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I protagonisti sono quattro: Daniel, Susan, la Paura e Noi. Ma per fortuna per noi in frigo c'è la torta della zia


  Oggi pomeriggio su Rai 4 del digitale terrestre ho rivisto con piacere un film che mi inquietò la prima volta. Si chiama "Open Water" di Chris Kentis. Una pellicola USA semi amatoriale a basso costo del 2003 basata su una storia vera. Se leggete le tante recensioni pubblicate sul Web di Open Water come ho fatto io, trovate i due estremi e nessuna via di mezzo: chi lo descrive un film orrendo, mal recitato e ancor peggio montato, e chi lo definisce un piccolo capolavoro, spiegandone però i motivi e prendendo le debite distanze dal cinema tradizionale. Io mi schiero decisamente coi secondi. Ed eccole le mie motivazioni:Chi lo trova una fetecchia di film ha perfettamente ragione, e chi lo trova un film culto ha perfettamente ragione. Non sto dando fuori di testa, la risposta è semplice. Open Water non va guardato come un classico ma come un film documento con un quid narrativo in più che ne eleva la statura. Ora parlo a un pubblico televisivo, per quelli che hanno fatto la fila alla cassa e sono rimasti forse delusi aspettandosi altro il discorso è diverso. Certo che se lo guardate dopo aver visto Il Signore degli Anelli di P. Jackson o Avatar di J. Cameron, e avendo questi in mente come parametro di "film" è certo che Open Water di C. Kentis vi sembrerà una fetecchia. Ma non è questa l'ottica giusta. Ne parlerò da spettatore TV. È una produzione low-budget, costata 130.000 Dollari (il matrimonio di Briatore con la Gregoraci ha battuto 1,5 milioni di Euro) e ha incassato in USA ho letto, 30 milioni di Dollari. Per un'arte che basa il suo successo sul botteghino (sul gradimento degli spettatori in toto più precisamente) e non esclusivamente sulla penna di cerebrali critici d'arte, come la pittura o la scultura questo è già un successo. Ma non mi interessa quanto è costato e quanto ha incassato, Open Water è davvero un gran bel "film".Ispirato alla storia vera di una coppia di vacanzieri escursionisti sub: Daniel (Daniel Travis) e Susan (Blanchard Ryan) che si ritrovano soli dispersi in mezzo all'oceano dopo un'immersione al largo delle Bahamas, a causa di una maldestra distrazione degli organizzatori, anche la pellicola è realizzata come un'avventura "vera". Con le riprese fatte nell'oceano non in uno studio con il finto oceano ricostruito come per Il Titanic o Deep Blue (insipido pizzone digitalizzato). Con solo due persone in campo per quasi 60 minuti. In giro veramente ce ne sono moltissime altre che non vediamo, e sono quasi tutti esperti sub occupati a tenere d'occhio e a mettere in sicurezza la zona delle riprese, che per la cronaca sono costati circa la metà di tutto il budget del film. Dove gli squali che arrivano sono squali veri. Senza praticamente nessuna colonna sonora, cosa che alcuni hanno annotato come una pecca e che è invece la sua vera forza. Le colonne sonore abbinate agli horror/thriller movie, ai quali Open Water è giustamente associato servono a creare quella a volte inutile suspense nello spettatore. Avete presente negli horror, nessuno escluso l'uso eccessivo e smodato che si fa della colonna sonora? Ecco un esempio tipico di B-Movie horror che per l'occasione io inventerò per voi topolini.IL LUOGO E I PROTAGONISTI:Campeggio in tenda in mezzo ai boschi e alle paludi della Louisiana (ossia l'ultimo posto dove uno farebbe camping) di due coppie di  studentelli di Seattle: Steve, Sue Ann, Danny e Melany.L'AMBIENTE:È una notte senza stelle illuminata solo dalla luna piena che si affaccia attraverso una tetra coltre di nubi nere. Davanti al fuoco i ragazzi sparano cretinate di ogni tipo e bevono birra. Notare che  ora il vecchio camioncino modello Ford col quale sono arrivati lì è regolarmente in panne così non se ne possono andare... ma è ovvio no?LA TRAMA:A un certo punto Danny si mette a raccontare la storia di Lady Eleanor Ross la pazza, vissuta dal 1791 al 1828 la cui casa si trova da quelle parti. Narrano le cronache che Lady Eleanor durante il pranzo del 4 luglio 1828 ha decapitato con una mannaia nell'ordine: il povero tacchino, il povero marito Jeremy Lindon Ross, l'amico di lui il Dr. Benjamin Scott, i suoi cinque figlioletti ancora piccoli e non contenta anche il cane di casa, poi è sparita in circostanze mai chiarite, forse morta suicida. Si dice che il suo spirito vaghi ancora nella zona e si dice anche che chiunque si sia avventurato in quella casa non ha più fatto ritorno.I quattro quindi per dare un senso alla giornata e visto che  dire cazzate davanti al fuoco alla lunga è veramente noioso (chi guarda L'Isola dei famosi capirà), decidono di trovare prima e di ispezionare poi la casa di Eleanor, solo uno è contrario all'impresa (per esigenze di copione) ma viene immediatamente azzittito dagli altri tre che sono già belli sbronzi e determinati. Partono in piena notte alla ricerca della magione, tra sibili di fronde mosse dal vento e rantoli di animali notturni, senza niente, solo con una torcia e tanto spirito d'iniziativa. Dopo poche inquadrature sul sentiero scorgono qualcosa di simile a uno stivale che spunta da un cespuglio, si avvicinano e scoprono che è proprio un vecchio stivale, solo che ha ancora dentro il piede e mezza gamba con osso del suo vecchio proprietario in stato di marcescenza avanzata, il che vuol dire che è lì da non troppo tempo.Domanda: voi tornereste indietro a quel punto? Io si!Loro no... anzi, il ritrovamento dell'arto li eccita, soprattutto il buon Steve. Qui decidono di dividersi per cercare meglio (somma idiozia date le circostanze ne converrete). Una coppia va a sud e l'altra coppia che noi seguiremo va a nord per poi ritrovarsi nel punto X all'ora X. Questo l'antefatto in sintesi. Ora seguiamo le mosse di Steve e della sua fidanzatina Sue Ann.L'incauto collegiale sta esplorando con una torcia una vecchia casa spettrale e abbandonata nella Contea della Louisiana nel bel mezzo di una palude in compagnia della sua ragazza, raccontandole barzellette idiote per sdrammatizzare che però non la fanno ridere (e neanche a lo spettatore) e mentre gira le tante buie stanze si sente una colonna sonora cupa minacciosa e incalzante. Lui sale le scale, immaginatevi come sono le scale, apre la porta della soffitta, si guarda intorno con la torcia e scorge tutto ciò che si può scorgere nelle soffitte di un film horror: l'immancabile intrigo di enormi ragnatele, grandi ritratti con grandi cornici di donne e uomini con lo sguardo da matto, vecchi specchi, antiche armature rugginose, gufi impagliati qua e là, teste di animali e polene di navi appese ai muri, parti anatomiche forse umane in barattoli di vetro sparse sugli scaffali, enormi libri rituali esoterici in pila sul tavolo e per terra, e infine, cosa più inquietante di tutte, trova su un tavolo il chiaro segno di un passaggio umano recente, qualcosa come un posacenere con una pipa non del tutto spenta o una tazza da tè ancora tiepida, o altro di questo genere, mentre fuori si sente un ringhio o forse qualcosa di più.Nota: chiunque di noi, o chiunque sano di mente a quel punto direbbe alla sua fidanzata: "Senti tesoro, alziamo i tacchi da qui e torniamo in città a piedi, ci riveniamo semmai col SOLE e in gruppo domani mattina alle dieci". Questo farebbe chiunque normale in questa situazione. Soprattutto dopo aver trovato una gamba maciullata pochi minuti prima. Chiunque, ma non quel demente del canone horror. Lui è guidato da una volontà superiore che gli dice di andare avanti anche se tutto intorno a lui gli dice di andarsene e alla svelta. E questo ci spiega che è cosa buona e giusta che il nostro Steve faccia presto l'orrenda fine che si merita, lui e quella inadeguata della sua fidanzata. Ma proseguiamo...Entra nella soffitta, e parte la colonna sonora adatta, fa qualche passo in avanti sul pavimento di legno marcio che scricchiola sotto i suoi passi, con la polvere che scende del soffitto illuminata da dritti raggi di luce attraverso le travi vetuste del tetto, e cammina fino a notare un'anomala apertura nel muro dalla quale proviene un sinistro e indecifrabile sibilo simile a un cupo lamento. L'eroe avanza a passi lenti ma decisi. I personaggi dei film horror sono quasi sempre degli idioti allo stato puro come sappiamo, e infila prima un braccio e poi la testa nell'apertura buia del muro per vedere cosa c'è al di là (v'ho detto tutto). Ed è a questo punto che il sonoro esplode assordando quasi lo spettatore. Si sente prima un suono stridente di violini che fa sanguinare le orecchie stile gesso sulla lavagna, poi un BANG di tamburo.E a questo punto quando lo spettatore sobbalza sulla poltrona spargendo i pop corn ovunque, sapete chi esce dal buco nel muro? Un gatto! Si amici un bel micione. I due ridono come scemi e Sue Ann prende in braccio il gatto accarezzandolo. Continuano l'ispezione. Ora si trovano davanti a una porticina della soffitta che conduce in un altro locale. Steve la apre ed entra, ancora la musica incalzante dei violini e cavoli vari di prima... scosta una tenda nera sul muro vicino a una lettiga sporca di sangue incrostato, altro BANG di tamburi, solo che stavolta invece di una gatta esce fuori Lady Eleanor con un vestito... rosa fucsia dite voi? No! Con un vestito nero dell'800 smangiucchiato dalle tarme, col viso in putrefazione, gli occhi fuori dalle orbite e un'enorme bocca viola coi denti tutti marci... prima lo morde sul collo perchè è più bello così e poi con un fendente stacca la testa al nostro Steve. Che è solo quello che si merita.Questo è il cliché di TUTTI i film horror o thriller, belli o brutti, da Alien all'indietro e in avanti. Si crea una prima scena di pathos con la musica incalzante, ma noi già sappiamo che la prima scena è solo un diversivo, il disturbo è sempre provocato da un gatto o un pollo o un giocattolo innocuo, poco importa. Lo spettatore così è prima spaventato e poi rassicurato come un bimbo: "Hai visto? Era solo un gatto niente paura". Ma poi subito dopo c'è una seconda scena di pathos che stavolta è quella buona. I film dell'orrore sono sceneggiati con lo stampino amici carissimi, ed è molto difficile trovare delle novità in questo genere di comportamenti. In pratica lo spettatore sa già tutto prima che questo accada. Ecco perché il 70% dei film horror non spaventa ma al contrario annoia gli spettatori più esigenti.Il vero spavento è un altro. È trovarsi dispersi in mezzo all'oceano, immersi e circondati da un liquido scuro, senza nessuna colonna sonora che ci accompagna inutilmente, con solo il rumore dell'enorme massa d'acqua in movimento intorno a noi, in balia di un destino senza speranza per chi lo vive, dove ogni ombra nell'acqua è più che un'ombra nella nostra testa. Ditemi, sapreste voi trovare una scena di orrore più efficace di questa?Ho sentito commenti di persone che praticano la subacquea dire che hanno guardato questo ripeto, bellissimo film fuori dai cliché che è Open Water con un certo disagio, e li capisco! Siete alla ricerca di vero panico e disperazione? In Open Water ne trovate quanto ne vorrete! Io vi do un consiglio: dimenticatevi che sia mai esistito un Hitchcock o un Billy Wilder o un Sergio Leone... e immergetevi (nel vero senso della parola) nella visione di Open Water alle due di notte, che tanto nessuna emittente lo darà mai in prima serata, mentre fuori tutto è silenzio, e noi da soli, seduti sul divano magari col gatto sulle ginocchia che guardiamo i due protagonisti galleggiare nell'acqua plumbea senza orizzonti col sole al tramonto.E allora vi accorgerete che non vedrete l'ora che il film finisca, sperando in un lieto fine per Daniel e per la bella e coraggiosa Susan... che però non arriva. Non vedrete l'ora di uscire dall'acqua almeno voi per andarvi a mangiare in frigo una bella rassicurante fetta di torta della zia. Altro che la soffitta di Lady Eleanor... questo si che è un film dell'orrore, il più cupo e ineluttabile orrore.Ave atque valeESE