« NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE

Bottom in the face - Ovvero: Quando per lamentarsi ci vuole coraggio!

Post n°14 pubblicato il 23 Giugno 2012 da esesoyyo

Dedico questo Post agli istruttori delle palestre di tutto il mondo!


Da quando ho perso il lavoro a tempo indeterminato faccio qualsiasi cosa. Ma sempre al nero e sempre a scadenza. L'ultimo che sto facendo è il Tutto fare e facchino in una struttura con moltissime donne e segretarie. Io provengo da una famiglia molto colta, per due anni ho insegnato Informatica in una scuola media. E ho imparato una cosa della vita: L'abito FA il monaco!

Se ti presenti come professore, come impiegato o come facchino le cose intorno e gli sguardi cambiano da così a così. Eppure sei sempre tu quello. Cambia il tuo ruolo sociale. Conosco e ho visto piccoli imprenditori falliti diventati operai sotto padrone. Chi ti guarda in ambito lavorativo e ti vede come dirigente o nei quadri, ha un modo di farlo, chi ti guarda, e sei sempre tu, come operaio, ti guarda in modo assai diverso.

Non è certo una cosa rivoluzionaria che dico, è solo una constatazione. Ho imparato anche un'altra cosa, ma questa già da tempo. Non esiste nessuna categoria lavorativa in Italia che abbia la puzza sotto al naso come le segretarie. Se ci pensate le segretarie sono in fondo delle Hostess di terra, quasi delle cameriere, con tutto il rispetto per le cameriere. Eppure, fare la segretaria di amministrazione o segretaria di direzione, ti dà in dote una spocchia, come se fossi il Delfino di Francia.

Faccio per adesso un lavoro da facchino e tutto fare. Ci vado col sorriso al lavoro, perché sono una personcina educata, perché ho bisogno di lavorare, perché sono grato a chi me l'ha procurato e con buon cuore mi ha aiutato. L'altra notte mi sono svegliato alle 3:00 per il caldo che non mi fa dormire, ero sudato e quindi mi sono alzato. Alle 7:00 sono partito da casa e sono andato al lavoro. Alle 8:30 appena arrivo, bau bau, micio micio, carichiamo in due un Pick-up di scatoloni di documenti, lo scarichiamo da un'altra parte di Roma in un magazzino, dal magazzino, lo ricarichiamo con altri scatoloni di carta e torniamo alla base per riscaricare il nuovo carico. M'inguatto come un sorcio in un puzzolente e umido sottoscala del piano interrato quei 7 minuti per fumarmi (risucchiare) una sigaretta di nascosto... che forse voi saprete che il facchinaggio per il datore, non contempla soste quando lo fai. Poi torno al secondo piano e sistemo un archivio a parete di carte mischiate o crollate dagli scaffali di quei deficienti di impiegati che tanto non lo devono ordinare loro. Stando sempre in piedi. Sono uscito alle 16:30. Allora la mancanza di sonno e la stanchezza mi hanno preso tutte insieme. Mi stavo addormentando sull'autobus, cosa che non mi succede mai. Dal tratto di strada che va dalla fermata a casa mia mi sono accorto che trascinavo i piedi.

Neanche la doccia fredda mi ha giovato. Non mi sentivo così stanco dopo una giornata di lavoro da tempi immemorabili. Le segretarie lì dove sto lavorando adesso stanno sedute in una stanza singola o da due, con la stanza climatizzata... e si lamentano! Tutti si lamentano del proprio lavoro... anche gli istruttori delle palestre. È vera una cosa, che sarebbe poi la Prima Legge sul Lavoro.

Prima Legge sul Lavoro: Ognuno di noi si rapporta solo con il proprio lavoro

Vuol dire che se tu sei impiegato al ministero piuttosto che segretaria d'azienda, ovviamente conosci la realtà e i disagi del tuo di lavoro e ignori tutto il resto. La Prima Legge sul Lavoro non fa una grinza. Se io sono mulettista in una cooperativa, conoscerò i disagi che sicuramente ci sono, del mio lavoro e di quelli mi lamenterò con amici e colleghi, spesso a ragione. Non sapendo quanto può essere dura la vita di un minatore o di un saldatore, non avendolo mai fatto.

La Prima Legge sul Lavoro quindi non è in discussione.

Quello di cui si può discutere invece è sull'intelligenza dei soggetti. Perché se è vero che ogni tipologia di lavoro porta con sé immancabilmente, stress, disagi, disorganizzazione, carenze strutturali o d'organico, turni forzati, colleghi raccomandati o capi stronzi, super lavoro, stanchezza fisica o mentale... tutto quello che vuoi. Ogni lavoro non è esente da disagi. Proprio perché "lavoro" e non svago o hobby. È una regola universale. Ma ci vuole dico io, però pure un MINIMO d'intelligenza per capire quanto il TUO lavoro è di assoluto privilegio rispetto ad altri. Eppure se ascolti anche queste categorie senti nei dialoghi che hanno dei motivi per lamentarsi. E qui faccio riferimento a due categorie specifiche che conosco:

1. La segretaria del dentista
2. L'istruttore di una palestra

Parto dalla seconda. L'istruttore di una palestra, arriva al lavoro se non ha fatto la notte brava, fresco e riposato col primo turno delle 9:00 di mattina. L'istruttore di una palestra lo riconosci sempre dalla sua canottiera, perché dietro ci sta scritto: "Istruttore". Ottima pensata! Se non c'era scritto niente sulla canottiera io a te come ti trovavo?! Avrei girato a vuoto per tutta la sala per ore senza mai riconoscerti, invece così.

E qui già non abbiamo il problema del primo turnista di magazzino che arriva invece al lavoro alle 6:00 di mattina e sale subito sul muletto o imballa le pedane (io per 11 annetti).

La prima cosa che egli fa è accendere la musica di sottofondo per allietare l'allenamento degli iscritti, e regolare l'aria condizionata. Dopo aver fatto queste due cose e posizionato il suo zainetto nell'armadietto col nome, l'istruttore di palestra si mette al computer, nessuno sa se a compilare schede o a navigare e basta. E lì rimane incollato a fissare il monitor fino a circa le 9:40, quando la bellissima ragazza mora di 25 anni con gli occhi verdi, alta 1:76, il French multicolor, la quinta naturale e quell'abbronzatura satinata perfetta, irrompe nella sala, strizzata come una salsiccia in un body giallo, che non lascia niente all'immaginazione... e sorridendo saluta l'istruttore con un bacio, il quale risponde al saluto con l'espressione della mia tartaruga davanti ai fagiolini.

Parte a questo punto, intanto lui si è alzato dalla sua postazione, uno scambio di battute con la mora, finché non sopraggiunge dallo spogliatoio delle donne l'amica di lei, una bionda da sturbo in body tutto blu stavolta, che bacia pure lei l'istruttore... e qui apro una parentesi: Il rito del bacio dell'istruttore da parte delle giovani avventizie di una palestra deve avere qualcosa di sacrale che mi sfugge nel suo complesso meccanismo. Una specie di rito iniziatico e/o propiziatorio. La bella ragazza, appena entra e prima di cominciare il suo allenamento, nel salutarlo, dà un bacetto all'istruttore!

Io frequento le palestre da 32 anni ormai, e credetemi... non ho mai dato un bacio a un istruttore, neanche donna, in tutti questi anni! Entro, sorrido, dico buongiorno a chi c'è in sala, e comincio il riscaldamento e il mio allenamento.

Le ragazze no! Le ragazze appena entrano sentono questo bisogno, necessità quasi, di baciare l'istruttore! Ho pensato: Dev'essere una forma di profonda gratitudine perché lui ha compilato le loro schede d'allenamento... forse?! Chiusa parentesi.

Ai tre in amabile conversazione si aggiungono spesso un altro frequentatore della palestra, oppure un secondo istruttore, ma questo è secondario. Tutti sono molto sorridenti e appaiono soddisfatti intimamente, come nello spot della carta igienica Foxy. Dopo le risate e le battute, le due ragazze cominciano l'allenamento e l'istruttore riprende il suo fitto operato davanti al computer della sua scrivania. E in una vita che frequento le palestre non ho mai capito che cazzo consultano con tanto interesse gli istruttori dietro a quel monitor! Prepareranno al computer le schede degli iscritti per poi stamparle, mi sono sempre detto! Ma le loro mani quasi mai si muovono sulla tastiera, e quindi non stanno scrivendo niente! Questa cosa del che fanno tutto questo tempo gli istruttori di una palestra davanti al computer rimarrà sempre per me in mistero credo.

Siamo arrivati alle 10:20: circa. Quando uno che si allena alla panca chiama: "Claudio (l'istruttore) mi stai dietro, devo fare 'ste otto ripetizioni!". Chi frequenta le sale pesi sa che il termine "Stare di dietro" non significa ingropparsi qualcuno, bensì supervisionare da dietro lo stacco del bilanciere dalla panca e impedire che per stanchezza o cedimento chi sta sotto si dia un bilanciere da 120 Kg sui denti. Anche qui, due o tre battute col tipo prima di cominciare l'opera di suprvisione, ci stanno sempre bene!

E così coniglietti, trascorre il turno del nostro istruttore che conosciamo come Claudio. Tra una chiacchiera sugli Europei di calcio, piuttosto che sul caldo estivo, con ragazze spesso tipe da copertina, come vediamo sempre più spesso oggi, o altri personaggi... in palestra si è tutti più o meno amici come sappiamo. Neanche i pesi (manubri) nel rack portapesi rimette a posto l'istruttore di palestra, se non occasionalmente quando si ricorda o quando è stato appena assunto. Deve proprio sparire un manubrio dalla vista perché lui lo cerchi e lo rimetta al suo posto.

L'istruttore di palestra è molto diligente nel suo lavoro. Quando una moretta con la frangetta e le tette che premono verso l'interno e verso l'esterno del body, gli si fa d'appresso dicendo, con la voce come il miele, che ti pare che in quella voce ci sia la scena di un film dove lei sta per fare un pompino a lui, lo stesso tono invitante, e gli dice: "Claudio... cosa vuol dire 'Aperture laterali', che non capisco?!" (risatina ebete di lei).

Dicesi, aperture laterali o croci: l'allontanamento in semi rotazione delle braccia dall'asse centrale del corpo, sia in piedi, verso l'alto, che sdraiati, verso l'esterno, per allenare petto o spalle.

Ed è a questo punto che il nostro istruttore di palestra dimostra tutta la sua professionalità: quando spiega alla mora con la frangetta, la storia COMPLETA del Body building, da quando cioè nella prima metà del '900, l'imprenditore e appassionato canadese, Joe Weider ideò i primi metodi di allenamento con i pesi in maniera misurabile e ripetibile, dando vita così il Body building moderno. È molto attento l'istruttore di palestra mente spiega a lei le aperture laterali per le spalle o le trazioni alla sbarra per la schiena, e molto spesso lo vediamo intento, proprio per sincerarsi che il movimento avvenga correttamente, lo vediamo che appoggia (in maniera però professionale) la sua mano sulla schiena di lei, appena sopra i fianchi, per controllare appunto se la postura e la contrazione del muscolo allenato, sia corretta o meno. Questo atteggiamento di un bravo e scrupoloso istruttore di palestra lo vediamo più spesso di quanto non si creda! (se lei è mora con la frangetta e il sorriso da pubblicità).

Se ci vai te, uomo, magari con le orecchie a sventola, a chiedere la stessa cosa a un istruttore di palestra, a te per spiegarti il movimento ti liquida in cinque secondi intanto, non ti racconta cioè la storia di Joe Weider, ma SOPRATTUTTO, non ti appoggerà MAI a te il palmo della mano sui fianchi per vedere se il muscolo sta lavorando... gli venisse il tetano!

Ma attenzione! Non fai in tempo a finire un lavoro che ne comincia subito un altro (sarebbe poi la Seconda Legge sul Lavoro). Il nostro Claudio non fa in tempo a finire di spiegare alla mora come si fa correttamente il lento dietro... che subito dalla parte opposta della sala pesi, un'altra mora coi capelli lunghi corvini, sapete quel colore, quella morbidezza e quella brillantezza dei capelli di chi è giovane e scoppia di salute? Dicevo, lo chiama per farsi controllare il movimento degli addominali a terra.

E il nostro Claudio, che ha a cuore il suo lavoro, subito si precipita da lei!

Anche qui notiamo una curiosa anomalia. Le più assetate di conoscenza sono proprio le donne! Di solito vediamo i ragazzi che si allenano senza rompere il cazzo a nessuno, se non quando sono nuovi iscritti che non hanno mai fatto allenamento con i pesi. Ma in genere chiedono il minimo indispensabile. Le ragazze... stanno a chiamare l'istruttore in continuazione per farsi controllare o suggerire il movimento e l'esercizio. Il che mi porta alla conclusione che le donne sono più brave e scrupolose degli uomini in tutti i campi della vita e del lavoro.

Qui lui (Claudio che conosciamo), si mette proprio di fronte a lei, che sta posizionata in questo modo: solito elasticizzato arancione, posizione prima a pecorina per le estensioni della gamba all'indietro, e poi supina per le aperture laterali di allungamento delle gambe verso l'alto e a seguire allargamento delle stesse verso l'esterno, mostrando così al di sotto del suo body una topa che si intuisce essere perfettamente depilata e un decolleté... che se osservato dall'alto verso il basso come il nostro Claudio lo sta osservando in questo istante... ma come sappiamo il suo atteggiamento in quel momento è da professionista non da uomo.

Chissà come sarà stanco Claudio, immaginiamolo, dopo già tre ore che è cominciato il suo turno di lavoro.

Osservare a braccia conserte uno che fa gli addominali, chiacchierando del più e del meno e sparando cazzate... fino a fine turno, quando finalmente dopo una giornata di lavoro può riprendere il suo zaino dall'armadietto e andarsene a casa. Ecco la dura vita dell'allenatore di una palestra, ragazzi! Eppure vi giuro che ANCHE QUESTI personaggi se capita l'occasione si lamentano di qualcosa del loro lavoro: I turni scomodi del sabato dati ai più nuovi mentre i vecchi si prendono per loro i turni migliori, le meritate e sudate ferie, ma quando arrivano, eccetera.

Vi racconto topolini che leggete i miei stupidi e inutili Post con vivo interesse (quei quattro o cinque occasionali), che una volta anni fa mi è successo questo che vi dico. Tutti credo sapranno che da qualche anno è stata inventata a tavolino la figura del "Personal Trainer". Dagli USA come quasi tutto ci giunge questa specializzazione.

Cos'è un Personal Trainer? È sempre il nostro istruttore di palestra che oltre al turno in sala pesi, su richiesta si prende un soggetto solo, che paga a parte un istruttore per un'ora solo per lui. Da notare che di solito quelli che si prendono un Personal Trainer in palestra sono i liberi professionisti pieni di soldi o i figli di (papà in questo caso), che affittano l'istruttore solo per loro appunto.

Io che vengo da un'Era e da una cultura sportiva vecchio stile, trovo il Personal Trainer un perfetto e inutile doppione: di sé stesso! Tolti i Vip e le Star, che però la palestra se la fanno costruire direttamente in casa nella loro villa a Malibu, e allora il P.T. a domicilio ci sta tutto, l'istruttore all'interno di una struttura, proprio perché è Istruttore, dovrebbe stare in sala pesi a disposizione dei nuovi, seguendoli il tempo che ci vuole, circa una settimana, per imparare bene... a tutti! Con questo scopo nasce l'istruttore di una palestra. Quando mi sono iscritto io per la prima volta (non dico l'anno per pudore) alla ex palestra Athena di Via Tiburtina, il mio maestro, Filippo Massaroni, dottore e pluri campione europeo di Body building, mi ha tenuto per alcuni giorni sotto la sua ala insegnandomi tutto e seguendomi... fino a quando io non ho fatto poi da solo.

Ma questo era un secolo fa!

Oggi tu neo iscritto, arrivi in palestra, l'istruttore, che è un comune impiegato, se non sei una bella figa, ti sta dietro alcuni minuti, ti spiega rapidamente i rudimenti, ti ammolla in mano una scheda d'allenamento da lui preventivamente compilata... e via, verso nuove e meravigliose avventure! E tu con quella vai avanti, salvo chiedere istruzioni sulle cose strada facendo. Ed è qui che si inserisce la figura del Personal Trainer dei miei coglioni! Se sei un ginecologo, un'arredatrice o un avvocato, e c'hai i soldi per pagare a parte un istruttore tutto per te, bene! Altrimenti ti becchi la spiegazione di mezz'ora e la scheda di cartone plastificato.

Massaroni... dove sei?! :o]

Ma vi stavo raccontando quello che mi è successo, per cui ho dovuto prima spiegare il Personal Trainer cos'è. Stavo in palestra anni fa, e m'è venuto in mente di chiedere una cosa alla istruttrice donna, una certa Antonietta da me ribattezzata (solo dentro di me): "Antonietto". Campionessa mondiale ed europea di Powerlifting. Una tipa brevilinea dal collo taurino, così tarchiata, massiccia e mascolina, che per chiamarla "Donna" occorre un volo di fantasia non indifferente. Deve avere più ormoni maschili Antonietto nel suo corpo di quanto zucchero c'è all'interno di un Chinotto.

Non mi ero accorto che stava facendo da P.T. a un certo medico (anche perché era appena uscita 'sta cosa). Insomma, non mi accorgo, e le chiedo di guardarmi un esercizio. E Antonietto, che stava a braccia conserte a guardare il tipo che si allenava... sapete cosa mi ha risposto, scocciata e con una certa acidità:

- "Adesso non lo vedi che sto lavorando?"

No non me n'ero accorto scusa! Io t'ho vista con la coda dell'occhio in piedi a braccia conserte a guardare e a chiacchierare del più e del meno con uno che fa gli addominali, lui! Scusa tanto se t'ho disturbata mentre stai lavorando! :o]

LAVORANDO?

Sulla segretaria del dentista sarò più breve. Sono seduto aspettando il mio turno sul divano color crema/seppia/polpo del mio dentista, osservando distrattamente le orrende stampe attaccate al muro, che ogni buon dentista appende nella sua sala d'aspetto. Nessuno nell'universo ha più cattivo gusto di medici e dentisti nella scelta delle riproduzioni da appendere sulle pareti.

La segretaria è davanti a me dietro la scrivania che sta preparando credo il profilo di un paziente. Arriva una telefonata e lei risponde sbuffando. La telefonata l'ha distratta dalla compilazione della scheda. Poi... ma quando il diavolo ci mette la coda, come se non bastasse il suo capo, cioè il dentista, le dice che è finita la pasta per il calco dei denti e di andarla a prendere nell'armadietto frigo. L'armadietto si trova nella stanza adibita a magazzino del dentista, nella stanza attigua insomma. Vedo che lei sbuffando sempre, come per dire: "Maledetto lavoro, non c'è mai un attimo di tranquillità!"

Quindi quello che deve fare l'assistente e segretaria del dentista è, mollare la scheda un attimo, alzare il suo culo dalla sedia, aprire una porta lì davanti, aprire l'armadietto, estrarre la polvere per l'impasto, consegnarla, e riposizionare il suo culo sulla sedia. Fatto!

E siamo giunti alle nostre (mie) conclusioni sul lavoro e la durezza del lavoro, topolini e coniglietti in attenta (spero) lettura. Torniamo alla Prima Legge sul Lavoro. Cioè che ognuno di noi si rapporta esclusivamente con il suo lavoro, del quale vive scomodità ed eventuali disagi, peraltro immancabili in ciascun lavoro. Se no, se fosse fatto per divertimento si sarebbe chiamato hobby.

Ci siamo?

Ma Cristo santo! È vero, ma ci vorrebbe pure un minimo d'intelligenza, non dico di saggezza. Prima di lamentarti, che tu sia la segretaria di un dentista o un istruttore di palestra, che se sei scapolo e un bel ragazzo stai lì fresco come una rosa, non ti muovi e non ti tocchi, pulito e stirato, con l'aria condizionata, praticamente solo per fare il piacione... ma non ti viene in mente che TU di lagnarti del tuo lavoro non hai nessunissimo diritto?!

Gli insegnanti di scuola hanno il cervello fritto a stare tutto il giorno dietro a una banda di ragazzini viziati oltre misura, aggressivi e violenti spesso come sono oggi, praticamente incontrollabili. I muratori si fanno un culo così a scaricare sacchette di cemento sotto il sole e a preparare la buiacca. I carabinieri di pattuglia rischiano la vita. I poveri schiavi moderni dei Call center stanno a cottimo a rispondere per sei ore alle telefonate di gente spesso fuori di testa che c'è da diventare scemo. Chi guida l'autobus in una città stressante come Roma e mentre curva rimane incastrato dietro una Smart parcheggiata in terza fila dal menefreghista di turno che è entrato in un Bar. Chi ha più di 40 anni e trova solo lavori al nero e sempre diversi per pochi mesi. Chi lavora in equipe di tante persone con capi struttura stronzi e colleghi vermi che ti fanno le scarpe... e chi più ne ha più ne metta. Questi hanno diritto di lamentarsi.

Tu stai col culone adiposo tutto il giorno su una poltrona da sola in una stanza e rispondi a una telefonata d'appuntamento ogni tanto, oppure stai lì ridendo come uno scemo a guardare le tette di una che fa le contorsioni per terra... e c'hai pure il coraggio di lamentarti del lavoro? Vero che sei sottopagato e quello che ti pare, ma l'istruttore di palestra non è un lavoro! È un piacevole passatempo per il quale percepisci pure del denaro. Se ti lamenti, sei un stronzetto che nella vita non ha mai veramente lavorato e non sai manco cosa sia il lavorare!

C'è una terza categoria che non ho menzionato. Sono quelli che lavorano nelle Videoteche. Sapete il loro lavoro in che consiste? Entra una signora che gli chiede: "Lei l'ha visto per caso Biancaneve con Julia Roberts? Me lo consiglierebbe per mia nipote che ha 13 anni?". Il suo lavoro consiste nel mettere a posto nelle apposite bacheche, i DVD e Blu-ray a seconda del genere e delle novità, guardarseli tutti che a lui gli arrivano per primi, e intrattenersi a chiacchierare di cinema con quelli che vanno lì per affittarli. Però ho osservato che anche questi delle Videoteche si lamentano del lavoro, se ci parli.

La conclusione sarebbe questa: Tutti hanno diritto di lamentarsi del proprio lavoro, e ci mancherebbe! Ma qualcuno ha più diritto di qualcun altro, e qualcuno ha letteralmente la faccia come il culo! Bottom in the face! :o]

 

ESE

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Gloriadgl8
Gloriadgl8 il 03/02/13 alle 08:09 via WEB
io non mi lamento...perche sono straniera,vivo a Roma da 25 anni e faccio un lavoro che adoro...insegno Inglese ai bambini.Mi ritengo al quanto fortunata..di poter portare a casa un stipendio fissa avvendo anche il lusso di amare quello che faccio,mentre ci sono Italiani che hanno grave difficoltà...ma se mi permetti devo dirti che quelli che si lamentono di piu alla mia scuola sono proprio i professori italiani...devono tacere...e essere grate.Divertente post.
 
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