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Quando il rosso è nero


Quando il rosso è nero è un bellissimo libro di Qiu Xiaolong, che ho letto nel ponte del primo maggio in edizione Superpocket, Best thriller, pp. 288 Federico Rampini, di Repubblica, ha definito Qiu Xiaolong «Il maestro assoluto del noir cinese». Qiu è nato a Shanghai e dal 1989 vive negli Stati Uniti, dove insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis. Ha trovato il successo internazionale con la serie dell’ ispettore Chen Cao, di cui l'editore Marsilio ha già pubblicato La misteriosa morte della compagna Guan e Visto per Shanghai. I gialli di Xiaolong sono molto interessanti perchè attraverso le sue pagine si conosce la Cina contemporanea. Sono veramente affascinanti le trame poliziesche, la descrizione del cibo che si mangia a Shangai ed il modo di vivere delle varie classi sociali, la poesia, che è la passione dell'ispettore Chen, gli intrighi della politica e soprattutto l’ispettore capo Chen, un giovane uomo estremamente particolare.Ecco la trama del libro :" In una sovraffollata casa di Shanghai viene trovata morta soffocata Yin Lige, solitaria scrittrice dissidente, il cui romanzo aveva suscitato scalpore perché parlava della sua storia d’amore con un intellettuale perseguitato durante la Rivoluzione Culturale di Mao Tse Dong Il caso viene affidato dalle autorità di Partito a Yu, il vice dell’ispettore Chen, capo della squadra speciale, perché «politicamente sensibile» e della massima discrezione . In realtà il caso e l’indagine sono un pretesto per ascoltare voci diverse, rivangare nel passato, osservare i cambiamenti nella Cina degli anni ‘90.    Molto abilmente, Qiu Xiaolong ricorre a due espedienti narrativi per mettere in moto la trama gialla e parlarci di altro: porta in primo piano Yu, l’aiutante di Chen, e impiega Chen in un incarico diverso, una traduzione in inglese che gli viene affidata dall’impresario Gu. Un’offerta impossibile da rifiutare, una cifra da capogiro come ricompensa. Si tratta di un’operazione di marketing, piazzare bene la vendita di un’area della città in cui ricostruire un “nuovo mondo” secondo i modelli europei. L’ambizione è quella di mantenere il guscio architettonico delle tipiche shikumen di Shanghai e trasformare questi edifici in ristoranti, negozi, locali alla moda.    Da questo punto di partenza il romanzo di Qiu Xiaolong diventa un confronto costante tra presente e passato, con una prospettiva incerta di futuro. C’è un passato remoto ricordato con nostalgia, gli anni ‘30 quando Shanghai era la mitica “Parigi dell’Est” ed è questa atmosfera romanticamente luccicante che la società del New World mira a ricreare. C’è poi un passato recente di cui nessuno- soprattutto chi lo ha vissuto- ama parlare, mentre il presente fluttua in un vuoto: Chen, di cui conosciamo il perfetto inglese, si trova in difficoltà con la traduzione che gli è stata affidata, per il semplice fatto che tratta di qualcosa- il marketing- che non è mai esistito in Cina.    Se la visione del futuro è quella di gente allegra che spende allegramente soldi nelle shikumen riadattate, quella del presente è di decine di famiglie che vivono nelle shikumen dove un tempo alloggiava una sola unità famigliare, edifici fatiscenti in cui ogni spazio è impiegato ad uso abitativo. E l’ispettore Yu abita con la moglie e il figlio in una di queste stanze, deluso nell’aspettativa di avere un alloggio migliore, a disagio in una società che non lavora più per la sacra causa del comunismo. Se lo slogan politico rivoluzionario era Xiang qian kan, “Guarda al futuro”, adesso ci si fa beffe di quelle parole e si gioca sul significato di qian che vuol dire denaro, oltre che futuro. E naturalmente ci sono grossi interessi in ballo nella ricostruzione del “nuovo mondo”.    Ma Yu e Chen e tanti altri non riescono ad adattarsi alla nuova mentalità, incapaci di liberarsi dal passato che li ha marchiati, quello della Rivoluzione Culturale. E’ l’ombra di questo “disastro nazionale” che si estende sul presente che ha finito per inghiottire la scrittrice assassinata. Aveva scritto un solo romanzo, “Morte di un professore in Cina”, e aveva curato la pubblicazione delle poesie del professore con cui aveva vissuto una storia d’amore proibita, argomento del suo libro. Ma questo è un romanzo dentro il romanzo, una sorta di Dottor Zivago cinese, e, siccome in Cina niente può esulare dalla politica, anche l’amore si tinge di rosso e di nero. E del sangue di un assassinio."Un libro che merita di essere letto, come i due precedenti, per conoscere e capire meglio quel pianeta sconosciuto che è la Cina, lontana geograficamente ma sempre più vicina con il suo rapido sviluppo ed il suo potente e forse anche un po' troppo prepotente potere industriale e commerciale! A me è piaciuto in partticolare il contrasto tra la Shanghai, scintillante delle luci dei nuovi palazzi e dei locali di lusso e lo scricchiolante e malandato complesso tipico dell’età coloniale, incastrato in un labirinto di vicoli.Qui Yu entra nel mondo segreto che popola le strade più nascoste di una città divisa, quelle dei bassifondi dove decine di famiglie vivono stipate in stanze anguste, lontane anni luce dallo splendore e dallo sfarzo destinati alle nuove classi emergenti. Con la scusa di studiare sul campo lo stile shikumen, gloria architettonica degli anni Trenta di nuovo in auge, l’ispettore Chen trova presto una buona giustificazione per fare la sua comparsa al vicolo del Giardino del Tesoro e dare così una svolta alle indagini, seguendo la pista di un manoscritto scomparso...Buona lettura e buon fine settimana a tutti !