facce stralunate e rassegnate dei soliti avventori, come una tropicale via di fuga. “Dalla periferia del mondo a quella di una città” cantava De Gregori , e Kaurismäki ci accompagna proprio in quella periferia dove la gente non piange più perché piangere non serve a nulla e dove la legge non sempre è uguale a giustizia.Che cosa importa se non sapremo mai che cosa accadrà al di là della Manica, se sarà un inizio o  una fine, ma una piccola scintilla scocca dall’apatia che ci circonda: quindi avvicino le mie mani fredde e mi lascio scaldare.