CADAVERI VIVI

 

      MILANO LIBERA

 

DISCORSO TIPICO DELLO SCHIAVO

RIFLESSIONI

 

LA VITA AL CONTRARIO

 

 

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.

 

 
Creato da: pattikiari il 22/04/2009
Kit di Sopravvivenza

 

 

OGM

Post n°164 pubblicato il 08 Luglio 2009 da pattikiari
 

IL CONSORZIO ITALIANO DEL PARMIGIANO REGGIANO USA GLI OGM

 
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MI PIACE FARMI DEL MALE

Post n°162 pubblicato il 05 Luglio 2009 da pattikiari
 

All'apparir del vero io misero caddi, e con la mano un sogno infranto mostravo di lontano... 

Molti elementi suggeriscono che la demolizione controllata di Berlusconi sia un prodotto d’importazione, e venga da lontano. Il presidente emerito Cossiga si è espresso almeno due volte in merito: nella prima intervista non esclude un ruolo dell’America, la seconda volta propende per un complotto nazionale, ma tra le righe rimane l’idea dell’intrigo internazionale. L’opinione di Cossiga è sempre molto interessante, poiché è uno dei pochi politici in giro che si conceda il lusso di divertirsi a dire ciò che pensa, e di sicuro non gli fanno difetto intelligenza, esperienza e fonti. Pochi lo sanno, ma nel 2007 Cossiga dichiarò al Corriere della Sera che negli attentati dell’11 settembre Al Qaeda non c’entrava, che si era trattata di un’operazione essenzialmente made in USA. Non lo sanno in molti poiché curiosamente nessun altro giornale riprese la notizia. Neppure Repubblica, oggi così pervicace in questa manifestazione di giornalismo esemplare che ci fa scoprire di tutto e di più sui genitali assortiti dell’orbita presidenziale. Uno scoop di tale magnitudo – accipicchia, un ex-Presidente della Repubblica Italiana che dichiara che gli americani di sono fatti l’11 settembre da soli – è passato sotto un silenzio che avrebbe fatto invidia alla censura dell’Unione Sovietica di Stalin. Niente male, eh, per la trasparente e democratica stampa occidentale?

A questo punto sorge la domanda : cosa avrebbe fatto Berlusconi per meritarsi tanta sgradevole attenzione da parte di questi poteri esteri? C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ad inizio novembre 2008 Berlusconi va in Russia e si incontra col Presidente Medvedev e pubblicamente dichiara qualcosa di inaudito. Vediamo se qualcuno si ricorda. Vi dice qualcosa la battuta di Berlusconi su Obama, bello, giovane ed abbronzato?
Esatto, Berlusconi pronunziò queste parole in occasione di quell’incontro con Medvedev, ed i nostri giornali amanti della verità non persero l’occasione di ricamarci sopra un tormentone che durò a lungo. Ma io non mi riferivo a questo, quando ho usato la parola inaudito. Nella stessa occasione Berlusconi
ha infatti anche dichiarato, testualmente:
“Ringrazio il presidente Medvedev per avere apprezzato la posizione italiana in merito al conflitto con l’Ossezia. Questa posizione era basata sulla conoscenza dei fatti. E io penso che questi fatti dovrebbero aiutare la comunità internazionale a comprendere che cosa sia accaduto in realtà e superare la disinformazione che spostò l’opinione pubblica lontana dalla realtà.”

Accipicchia, ecco qualcosa di veramente inaudito, il presidente di una nazione della NATO che pubblicamente riconosce che la versione dei fatti fornita dall’America e ripetuta su tutti i giornali è una totale menzogna, e che la versione dei fatti autentica è quella della Russia. Ma voi questo probabilmente non lo sapevate, dato che i giornali nei quali riponete la vostra fiducia vi parlavano invece tutto il tempo della battuta sull’Obama bello, giovane ed abbronzato. Chi l’avrebbe mai detto che il famoso invito di Nanni Moretti a Massimo d’Alema, “Dì qualcosa di sinistra”, sarebbe stato piuttosto raccolto da Berlusconi?
Di bene in meglio (o di male in peggio – dipende dai gusti), qualche giorno dopo Berlusconi alza ulteriormente il tiro, dichiarando che le progettate installazioni dei radar e missili americani in Polonia e Repubblica Ceca, ufficialmente destinate ad intercettare missili dall’Iran (!), sono in realtà una provocazione contro la Russia, così come lo è il riconoscimento del Kossovo, provocazioni che potrebbero condurre ad una nuova guerra fredda. Tutto vero, ma sempre più inaudito, da parte del leader di una nazione della NATO! L’unico commento noto a riguardo è quello di Giulio Andreotti,
che consiglia discretamente a Berlusconi di tenersi lontano da certi argomenti. La notizia scomparirà immediatamente dal proscenio giornalistico, e per immediatamente intendo poche ore. Io ebbi la ventura di leggere la notizia sulla versione online del Corriere della Sera, e quando poche ore la volli rileggere scoprii che era scomparso qualsiasi riferimento ad essa dalle prime pagine del quotidiano. Così, mentre gli strateghi angloamericani investono energie e risorse per isolare la Russia cercando in mille modi di rovinarne l’immagine internazionale, Berlusconi esce dal coro dicendo la scomoda verità (mi rendo conto che per alcuni può essere un duro colpo dal quale non ci riprende più sorprendere Berlusconi nel flagrante atto di non mentire) e, non pago, dichiara poi addirittura di volere che la Russia entri nell’Unione Europea.
Già questo basta ed avanza a decretare la necessità della sua fine politica. Tuttavia, dalle parole Berlusconi passa anche ai fatti, concludendo con la Russia accordi importanti in campo energetico fra l’italiana Eni e la russa Gazprom.  Anche l’invito in Italia a Gheddafi, del quale gli americani bombardarono l’abitazione uccidendone una figlia, non deve avergli guadagnato molte simpatie oltreoceano. E l’operazione Alitalia di sicuro gli ha esacerbato altre importanti inimicizie. 

L’attacco con armi sessual-scandalistiche a Berlusconi iniziò con le famose foto della diciottenne Noemi, alla cui festa di compleanno il Presidente del Consiglio si recò. Ben poca cosa, in confronto a ciò che sarebbe seguito, ma all’epoca sembrava già abbastanza per intaccare il consenso popolare del Cavaliere. Ricordo Berlusconi, in televisione per la campagna elettorale, sottolineare fuori da ogni contesto l’importanza della imminente ratificazione del Trattato di Lisbona, un argomento curioso da usarsi in campagna elettorale dato che non mi risulta che in Italia ci siano partiti che osino esprimersi contro (a parte qualche voce isolata all’interno della Lega e all’estrema sinistra, se ricordo bene). Quindi il destinatario di tali dichiarazioni non era probabilmente qualcuno nel nostro paese. Berlusconi ha forse cercato di mandare deboli messaggi a chi aveva iniziato a mettere in opera la sua character assasination (assassinio del personaggio) che tuttavia non sono bastati a richiamare i sicari. Ma Noemi non bastò a disarcionare il Cavaliere, l’elettorato non lo ha abbandonato, e quindi per questo lo scandalo è dovuto salire di livello. Eppure Berlusconi per il momento resiste. L’aspetto grottesco di questo processo è che proprio il suo controllo sulle reti televisive (oggettivamente poco democratico) a proteggerlo dal complotto (oggettivamente altrettanto poco democratico).

 Non sto cercando qui di difendere Berlusconi, bensì formulando un ragionamento logico che vuol solo essere tecnico e mettere in evidenza alcune contraddizioni palesi. E’ interessante a questo proposito il consiglio che Cossiga ha dato a Berlusconi in una lettera aperta: fare una dichiarazione personale in parlamento su questa vicenda, porre la fiducia su di essa, farsi intenzionalmente votare contro dalla maggioranza suicidando così la legislatura e andare subito ad elezioni anticipate. Chi vincerebbe le elezioni? Ognuno deve cercare la risposta in cuor suo. Ma chiunque vincesse, l’argomento sarebbe chiuso una volta per tutte.
Fin qui abbiamo gustato solo l’antipasto del paradosso. Il piatto forte del paradosso è che i detrattori di Berlusconi sono di solito parimenti ostili anche al potere imperialista americano, al sistema dei banchieri internazionali e compagnia bella. Dato che pare siano proprio costoro ad avere decretato la demolizione controllata di Berlusconi, scopriamo che l’esultazione degli antiberlusconiani per l’attacco a Berlusconi è quanto meno bizzarra. Per quanto essi – a ragione o a torto, non sta a me qui giudicare, schierarsi non giova mai all’analisi – detestino Berlusconi, è un dato di fatto che il Cavaliere ha ripetutamente pestato i piedi agli americani in un modo che nessun altro leader occidentale ha osato fare in tempi recenti (a parte forse Schroeder in Germania qualche anno fa, con il suo accordo coi russi per un oleodotto marino – e la sua carriera politica è finita 10 minuti dopo). Non si tenta quindi oggi di demolire Berlusconi per le colpe che storicamente gli vengono ascritte, bensì per azioni che a rigore di logica dovrebbero riscuotere l’approvazione di chi lo ha sempre avuto in antipatia.
In pochi per ora si sono resi conto di questa “alternativa del diavolo”, che colpisce chiunque viva la politica in termini di bianco e nero, di buoni e cattivi, e ad un tratto si trova di fronte alla necessità di fare un bilancio fra differenti mali e decidere qual è il meno peggiore.
Non ho idea di quanto i burattinai di questa demolizione controllata di un Presidente del Consiglio siano in grado di alzare il tiro, né di quante forze – politiche e psicologiche – l’ormai ultrasettantenne Silvio Berlusconi possa disporre per resistere all’assedioQuale sarà la prossima puntata del melodramma? E quale ne sarà l’epilogo? Berlusconi può resistere e vincere, oppure resistere e cadere. Oppure può arrendersi sottobanco e mettersi in riga a prendere ordini dall’alto come ogni politico “che si rispetti”. Se non cederà, forse l’escalation andrà avanti, e ne vedremo di tutti i colori. 

 Roberto Quaglia www.roberto.info

 

 
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DISOBBEDISCO!

Post n°161 pubblicato il 05 Luglio 2009 da pattikiari
 

 

Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco....":

Il testamento di De Andrè, si è rivolto a un Dio che casomai fosse esistito è stato cancellato, è stato sostituito da pochi uomini che han pensato bene di celare i loro volti perché, se ha funzionato per il Signore, non manifestarsi poteva funzionare anche per loro. Uomini che dall’alto della piramide manipolano il mondo, lo plasmano a piacimento. Muovono le masse come meglio conviene per un interesse che non è certo comune.

Naturalmente con l’appoggio dei governi più potenti e della Chiesa che mai rinuncerebbe al suo ruolo di madre caritatevole che ti stringe in un forte abbraccio e ti promette che sarà giusta ambasciatrice per ricevere il perdono e l’assoluzione. Perché l’uomo è peccatore, quindi è giusto subire, è giusto che il 70% dell’umanità sia resa impotente dalla fame, dalle malattie, dai debiti senza capire perché e l’altro 29,8 si dispera per mantenere quel poco che ha.

Tutto viene compiuto con il compiacimento della Chiesa che non lesina consigli, ammonimenti ma che nel vaticano non ospita clandestini “perché ha già tanti problemi”. Il preservativo non si deve usare abbiamo bisogno di cavie e di servi. È giusto che noi in attesa della salvezza ci dobbiamo offrire come carne da macello per assicurare la forza lavoro, la possibilità di sperimentare farmaci, vaccini, strategie di psicologia di massa, condizionamenti mentali, reazioni a eventi creati appositamente per studiarci e prevederci. Ma non importa! Sanno bene cosa darci in cambio per tenerci buoni e come farti sentire sbagliato, malato se ti ribelli, se formuli un pensiero diverso, se fai 2+2 e capisci che qualcosa, più di qualcosa non torna.

Si potrebbe disobbedire, come quando da piccoli ci ribellavamo inconsapevoli   ma oggi disobbedire significa rinunciare, restare solo, essere debole, soccombere. Disobbedire a che cosa poi? Alla legalità che viene interpretata erroneamente  come giustizia? Ai soprusi quotidiani? Ai confini, ai muri? All’odio? All’inganno?

Se questo è disobbedire allora io disobbedisco proprio come quando ero piccola in attesa di punizione. Ma che punizione potrà mai essere più crudele di questa

 
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IL MINISTRO DELLA PAURA

Post n°160 pubblicato il 03 Luglio 2009 da pattikiari
 

 
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CODA DI PAGLIA

Post n°159 pubblicato il 03 Luglio 2009 da pattikiari
 

PERCHE' ABBIAMO L'ESERCITO NELLE NOSTRE STRADE?

 
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STOP NWO

Post n°158 pubblicato il 03 Luglio 2009 da pattikiari

E' UN BENE CHE IL POPOLO NON COMPRENDA IL FUNZIONAMENTO DEL NOSTRO SISTEMA BANCARIO E MONETARIO, PERCHE' SE ACCADESSE SCOPPIEREBBE UNA RIVOLUZIONE PRIMA DI DOMANI MATTINA

Henry Ford 1863-1949

 
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RIVOLUZIONI COLORATE

Post n°157 pubblicato il 01 Luglio 2009 da pattikiari
 

“La rivoluzione verde„ di Teheran è l'ultimo avatar “delle rivoluzioni colorate, che hanno permesso agli Stati Uniti di imporre governi al loro soldo in molti paesi senza dover ricorrere alla forza.

Le rivoluzioni colorate„ stanno alle rivoluzioni come il Canada Dry sta alla birra. Vi somigliano, ma ne non hanno il sapore. Sono cambiamenti di regime aventi l'aspetto di una rivoluzione, poiché mobilitano vasti segmenti popolari, ma dipendendo dal colpo di Stato non mirano a cambiare le strutture sociali, ma sostituire un'elite a un'altra per condurre una politica economica e estera pro-USA. “La rivoluzione verde„ di Teheran è l'ultimo esempio.

L’origine del concetto

Questo concetto è apparso negli anni 90, ma trova le sue origini nei dibattiti USA degli anni 70-80. Dopo le rivelazioni a catena circa i colpi di Stato fomentati dalla CIA nel mondo, e la grande vetrina delle commissioni parlamentari Church e Rockefeller, l'ammiraglio Stansfield Turner fu incaricato dal presidente Carter di ripulire l'agenzia e cessare ogni sostegno “alle dittature casalinghe”. Furiosi, i social democratici statunitensi (SD/USA) lasciarono il partito democratico e raggiunsero Ronald Reagan. Si trattava di brillanti intellettuali trotzkisti, . Quando Reagan fu eletto, affidò loro il compito di proseguire l'ingerenza US, ma con altri mezzi. Così crearono nel 1982 il National Endowment for Democracy (NED)  e, nel 1984, l’United States Institute for Peace (USIP). Le due strutture sono organicamente legate: amministratori del NED seggono nel consiglio d'amministrazione del USIP e viceversa.Giuridicamente, la NED è un'associazione senza scopo di lucro, di diritto US, finanziata da una sovvenzione annuale votata dal congresso all'interno del bilancio del Dipartimento di Stato. Per condurre le proprie azioni, le fa cofinanziare dall’US Agency for International Development (USAID), essa stessa collegata al Dipartimento di Stato. In pratica, questa struttura giuridica è soltanto un paravento utilizzato congiuntamente dalla CIA, dal MI6 britannico e dall’ASIS australiano (e occasionalmente dai servizi canadesi e neozelandesi). La NED si presenta come un organo “di promozione della democrazia”. Interviene sia direttamente; sia con i suoi quattro tentacoli: uno destinato a corrompere i sindacati, un secondo incaricato di corrompere i patronati, un terzo per i partiti di sinistra ed un quarto per quelli di destra; sia ancora tramite fondazioni amiche, come Westminster Foundation for Democracy (Regno Unito), International Center for Human Rights and Democratic Development (Canada), Fondation Jean-Jaurès e Fondation Robert-Schuman (Francia), International Liberal Center (Svezia), Alfred Mozer Foundation (Paesi Bassi), Friedrich Ebert Stiftung, Friedrich Naunmann Stiftung, Hans Seidal Stiftung e Heinrich Boell Stiftung (Germania). La NED rivendica di avere corrotto così più di 6.000 organizzazioni nel mondo in una trentina di anni. Tutto ciò, naturalmente, essendo camuffato sotto l'aspetto di programmi di formazione o d'assistenza.La USIP, da parte sua, è un'istituzione nazionale statunitense. È sovvenzionata annualmente dal Congresso nel bilancio del Dipartimento della Difesa. A differenza della NED, che funge da copertura ai servizi dei tre stati alleati, la USIP è esclusivamente statunitense. Sotto la copertura di ricerca in scienze politiche, può pagare personalità politiche estere. Appena ha potuto disporre di risorse, la USIP ha finanziato una nuova e discreta struttura, l’Albert Einstein Institution piccola associazione di promozione della non-violenza era inizialmente incaricata di prefigurare una forma di difesa civile per le popolazioni dell'Europa dell'Ovest in caso d'invasione da parte dei paesi del Patto di Varsavia. Essa ha rapidamente preso la sua autonomia ed ha modellizzato condizioni nelle quali un potere statale, di qualunque natura esso sia, può perdere la sua autorità e crollare. Il primo tentativo “di rivoluzione colorata” è fallito nel 1989. Si trattava di capovolgere Deng Xiaoping appoggiandosi su uno dei suoi parenti collaboratori, il segretario generale del Partito comunista cinese Zhao Ziyang, in modo da aprire il mercato cinese agli investitori statunitensi e fare entrare la Cina  nell'orbita USA. I giovani partigiani di Zhao invasero piazza Tienanmen  Furono presentati dai mass media occidentali come studenti a-politici che si battevano per la libertà di fronte all'ala tradizionale del partito, mentre si trattava di un dissenso all'interno della corrente di Deng tra nazionalisti e filo-statunitensi. Dopo avere a lungo resistito alle provocazioni, Deng decise di concludere con la forza. La repressione fece tra i 300 e i 1000 morti secondo le fonti. 20 anni più tardi, la versione occidentale di questo colpo di Stato mancato non è cambiata. I mass media occidentali che hanno coperto recentemente quest'anniversario presentandolo come “una sommossa popolare” La prima “rivoluzione colorata” riesce nel 1990. Mentre l'Unione Sovietica era in corso di smembramento, il segretario di Stato James Baker si recò in Bulgaria per partecipare alla campagna elettorale del partito pro-USA, abbondantemente finanziato dalla NED. Tuttavia, nonostante le pressioni del Regno Unito, i bulgari, spaventati dalle conseguenze sociali del passaggio dall'URSS all'economia di mercato, commisero l'imperdonabile errore di eleggere al Parlamento una maggioranza di post-comunisti. Mentre gli osservatori della Comunità europea certificarono la regolarità dello scrutinio, l'opposizione pro-USA urlò alla frode elettorale e scese in strada. Installò un accampamento al centro di Sofia ed immerse per sei mesi il paese nel caos, fino a che il Parlamento elesse a presidente il filo-USA Zhelyu Zhelev. “La democrazia” non è vendere il proprio paese agli interessi stranieri all'insaputa della propria popolazione.Da allora, Washington non ha cessato di organizzare cambiamenti di regime, un po' ovunque nel mondo, mediante l'agitazione di piazza piuttosto che con giunte militari. Occorre qui circoscrivere i giochi.

Al di là del discorso lenitivo “sulla promozione della democrazia”, l'azione di Washington mira all'imposizione di regimi che gli aprono senza condizioni i mercati interni e si allineano alla sua politica estera. Si obietta a volte, nel caso di Stati sottoposti a regimi repressivi, che se queste “rivoluzioni colorate” portano soltanto una democrazia di facciata, procurano tuttavia benessere alle popolazioni. Ma, l'esperienza mostra che nulla è meno sicuro. I nuovi regimi possono risultare più repressivi dei vecchi. Nel 2003, Washington, Londra e Parigi organizzano “la rivoluzione delle rose” in Georgia . Secondo uno schema classico, l'opposizione denuncia frodi elettorali in occasione delle elezioni legislative e scende in strada. I dimostranti forzano il presidente Edouard Shevardnadze a fuggire e prendono il potere. Il suo successore Mikhail Saakachvili apre il paese agli interessi economici USA e rompe con il vicino russo. L'aiuto economico promesso da Washington per sostituirsi all'aiuto russo non arriva. L'economia, già compromessa, crolla. Per continuare a soddisfare i suoi accomandanti, Saakachvili deve imporre una dittatura . Chiude i mass media e riempie le prigioni, cosa che non impedisce assolutamente alla stampa occidentale di continuare a presentarlo come “democratico”. Condannato alla fuga in avanti, Saakachvili decide di rifarsi una popolarità lanciandosi in un'avventura militare. Con l'aiuto dell'amministrazione Bush e di Israele al quale ha affittato basi aeree, bombarda la popolazione dell'Ossezia meridionale, facendo 1600 morti, di cui la maggior parte ha la doppia nazionalità russa. Mosca risponde. I consulenti statunitensi e Israeliani fuggono . La Georgia è devastata.

Il meccanismo principale “delle voluzioni colorate„ consiste nel mettere a fuoco l'insoddisfazione popolare sull'obiettivo che si vuole abbattere. Si tratta di un fenomeno di psicologia di massa che spazza tutto al suo passaggio ed al quale nessun ostacolo ragionevole può essere opposto. Il capro-espiatorio è accusato di tutti i mali che affliggono il paese almeno da una generazione. Più resiste, più la rabbia della folla cresce.

In Serbia, i giovani “rivoluzionari„ filo-USA hanno scelto un logo che appartiene all’immaginario comunista (il pugno teso) per mascherare la loro subordinazione agli Stati Uniti. Hanno preso come slogan “egli è finito!”, federando così gli insoddisfatti contro la personalità di Slobodan Milosevic che hanno ritenuto responsabile dei bombardamenti del paese, tuttavia effettuati dalla NATO. Questo modello è stato duplicato, ad esempio il gruppo Pora! in Ucraina, o Zubr in Bielorussia.

I comunicatori del Dipartimento di Stato vegliano sull'immagine non violenta “delle rivoluzioni colorate”.. Ma la non-violenza è un metodo di combattimento destinato a convincere il potere a cambiare politica.  Affinché una minoranza si impadronisca del potere e lo eserciti, gli occorre sempre, prima o poi, l’uso della violenza. E tutte “le rivoluzioni colorate„ lo hanno fatto.

Qualora la tensione si perpetui e vengano organizzate contro-manifestazioni, la sola soluzione per Washington è di immergere il paese nel caos. Agenti provocatori sono allora inviati tra i due campi per colpire la folla. Ogni parte può constatare che quelli di fronte hanno colpito mentre avanzavano in modo pacifico.. Nel 2002, la borghesia di Caracas scende in strada per contestare la politica sociale del presidente Hugo Chavez  Con abili montaggi, le televisioni private danno l'impressione di una marea umana. Sono 50.000 secondo gli osservatori, 1 milione secondo la stampa ed il Dipartimento di Stato. Si verifica allora l'incidente del ponte Llaguno. Le televisioni mostrano chiaramente filochavisti, armi alla mano, che sparano sulla folla. In una conferenza stampa, il generale della guardia nazionale ed il vice-ministro della sicurezza interna conferma che “le milizie chaviste” hanno sparato sul popolo facendo 19 morti. Si dimette e chiama al capovolgimento della dittatura. Il presidente non tarda ad essere arrestato dai soldati insorti. Ma il popolo a milioni scende nella capitale e ristabilisce l'ordine costituzionale. Un'indagine giornalistica successiva ricostituirà in dettaglio il massacro del ponte Llaguno. Metterà in evidenza un ingannevole montaggio delle immagini, il cui ordine cronologico è stato falsificato come attestano i quadranti degli orologi dei protagonisti. In realtà, sono i chavisti ad essere stati attaccati e questi, dopo aver ripiegato, tentavano di liberarsi utilizzando armi da fuoco. Gli agenti provocatori erano poliziotti locali formati da un'agenzia USA.

Nel 2006, la NED riorganizza l'opposizione al presidente kenyano Mwai Kibaki. Finanzia la creazione del partito arancione di Raila Odinga. Quest'ultimo riceve il sostegno del senatore Barack Obama Partecipando ad una riunione di Odinga, il senatore  dell’Illinois si inventa un vago legame di parentela con il candidato filo-USA. Tuttavia Odinga perde le elezioni legislative del 2007. Sostenuto dal senatore John McCain, in qualità di presidente del IRI (prolungamento repubblicano della NED), contesta la sincerità dello scrutinio e chiama i suoi partigiani a scendere in strada. Nel mentre SMS anonimi sono inviati in massa agli elettori di etnia Luo. “Cari Keniani, Kikuyu ha rubato il futuro dei nostri bambini… noi dobbiamo trattarli nel solo modo che comprendono… la violenza”. Il paese, tuttavia uno dei più stabili dell’Africa, si infiamma improvvisamente. Dopo giorni di sommosse, il presidente Kibaki è costretto ad accettare la mediazione di Madeleine Albright, in qualità di presidente del NDI (il prolungamento democratico della NED). Viene creato un posto di primo ministro con il reintegro di Odinga. Ci si chiede, gli SMS dell’odio, non essendo stati inviati da impianti keniani, quale potenza straniera abbia potuto spedirli.

La mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale

Negli ultimi anni, Washington ha avuto occasione di lanciare “rivoluzioni colorate” con la convinzione che pur fallendo a prendere il potere esse consentissero di manipolare l'opinione pubblica e le istituzioni internazionali. Nel 2007, numerosi Birmani insorgono contro l'aumento dei prezzi del combustibile domestico. Le manifestazioni degenerano. I monaci buddisti prendono la testa della contestazione. È “la rivoluzione zafferano”  In realtà, Washington non è interessata al regime di Rangoon; ciò che le interessa, è di strumentalizzare il popolo birmano per fare pressione sulla Cina che ha interessi strategici in Birmania (condutture e base militare di informazioni elettroniche). Di conseguenza, l'importante è mettere in scena la realtà . Più recentemente, nel 2008, manifestazioni studentesche paralizzano la Grecia a seguito dell'omicidio di un giovane ragazzo di 15 anni da parte di un poliziotto. Rapidamente rompitori fanno la loro comparsa. Sono stati reclutati nel vicino Kosovo e trasportati su autobus. I centri delle città saccheggiati. Washington cerca di fare fuggire i capitali verso altri cieli e di riservarsi il monopolio degli investimenti nei terminali gaziferi in costruzione. Una campagna stampa dunque farà passare il governo ansante Karamanlis per quello dei colonnelli. Facebook e Twitter sono utilizzati per mobilitare la diaspora greca. Le manifestazioni si estendono ad Istanbul, Nicosia, Dublino, Londra, Amsterdam, La Haye, Copenaghen, Francoforte, Parigi, Roma, Madrid, Barcellona, ecc.

La rivoluzione verde

L'operazione condotta nel 2009 in Iran si iscrive in questo lungo elenco di pseudo-rivoluzioni. In  primo luogo, il congresso vota nel 2007 un finanziamento di 400 milioni di dollari “per cambiare il regime” in Iran. Questo si aggiunge ai bilanci ad hoc del NED, del USAID, della CIA e tutti quanti . Si ignora come questo denaro è utilizzato, ma tre gruppi principali ne sono destinatari: la famiglia Rafsanjani, la famiglia Pahlevi, e i Moudjahidin del popolo. L'amministrazione Bush prende la decisione di finanziare “una rivoluzione colorata” in Iran dopo  avere confermato la decisione dello stato maggiore di non attaccare militarmente questo paese. Questa scelta è convalidata dall'amministrazione Obama. Per difetto, si riapre dunque la cartella “di rivoluzione colorata”, preparata nel 2002 con Israele nell'ambito dello American Enterprise Institute. Come immaginata nel 2002, l'operazione è stata supervisionata da Morris Amitay e Michael Ledeen. Ha mobilitato in Iran le reti dello Irangate. Qui piccoli cenni storici sono necessari. L’Irangate è una vendita di armi illecita: la Casa-Bianca desiderava rifornire in armi i Contras nicaraguensi (per lottare contro i sandinisti) da un lato e l'Iran dall'altro (per far durare fino all’esaurimento la guerra Iran-Iraq), ma ciò era proibito dal Congresso. Gli Israeliani proposero allora di dare in subappalto le due operazioni allo stesso tempo. Ledeen che ha la doppia nazionalità statunitense/israeliana funge da agente di collegamento a Washington, mentre Mahmoud Rafsandjani (il fratello dell’ayatollah) è il suo corrispondente a Teheran. Il tutto su un fondo di corruzione generalizzata. Quando scoppia lo scandalo negli Stati Uniti, una commissione d'indagine indipendente viene diretta dal senatore Tower ed il generale Brent Scowcroft (il mentore di Robert Gates). Michael Ledeen è un vecchio gitante delle operazioni segrete. Lo si trova a Roma in occasione dell'assassinio di Aldo Moro, lo si trova nell'invenzione della pista bulgara in occasione del tentativo d'assassinio di Giovanni Paolo II, o più recentemente nell'invenzione dell'approvvigionamento di uranio nigeriano da parte di Saddam Hussein. Lavora oggi allo American Enterprise Institute  ed alla Foundation for the Defense of Democracies. Morris Amitay è ex direttore dello l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC). È oggi vicepresidente del Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA) e direttore di un consiglio di gabinetto per grandi ditte d'armamento. Il 27 aprile scorso, Morris e Ledeen organizzavano un seminario sull'Iran allo American Enterprise Institute a proposito delle elezioni iraniane, attorno al senatore Joseph Lieberman. Il 15 maggio scorso, nuovo seminario. La parte pubblica consisteva in una tavola rotonda animata dall'ambasciatore John Bolton a proposito del “grand marchandage”: Mosca accetterebbe di lasciare cadere Teheran in cambio della rinuncia di Washington allo scudo anti-missile in Europa centrale? L'esperto francese Bernard Hourcade partecipava a questi scambi. Simultaneamente, l'istituto lanciava un sito Internet destinato alla stampa nella crisi a venire: IranTracker.org . Il sito include una rubrica sulle elezioni libanesi. In Iran, spettava all’ayatollah Rafsandjani capovolgere il suo vecchio rivale, l’ayatollah Khamenei. Proveniente da una famiglia di agricoltori, Hachemi Rafsandjani ha fatto fortuna nella speculazione immobiliare sotto lo Scià. È diventato il principale grossista di pistacchi del paese ed ha arrotondato la sua fortuna durante l’Irangate. I suoi averi sono valutati in molti miliardi di dollari. Diventato l'uomo più ricco dell’Iran, è stato successivamente presidente del Parlamento, presidente della repubblica ed oggi presidente del Consiglio di discernimento (organo arbitrale tra il Parlamento ed il Consiglio dei custodi della costituzione). Rappresenta gli interessi del bazar, cioè i commercianti di Teheran. Durante la campagna elettorale, Rafsandjani aveva fatto promettere al suo ex-avversario diventato il suo puledro, Mirhossein Mousavi, di privatizzare il settore petrolifero. Senza connessione alcuna con Rafsandjani, Washington ha fatto appello ai Moudjahidines del popolo Quest'organizzazione protetta dal pentagono è considerata come terrorista dal Dipartimento di Stato e da parte dell'Unione Europea. Ha effettivamente condotto operazioni terribili negli anni 80, fra cui un mega-attentato che costò la vita all’ayatollah Behechti, a quattro ministri, a sei ministri aggiunti ed a un quarto del gruppo parlamentare del partito della repubblica islamica. L'organizzazione è comandata da Massoud Rajavi, che sposa in prime nozze la figlia del presidente Bani Sadr, quindi Myriam la crudele in seconde nozze. La sua sede è installata nella regione parigina e le sue basi militari in Iraq, inizialmente sotto la protezione di Saddam Hussein, quindi oggi sotto quella del dipartimento della difesa. Sono i Moudjahidin che hanno garantito la logistica degli attentati durante la campagna elettorale. Spetta a loro di causare incidenti tra i militanti pro e anti-Ahmadinejad, quel che hanno probabilmente fatto. Qualora il caos si fosse rafforzato, la guida suprema avrebbe potuto essere capovolta. Un governo di transizione, diretto da Mirhussein Mousavi avrebbe privatizzato il settore petrolifero ed avrebbe ristabilito la monarchia. Il figlio del vecchio Scià, Reza Cyrus Pahlavi, sarebbe risalito sul trono ed avrebbe designato Sohrab Sobhani come primo ministro. Ci si ricorda che Washington aveva previsto in modo identico il ristabilimento della monarchia in Afganistan. Mohammed Zaher Shah doveva riprendere il suo trono a Kaboul e Hamid Karzai doveva essere suo primo ministro. Purtroppo, a 88 anni, il pretendente era diventato demente. Karzai diventò dunque presidente della repubblica. Come Karzai, Sobhani ha la doppia nazionalità statunitense. Come lui, lavora nel settore petrolifero del Caspio. Dal lato della propaganda, il metodo iniziale era affidato al gabinetto Benador Associates. Ma è evoluto sotto l'influenza dell'assistente del segretario di Stato per l'istruzione e la cultura, Goli Ameri. Questo iraniano-statunitense è un ex collaboratore di John Bolton. Specialista dei nuovi mass media, ha organizzato programmi di mezzi e di formazione ad Internet per gli amici di Rafsandjani. Ha anche sviluppato radio e televisioni in lingua farsi per la propaganda del dipartimento di Stato ed in coordinamento con la BBC britannica.

La destabilizzazione dell'Iran è fallita perché la principale molla “delle rivoluzioni colorate” non è stata correttamente attivata. MirHussein Mousavi non è riuscito a cristallizzare l'insoddisfazione sulla persona di Mahmoud Ahmadinejad. Il popolo iraniano non si è fuorviato, non ha reso il presidente uscente responsabile delle conseguenze delle sanzioni economiche statunitensi sul paese. Di conseguenza, la contestazione si è limitata alla borghesia delle zone del nord di Teheran. Il potere si è astenuto da opporre le manifestazioni le une contro le altre ed ha lasciato i complottatori scoprirsi. Tuttavia, occorre ammettere che l'intossicazione dei mass media occidentali ha funzionato. L'opinione pubblica straniera ha realmente creduto che due milioni di iraniani fossero scesi in strada, quando la cifra reale è almeno dieci volte inferiore. Il mantenimento sul posto dei corrispondenti della stampa ha facilitato queste esagerazioni dispensandoli di fornire le prove delle loro imputazioni. Avendo rinunciato alla guerra e fallito nel tentativo di capovolgere il regime, quale carta resta nelle mani di Barack Obama?

Thierry Meyssan  coordinamento progetto eurasia

 
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GIUGNO 2009 - AGENDA DEGLI ORRORI E DEGLI ERRORI

Post n°156 pubblicato il 01 Luglio 2009 da pattikiari
 

GIUGNO E' TERMINATO E MI SEMBRAVA OPPORTUNO ELENCARE GLI AVVENIMENTI SALIENTI DEL MESE. HO TRALASCIATO LE PRESTAZIONI SESSUALI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PERCHE' NON MERITANO ATTENZIONE. GLI EVENTI IN ROSSO SONO STATI CAUSATI DAI COMUNISTI O GOVERNI PRECEDENTI. QUELLI IN VERDE DAI MERITI E DALL'IMPEGNO DEL NANO. HO SICURAMENTE OMESSO QUALCOSA CHE POTETE AGGIUNGERE TRAMITE I COMMENTI. VI RINGRAZIO FIN DA ORA PER LA COLLABORAZIONE 

8 giugno 2009 

A fine giugno si saprà quali compagnie straniere si saranno aggiudicate i contratti relativi ai giacimenti di petrolio e di gas che l'Iraq offre nel primo round di gare d'appalto (la guerra in irak sarà pure servita a qualcosa!)

ELEZIONI EUROPEE  -  Popolo delle Libertà 29 Seggi - Partito Democratico 22 Seggi - Lega Nord 9 Seggi - IdV-Lista Di Pietro 7 Seggi - Unione Di Centro 5 Seggi - Agli altri partiti nessun seggio 

10 giugno  -  grillo in parlamento accusa i senatori di illegalità e incostituzionalità

15 giugno    il governo pone lla fiducia sul disegno di legge sulle intercettazioni (se non ascoltavamo le sue telefonate non l'avrebbe mai fatto...e che cazzo!)  

 17 giugno

 - Celestino Nonelli, operaio di 53 anni, è morto a Sovere, in provincia di Bergamo, schiacciato da una trave di ferro e cemento che stava movimentando con un carroponte all’interno di una azienda metallurgica. 

- il nano si è  recato a Cinisello Balsamo per la chiusura della campagna elettorale del candiadato del Pdl Guido Podestà al ballottaggio per la provincia di Milano, dove è stato contestato da alcuni aderenti ai centri sociali radunati in una piazza vicina.

20 giugno

 Angelo Quadraccia, 51 anni, è morto annegato in un tombino stava lavorando ad un guasto all’acquedotto a Montecchio.

23 giugno 

nuova scossa all’aquila magnitudo 4.5  

 24 giugno 

 Piero Buzzoni, 37 anni, mentre stava regolando il traffico e segnalando alcuni lavori in corso sulla strada per conto dell’Amministrazione provinciale, è stato travolto da un automobilista. Ferito un collega che stava manovrando un piccolo escavatore. 

 26 giugno

- Iran: infuria la polemica sui risultati elettorali

- Muore michael jackson (si avete capito bene, è colpa dei comunisti. lui voleva diventare bianco e invece no...i comunisti come al solito si sono opposti - scusa michael!)

-  colpo di stato in Honduras    

-  a Cento, in provincia di Ferrara, Umberto Govoni, un artigiano di 57 anni, è    morto per le lesioni riportate nella caduta dal balcone sul quale stava montando un tendone da sole. 

- Florin Sidorov, operaio rumeno di 31 anni è morto cadendo per 13 metri dal tetto di un capannone mentre stava risanando l’amianto ricoprendolo con lastre di alluminio  

29 giugno

Nazzareno Monti, operaio di 46 anni, è morto  ad Anagni,  in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto alla Siderpali, una fabbrica che produce pali di vari materiali. 

Petru Pop, 30 anni e Dorinel Vasile Ginsca, 32 anni, sono morti folgorati da una scarica elettrica da 15mila volt dopo che il cestello dell’elevatore, nel quale stavano lavorando all’altezza di sei metri, è andato a toccare i cavi dell’alta tensione, mentre stavano smantellando un tetto in eternit a Mede, provincia di Pavia.  

30 giugno

- treno esplode a Viareggio – 14 morti

- Viterbo operaio cade dal tetto

- Il nano fischiato a Viareggio

- Berlusconi fischiato dai disoccupati- Presidio davanti al teatro San Carlo di Napoli

- Cinque dipendenti del Gruppo nord servizi, impresa di pulizie che opera in appalto negli uffici postali di Torino e di mezzo Piemonte, martedì sono stati prelevati dagli agenti della questura mentre con una dozzina di colleghi erano in pacifico presidio fuori dai cancelli della srl insolvente 

 

 

 
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PERCHÈ LA MARIJUANA FU PROIBITA

Post n°155 pubblicato il 30 Giugno 2009 da pattikiari
 

 

 La marijuana (spagnolo), o cannabis (latino) o hemp (inglese) è una pianta che si potrebbe definire miracolosa, ed ha una storia lunga almeno quanto quella dell'umanità. Unica pianta che si può coltivare a qualunque latitudine, dall'Equatore alla Scandinavia, ha molteplici proprietà curative, cresce veloce, costa pochissimo da mantenere, offre un olio di ottima qualità (molto digeribile), ed ha fornito, dalle più antiche civiltà fino agli inizi del secolo scorso, circa l'80 per cento di ogni tipo di carta, di fibra tessile, e di combustibile di cui l'umanità abbia mai fatto uso.

E poi, cosa è successo? E' successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell'agricultura, e di questo sorpasso la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno.

I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil - Rockefeller), delle risorse boschive per la carta (editore Hearst), e delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, questo avversario potentissimo, e si unirono così per  formare un'alleanza sufficientemente forte per batterlo. 
 

L'unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi un'operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace ("droga del diavolo", "erba maledetta" ecc. ), grazie agli stessi giornali di Hearst (è il famoso personaggio di Citizen Kane/Quarto Potere, di O. Wells), il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città. Sensibile al denaro, e sempre alla ricerca di temi di facile presa popolare, Hollywood si accodò volentieri alla manovra, contribuendo in maniera determinante a porre il sigillo alla bara della cannabis ("Quanti omicidi, suicidi, furti, aggressioni criminali, rapine, scassi e gesti di follia maniacale provochi ogni anno, lo si può solo indovinare. Nessuno sa, nel mettere ad altri fra le labbra una sigaretta di marijuana, se ne faranno un allegro visitatore di paradisi musicali, un folle delirante, un tranquillo pensatore, o un assassino..." HARRY J ANSLINGER . Commissioner of the US Bureau of Narcotics 1930-1962)
La condanna morale viaggiava rapida e  incontrastata da costa a costa (non c’era la controinformazione!), e di lì a far varare una legge che mettesse la cannabis fuori legge fu un gioco da ragazzi. Anche perchè pare che i tre quarti dei senatori che approvarono il famoso "Marijuana Tax Act" del 1937, tutt'ora in vigore, non sapevano che marijuana e cannabis fossero la stessa cosa: sarebbe stato il genio di Hearst ad introdurre il nomignolo, mescolando le carte per l'occasione.

 Fatto sta che a partire da quel momento Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont), il mercato dell'automobile si indirizzava definitivamente all'uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale), e Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del Sudamerica, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.

Al coro di benefattori si univa in seguito il consorzio tabaccai, che generosamente si offriva di porre rimedio all'improvviso “vuoto di mercato” con un prodotto cento volte più dannoso della cannabis stessa.

E le "multinazionali" di oggi, che influenzano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni '30, fra le grandi famiglie industriali. (Nel caso qualcuno si domandasse perchè mai la cannabis non viene legalizzata nemmeno per uso medico, nonostante gli innegabili riscontri positivi in quel senso).

Come prodotto tessile, la cannabis è circa quattro volte più morbida del cotone, quattro volte più calda, ne ha tre volte la resistenza allo strappo, dura infinitamente di più, ha proprietà ignifughe, e non necessita di alcun pesticida per la coltivazione. Come carburante, a parità di rendimento, costa circa un quinto, e come supporto per la stampa circa un decimo.

Abbiamo fatto l'affare del secolo

di massimo mazzucco luogocomune.net

 
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MANIFESTAZIONE AQUILA

Post n°153 pubblicato il 29 Giugno 2009 da pattikiari
 

 manifestazione 27 giugno aquil"

 ......." NON SIAMO NO GLOBAL " ERA SCRITTO E STRILLATO DALLA GENTE DELL'AQUILA SABATO 27 PER LE STRADE INTORNO ALLA CITTA'. TRA LE 2/3 MILA PERSONE SI SONO ALTERNATE PER LA MANIFESTAZIONE-PRESENZA CHE HA CERCATO, NONOSTANTE LE DIFFICOLTA' LOGISTICHE E METEO, DI FAR CONOSCERE LE CONTRADDIZIONI E LO STATO D'ANIMO DI CHI STA VIVENDO IL POST TERREMOTO SULLA PROPRIA PELLE . DIFFICILE E "OSTACOLATO " IL COINVOLGIMENTO DEI "CAMPEGGIATORI ". UN PO' PER LA LORO STESSA STANCHEZZA E RASSEGNAZIONE,E UN PO' ANCHE PER IL FASTIDIOSO BOIGOTTAGIO DA PARTE DI CHI CONTROLLA I CAMPI  E CERCA QUASI DI CREARE UN CORDONE SANITARIO INTORNO ALLE TENDOPOLI . "RIDATECI LA CITTA' "...."NON CEMENTIFICATE LE NOSTRE CAMPAGNE " ....."L'AQUILA AGLI AQUILANI"...ERANO I "LENZUOLI " CHE HANNO ACCOMPAGNATO IL CORTEO.  MA LA SENSAZIONE COMUNE ERA CHE TUTTI GLI SFORZI ,LE RISORSE E I MEZZI SIANO IMPEGNATIPER ILG8.  L'IMMAGINE TAROCCATA, DA VENDERE AI MEDIA DEL MONDO INTERO. ...QUALCUNO RACCONTO' LA FAVOLETTA CHE  :" IL G8 SARA' UNA GRANDE OCCASIONE PER FAR CONOSCERE AL MONDO INTERO I PROBLEMI DELL'ABRUZZO"..... PER GL'AQUILANI UN MOTIVO IN PIU' DI RABBIA !!  FINITA LA FESTA GABBATU LU SANTO !!!!!!!

grazie gio per la tua sempre tempestiva collaborazione dall'aquila

 
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