*STAGIONI*

LA PAURA DEL GENERE 1


Seduto davanti ad una tazza di cioccolata, eravamo lì io e te come tante altre volte, come facevamo da piccoli, quando mia madre ci preparava lo spuntino dopo che avevamo fatto finta di studiare e nonna ci diceva, siete proprio una bella coppia ed io diventavo rosso mentre tu mi prendevi la mano e le rispondevi "è il mio principe azzurro". Gli anni ci hanno portato lontano, tu hai seguito tuo padre e il suo lavoro e io sono rimasto sempre quì fermo ma non ad aspettarti; ci vedevamo tutte le estati fino a quando non sono morti i tuoi nonni, poi son venuti fuori i cellulari, i social network ma noi ci siamo sempre più allontanati; ci rivedemmo nel 2007 e ancora a ricordarmi di quando ero il tuo principe azzurro e io a farti conoscere la mia ragazza di allora. Gli anni son passati ancora, abbiamo superato i 30 entrambi e qualche sera fà mi trovo un tuo messaggio sul cellulare (cavolo come fai ad avere il mio numero mi son detto), mi chiedi di vederci, hai bisogno di aiuto. Io, col mio istinto da crocerossino (o forse crocerossina) ti dico che ci potevamo vedere quando volevi e tu fissi per il fine settimana, al paesino dove oramai non abito più nemmeno io ma dove tu hai ancora la casetta dei nonni; mi mandi tramite corriere le chiavi così da poter andarmi a fare un giro e mettere un pò a posto e ci diamo appuntamento per sabato. Venerdì pomeriggio salgo su e vedo che poi tanto male non stà messa la casa, torno da me prendo lenzuola, spiego tutto a mamma che mi dice di portarti a pranzo da noi per la domenica e sabato mattina vengo a prenderti in aeroporto. Sono fuori ad aspettarti mentre il tuo aereo proveniente da Monaco (si, in questo periodo stai lavorando lì) atterra e ti immagino come ti ho sempre visto, quella ragazza irrangiungibile per uno come me che si è fermato alla periferia senza mai varcare la soglia della città. Eccoti, più bella che mai, hai fatto crescere i capelli, li hai colorati di biondo ma sei sempre tu, ti riconoscerei in mezzo a milioni di persone, ci abbracciamo e mi fai subito notare che sono fuori forma mentre io mi complimento per la tua di forma. Si prende l'auto, ti porto a casa e ci diamo appuntamento per la cena, io ho il lavoro e tu vorrai sicuramente riposarti ma mi fai promettere che stasera non usciamo. Torno da te verso le dieci di sera, non mi hai chiamato tutta la giornata e io nemmeno ho voluto disturbarti, ti trovo a letto sotto un quintale di piumoni mentre dormi, vado di là attizzo il fuoco e mi metto sul divano, stanotte la passerò di fronte al fuoco, il letto non mi và e poi ci sei tu e non mi sembra il caso di disturbarti. Non accendo nemmeno la TV, leggo qualche pagina de l' UNITA' che hai comprato stamane, e crollo anch'io.CONTINUA