TEMPO-ZERO

POVERA ITALIA


La foto parla chiaro;sempre in quel posto ce lo infilano.Ecco come viene fotograta l'italia alla fine del 2005(spero che dopo la pubblicazione della foto potrò continuare a scrivere nel blog).La sintesi non è per nulla rassicurante: «Un Paese confuso e abulico, che tentenna sulla strada da intraprendere, schiacciato sul presente e incapace di proiettarsi nel futuro, alla ricerca di un progetto». Il rapporto per il 2005 dell’Eurispes, che pure fra milletrecento pagine individua non solo i difetti ma anche i pregi dell’Italia di oggi, descrive un Paese «in stallo», con «nuove forme di disuguaglianza sociale», oltre 14 milioni di individui «poveri o quasi poveri» e che perde fiducia nelle istituzioni, nessuna esclusa, e nel futuro.Il rapporto parte da uno dei temi più dibattuti in questi mesi: la crisi di competitività del sistema Italia. Si riporta l’ultima classifica mondiale del World Economic Forum - l’Italia è scesa dal 33° posto al 47° - ma anche quella della Heritage Foundation «più benevola», che ci pone al 26esimo posto. Due i dati particolarmente negativi: il calo costante dell’indice della produzione industriale e il sempre più scarso peso nell’innovazione tecnologica.C’è però anche qualche segnale positivo: un «piccolo primato» che l’Italia può vantare dovuto alla discesa di sedici punti della pressione fiscale sui ricavi delle imprese: dal 53,2% al 37,2%. «C’è però chi ha fatto di più e meglio di noi», e per questo l’Italia «resta fra i Paesi a più alta pressione fiscale sulle imprese»Altro tema forte del rapporto sono le disuguaglianze e l’aumentare del disagio sociale: secondo Eurispes oggi in Italia ci sono 4 milioni e 700 mila famiglie e oltre 14 milioni di persone «povere o quasi povere». Un «logoramento» di salari e pensioni dovuto al carovita, pari, per Eurispes, all’8% annuo tra il 2001 e il 2004 e che avrebbe causato un calo del loro potere d'acquisto di oltre il 20% per operai e impiegati. Per questo oggi si ricorre agli acquisti a rate, che vivono «un vero e proprio boom»: non per comprare viaggi e vestiti, ma per l'auto, gli elettrodomestici o i mobili. C’è invece chi cerca strade più rapide e punta sul gioco d'azzardo: 23 i miliardi spesi in scommesse nel 2004. Una volta eravamo il popolo di navigatori e poeti,ora siamo un popolo di giocatori e...indebitati.