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Morte a 3 euro


Oggi intorno alle 13 su Rai 3 ho seguito con estremo interesse la trasmissione di Corrado Augias Le Storie perchè l'ospite quotidiano era Paolo Berizzi, un giovane giornalista di Repubblica, non solo molto carino, ma anche molto bravo, che ha appena pubblicato  un libro che sicuramente farà discutere, e che io comprerò di certo, Morte a 3 euro Nuovi schiavi nell'Italia del lavoro,  Baldini Castoldi Dalai editore Paolo Berizzi è una delle firme emergenti del giornalismo d’inchiesta italiano e ha deciso di provare di persona ad entrare in contatto con  una delle più grandi vergogne italiane, spesso protetta da un falso moralismo di facciata, infiltrandosi nel sistema squallido e vergognoso del lavoro che uccide, quello del caporalato e del lavoro nero ma anche quello delle occupazioni sottopagate e pericoloseHa infatti lavorato e rischiato la vita per pochi euro e ne ha tratto un’inchiesta emozionante e terribile, un saggio unico nel suo genere. Una galleria di ritratti crudi e ferocemente necessari a scuotere le coscienze di chi finge di non vedere quelle file di uomini stanchi, provati e umiliati, di chi finge di non capire i motivi di tante improvvise fughe e suicidi, di chi lascia che tutto questo accada in nome di uno strano, incomprensibile quieto vivere, tutto italiano«A un certo punto mi assale l’angoscia dell’infortunio: non mi mollerà più. La paura di finire schiacciato sotto un blocco di tavole di ferro, quelle imbracate da una corda consunta che dal cortile vedo piombare giù dal sesto piano del ponteggio, e se perdi l’attimo, o ti distrai, o se una di quelle lastre si ribella alla morsa del moschettone, rimani sotto. Il terrore di venire travolto da una betoniera. Stritolato da un cavo d’acciaio. Che le braccia cedano, o semplicemente di scivolare dall’impalcatura dove mi fanno arrampicare anche se sono nuovo del mestiere.» «Ti reclutano all’alba e ti scaricano nei cantieri dove rischi la vita per pochi euro, e se ti fai male o muori ti lasciano lì in strada. Mai visto, mai conosciuto. Nemmeno al pronto soccorso puoi andare. Altrimenti metti nei guai il tuo padrone. E perdi il posto.» Ho trovato un suo lungo articolo su Repubblica che vale la pena di  legger e su cui tutti dovrebbero riflettere, anche coloro che vogliono la legge sui clandestini, ma non vedono cosa succede tutte le mattine all'alba nel cuore della civile e democratica Milano! Un grazie a  questo giovane cronista che ha provato di persona e che ci ha consegnato un libro di denuncia tremendo sotto tutti i punti di vista, anche quello suo personale che ritiene ipocriti "quegli imprenditori che al sabato e alla domenica vogliono cacciare i clandestini stranieri mentre dal lunedì al venerdì li usano e li sfruttano " !