Tra le nuvole

Post N° 188


A quanto pare finalmente l’adsl è arrivata pure nella mia zona di residenza: ho chiesto l’attivazione del servizio la scorsa settimana e, se quelli di Wind Infostrada sono di parola, tra una quindicina di giorni dovrei ritornare a far parte attiva di questa comunità. Magari la prossima volta vi racconto che fine ho fatto in questi ultimi mesi, sono cambiate tante di quelle cose nella mia vita.Ho cambiato lavoro per esempio.Adesso rispetto a quando avevo il mio negozio lavoro molto di più ma in compenso guadagno meno di prima: pensavo che far coincidere i due risultati fosse impossibile..Come dire... prendere due piccioni con una fava.Però non passo più la vita rinchiuso dentro quattro mura, almeno non invecchierò vendendo scatolette per gatti.Vado a zonzo per le strade della mia città e a volte riesco a togliermi qualche soddisfazione.Ad esempio, qualche giorno addietro ho avuto l’opportunità di realizzare un sogno che inseguivo da tanto tempo: con una scusa sono riuscito ad entrare nel palazzo in cui ho vissuto la mia prima infanzia, ho rivisto il cortile, la scalinata di marmo bianco, il giardino, il terrazzo dove giocavo....Sapete che effetto fa rivedere qualcosa a più di trent’anni di distanza?Ti rendi conto che i ricordi sono fatti della stessa materia dei sogni...La nonna pettinò il bambino dopo avergli fatto il bagnetto e lo cosparse di borotalco. Gli fece indossare i pantaloncini ed una maglietta bianca della Plasmon, della quale il nipote era entusiasta.Si guardò allo specchio. I capelli con la riga di lato gli davano un’aria terribilmente antica, non sembrava affatto uno di quei bambini che giravano in gruppo dalle sue parti. Facevano cose strane quei bimbi, correvano dietro i camion e si aggrappavano rischiando l’osso del collo e spesso giocando a pallone litigavano tra di loro. Però con lui erano gentili, ogniqualvolta si accorgevano che lui li osservava dal balcone lo invitavano a  giocare: quante volte aveva chiesto il permesso di scendere per unirsi a loro, ma la cosa gli era sempre stata proibita.Malgrado i suoi cinque anni non aveva ancora rinunciato al biberon: andò in terrazza a bere il latte con i biscotti, sperando che dal balcone di fronte si affacciassero Gino o Lino per giocare a Zorro e Sergente “Ingrassia”.Era  presto e probabilmente i due fratellini stavano ancora dormendo: inutile contare su Maurizio che probabilmente era già in giro a bighellonare in sella alla  bici con la sua compagnia di “scavaddati”.Svuotato il biberon,  il bambino corse a prendere la palla: la sua strategia era quella di fare quanto più rumore possibile in modo da svegliare i suoi compagni di giochi.Cominciò tirando con forza il pallone nel muro, forte, sempre più forte...Tum.. Tum... Tum..La palla rimbalzava e lui la rilanciava con vigore girando lo sguardo in direzione del balcone di Gino e Lino..Vuoto. L’ampia balconata illuminata dal sole di luglio era desolantemente vuota.Le tapparelle continuavano a rimanere abbassate.Tum... Tum... Tum...Ad un tratto la palla gli sfuggì dalle mani, rotolò dietro un muretto. La inseguì svogliatamente e non appena girato il muretto, con sua grande sorpresa vide un bimbetto poco più alto di lui che palleggiava sorridendo.- Ciao - gli disse - posso giocare con la tua palla?Il bambino non riusciva a capire chi fosse quello sconosciuto nella sua terrazza..- Chi sei? Come sei entrato? - chiese cercando di assumere un tono autoritario.Quell’altro senza scomporsi alzò un braccio.- Ho scavalcato da lì... - disse, e indicò la palazzina di fronte. Si trattava dei ruderi di un palazzo bombardato dagli aerei americani durante la guerra. - Mia nonna dice che è pericoloso, che prima o poi le ruspe la butteranno giù per costruire una casa nuova - rispose il bambino.- No, non può essere: io abito lì da sempre con mio papà... giochiamo? -I due bambini giocarono per tutta la mattinata: giocarono a pallone, giocarono ad inseguirsi, fecero la pipì contro il muretto ridendo allegramente. Ad un tratto si sentì chiamare dal palazzo di fronte: girò lo sguardo verso Gino e Lino che si erano appena svegliati ed avevano voglia di giocare. Il bambino stava per presentare il suo nuovo amico ma si accorse che questi era misteriosamente sparito.Quando ritornò a casa raccontò alla nonna del suo amico misterioso. La nonna lo accarezzò e gli disse - Ti ha detto il suo nome?No - rispose il bambino - non gliel’ho chiesto..- Promettimi che se lo rivedi mi chiami immediatamente, d’accordo?- Si, nonna...-Il mattino seguente lo ritrovò seduto sulla macchinetta a pedali che aveva parcheggiato sulla terrazza da diverso tempo.- Come ti chiami? - gli chiese immediatamente.- Giochiamo, dai - rispose l’amico misterioso.- Noooonnaaa - urlò il bambino - nonna vieni, è qui!La nonna andò incontro al nipote.il bambino si sentì in dovere di fare le presentazioni - Guarda nonna, questo è il mio nuovo amico - - Lo vedo - disse la nonna... - Non mi ha ancora detto come si chiama - protestò il nipote.- Piero - sentenziò la nonna - il tuo amico si chiama Piero -- Piero? E tu come lo sai?- - Lo so, lo so: ascoltami Piero, tuo padre sa che sei qui da noi? - chiese la nonna guardando in direzione dell’automobilina..Il bambino guardò il suo amico misterioso che usciva dalla macchinina e si dirigeva verso la ringhiera del balcone: la scavalcò agilmente e scomparve dalla loro vista.- Perché se n’è andato nonna? - domandò il bambino.- Per non fare arrabbiare suo padre, tesoro: non ha il permesso di venire a giocare qui.La nonna e il padre del bambino confabularono a bassa voce: se c’era una cosa che detestava profondamente era quella di non sentire cos’avevano da dirsi i grandi. Di solito ciò non preannunciava nulla di piacevole.Dopo un po’ il padre del bambino lo guardò negli occhi e si avvicinò con l’espressione seria.- Ascoltami - disse suo padre accovacciandosi per guardarlo negli occhi - quando rivedrai questo bambino dovrai dirgli di non tornare più!- Perché papà? - - Perché non ha il permesso di venire qua e se lo scopre suo padre sono guai -Il bambino non capiva perché doveva rinuciare al suo compagno di giochi e provò a contrattare.- E non possiamo parlare con suo padre per fargli dare il permesso? Non puoi parlarci tu con suo padre?- Non è possibile, digli semplicemente di non tornare più!Suo padre pronunciò l’ultima frase rialzandosi, segno che la discussione era chiusa.Il bambino rivide Piero diverse volte; si divertiva molto a giocare con lui tanto che si accorse di preferire la sua compagnia a quella di Gino e Lino, persino a quella di Maurizio.Però negli ultimi tempi Piero s’intratteneva sempre meno ed era molto evasivo quando si trattava di parlare di suo padre e di casa sua. Seppe che a casa non aveva la televisione e non aveva la minima idea di chi fosse Zorro. Inoltre non amava giocare con i soldatini e detestava allo stesso modo sia i tedeschi che gli americani. Era la crisi di un intero sistema di valori.Gli piaceva molto di più correre e giocare a pallone. Dopo amava stendersi al sole, diceva che gli piaceva la luce.Un giorno, mentre giocavano a rincorrersi sul terrazzo il bambino vide un uomo a ridosso della ringhiera: si trattava di un uomo altissimo con i capelli brizzolati, indossava, malgrado l’afa, un lungo impermeabile marrone, ed aveva uno spesso paio d’occhiali. Afferrò Piero per un braccio e lo rimproverò aspramente. Lo trascinò via.Il bambino ebbe come l’impressione di vederli svanire nel nulla.Non rivide più Piero. Non lo rivide mai più.La vecchia palazzina distrutta dai bombardamenti venne abbattuta alla fine del 1975. Non feci in tempo a godermi lo spettacolo perché nel frattempo avevamo traslocato. Spesso mi sono chiesto cosa ho visto, se quel bambino fosse solo frutto della mia immaginazione oppure no. Oppure no comporta una serie di complicazioni difficili d’accettare.Sono materialista e protendo per la prima spiegazione. Diciamo che la preferisco.So che non la pensano così i miei genitori, men che meno mia nonna che a sentirla, interagiva con le “presenze” allo stesso modo in cui noi ci scambiamo sms.Con lei ne ho parlato spesso.In base ad alcuni racconti passati di bocca in bocca mia nonna sapeva che alcune persone avevano perso la vita in quel palazzo, forse non avevano fatto in tempo a trovare riparo dai bombardamenti. Circolava voce che i soccorritori avessero trovato, sepolti dalle macerie, anche i corpi senza vita di un uomo e di un bambino.Chissà perché ho sempre immaginato che fossero abbracciati.