Tra le nuvole

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La stanza è quasi piena, sono rimasti pochi posti a sedere. Eppure è l’ora della siesta: in cuor mio credevo che uscendo da casa alle tre e mezza sarei stato tra i primi. Mi chiedo a che ora sono venuti a mettersi in fila; stando a quello che riesco a sentire c’è qualcuno che si è piazzato dietro la porta dell’ambulatorio alle due.... la gente è matta.Dopo un pò s’intavolano i soliti discorsi di pseudo-attualità: influenza, maltempo, governo, il caso Englaro, la Juve che ha giocato bene contro il Chelsea ma ha perso. Qualcuno cerca di coinvolgermi in uno scampolo di conversazione ma le mie occhiatacce sono eloquenti: non sono qui per fare banale conversazione, sono qui per farmi visitare dal medico.Il solito informatore medico-scientifico, puntuale come la scadenza di una cambiale arriva a scombinare i progetti degli astanti: non durerà poco l’attesa, ed una volta esauriti gli argomenti “caldi” sarà meno piacevole del previsto. Infatti, dopo aver esaurito le imprecazioni contro Berlusconi e Tremonti, tiene banco il “Grande fratello”. In preda alla disperazione mi tuffo verso il cestino delle riviste, in cerca di qualcosa da leggere: pur di non sentire parlare del grande fratello sarei disposto ad imparare a memoria l’elenco telefonico di Pechino... scarto in ordine Famiglia Cristiana, Cronaca Vera, Chi... ah, ecco, c’è un vecchio numero dell’Espresso. Torno e sedermi e comincio a sfogliare pigramente la rivista: un inchiesta sugli autisti dei Tir riesce a catturare la mia attenzione. Mi rilasso, accavallo le gambe.In un millesimo di secondo, prima di sfogliare la pagina successiva, registro un particolare stonato.Qualcosa che si trova tra le mie clark beige e l’orlo dei miei pantaloni di velluto marrone...Qualcosa che somiglia tanto ad un paio di calze blu! E’ l’istante prima della catastrofe: solo allora mi rendo conto che stamattina, nella penombra della camera da letto ho scambiato clamorosamente il colore delle calze. Io, io, io.... sono andato in giro tutto questo tempo senza accorgermi di nulla!A volte trovo che sia incredibile la disinvoltura con la quale siamo capaci di ballare sull’orlo dell’abisso sino a quando non di rendiamo conto di essere sul punto di sprofondare.Come fossi stato punto da una vespa mi ricompongo e disaccavallo le gambe: mi guardo intorno in preda al panico, chiedendomi quanti abbiano visto l’orrore che mi pervade.Forse l’informatore medico-scientifico che si guarda intorno facendo finta di nulla? O la vecchia carampana seduta di fronte a me con gli occhiali e la brochite asmatica?Oddio, magari questa vecchia impicciona appena esce dall’ambulatorio tiene banco dal salumiere... sono un uomo finito!Come diceva quel detto... Blu e marrone, vero cafone!Un signore accanto a me che tutti chiamano “il maresciallo” improvvisamente chiede qual’è il mio numero di turno: non ci vuole molto a capire come stanno le cose: magari è un funzionario dei servizi segreti.. è chiaro... mi stanno schedando!Domani tutti sapranno....Corromperli e comprare il loro silenzio? Oppure mi costa di meno fare una strage? Nessuno ti prepara ad affrontare come si conviene le vere difficoltà della vita!Oddio, perché adesso mi stanno guardando? No, non mi guardate... cioè guardatemi se volete ma non guardate le mie calze... Tu, informatore dei mie stivali, che hai da guardare? E tu vecchia carampana perché non pensi alla tua bronchite anziché guardare il colore delle mie calze? Ma forse non è esattamente me che guardate, vero? Magari vi voltate spesso verso di me perché sono seduto sotto la parete dell’orologio... Tento di farmi coraggio, in fondo chi vuoi che ci faccia caso: per essere qui avranno i loro malanni a cui badare.Adesso riprendo a leggere l’Espresso del 2008... stando ben attento a non accavallare le gambe...Quant’è lunga l’attesa...