epagogico

L'uomo senza sonno


Il tuo sonno non conosce ragioni, come qualcosa che cade, come il buio, un orizzonte di lande sconfinate. E’ un sonno impietoso, cannibale, da imboscata, di quelli che non lasciano tregua,  un moto rettilineo uniforme. Quando sopravviene, viene, quando viene niente può temere e non c’è niente che lo possa tenere. Ogni lotta è vana. Ma tu non lotti, ti lasci sopraffare senza quasi reagire. Un attimo prima spalanchi gli occhi ben consapevole della tua sconfitta, corrughi la fronte, cerchi di guardarmi come se non stesse accadendo nulla, come volessi adeguarti ai miei bioritmi, ma io lo so. Il tuo corpo è mosso da impercettibili scosse elettriche, come tu volessi divincolarti dalla veglia, e allora una grande mano nera ti prende, ed è la fine (della giornata).Io mio sonno è un sonno ponderato, moderato, ricercato, un po’ claudicante, una vecchia incerta che attraversa la strada, una donna che vorrebbe essere  una puttana ma che poi si concede a fatica, un sonno che fatica ad arrivare in fondo, qualunque sia il fondo, è un quadro appeso nel vuoto, un gioco di prestigio, un sonno che si biforca, un gioco di specchi, un uomo che si perde per poi ritrovare quel che non pensava di trovare. Un sonno labirintico che si fa cercare: ed io vago in stretti corridoi, cammino senza sapere esattamente dove andare, a tentoni, fino a cadere stremato.Poi, quando ti addormenti, accendo la radio e mi ascolto a basso volume la replica della zanzara che tu, a ragione, odi, quindi ne approfitto. Pure io non sopporto Cruciani – so che dovrei indignarmi ma un po’ mi diverte, faccio il suo sporco gioco - il fatto è che adesso, superate le variazioni Goldberg, il mio sonno per avanzare e sorprendermi ha bisogno di parole. Buonanotte.