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AMANTI  CLANDESTINI

Post n°49 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da estasicontinua1

AMANTI  CLANDESTINI

 

Che cosa c’é di più intrigante di una casa vuota di fronte al mare in una grigia e tempestosa giornata di febbraio senza vele all’orizzonte o aquiloni in cielo?
Noi, amanti clandestini (che parola antica, eppure così eccitante perché la clandestinità é da sempre legata al piacere proibito) entriamo in punta di piedi, pur sapendo che nessuno può sentirci, tranne forse gli scheletri negli armadi di famiglia.
E prima ancora di chiuderci la porta alle spalle o di alzare il termostato ci lasciamo
cadere sul tappeto folto e peloso del soggiorno (con ampia vista sul golfo in tempesta e sui gabbiani in volo ) ed iniziamo a baciarci furiosamente strappandoci letteralmente i vestiti di dosso, perché da troppo tempo non ci vediamo.
Desidero solo sentirti dentro di me, riconoscere la spinta potente della tua carne, i tuoi morsi sui seni a cui ti attacchi come un bimbo troppo goloso e che domani saranno dolenti e tatuati di lividi blù intorno ai capezzoli.
Un dolore prezioso, come quello che mi trafiggerà l’inguine, perché mi ricorderà te, e che mi farà sentire di fronte al mio uomo e alla tua donna davvero miserabile.
Ma solo per un attimo, perché subito sarà il desiderio a distrarmi, quel desiderio che mi porterà a contare i giorni mancanti al nostro prossimo appuntamento.
Ora però siamo insieme, ansimanti, ed io sottraendo la bocca alla tua ti chiedo, imperiosa:
-Voglio vederti venire, fammi una collana di perle...-
E tu obbedisci, portandoti sopra di me, fino a che il tuo fallo congestionato e prossimo all’orgasmo non é all’altezza del mio collo.
Poi, con un lungo gemito, ti svuoti spargendo perle di seme intorno al mio collo, per finirmi in bocca, dove la lingua coscienziosamente ti ripulisce.
Temporaneamente quietati pensiamo ad alzare il termostato e a disporre vicino al letto le cibarie che ci siamo portati appresso: vino bianco, pane, formaggio, salame, insalata di mare e una specialità orientale: gusci di granchi svuotati e poi riempiti di polpa.
Questi ultimi mi fanno venire un’idea stuzzicante.
-Dai, apri il guscio del granchio- dico spalancando le cosce per permetterti di riempirmi la passera di polpa, in modo che tu la possa mangiare direttamente da lì mescolata con i nostri intimi sapori che ti piacciono tanto...
Siamo pazzi di desiderio, io perdo il conto dei miei orgasmi, e mi trattengo sull’orlo dell’ultimo, perché sono sicura, non so in virtù di quale divinazione, che sarà quello a legarmi a te per sempre privandomi della mia libertà; così sono ben decisa a resistere.
Ma tu mi scopi con una intensità a cui é impossibile far fronte, scivolando dentro e fuori dal mio corpo come se stessimo volando nello spazio.
-Amore, amore, amore- gridi, spingendoti tutto dentro di me, scoppiando in un orgasmo folle, tumultuoso che ti agita convulsamente la pelvi e le cosce, mentre un’arteria pulsa impazzita vicino all’inguine.
Poi mi crolli sopra, mentre io sono già tra le stelle; nessuna droga potrebbe procurarmi simili sensazioni di fusione perfetta con l’universo.
In un lampo penso:
-Ecco come sarà morire, sarà così, un ritorno all’infinito luminoso...-
e ne sono sicura, per questo i francesi chiamano l’orgasmo la piccola morte.
Ora siamo di nuovo affamati.
Nudi, accaldati, illanguiditi ci gettiamo sul pane, tagliando spesse fette di salame, imboccandoci a vicenda, bocca nella bocca.
Pane, salame, formaggio, pesce, vino bianco, tutto sa di noi, di seme e di passera, del nostro sudore.
Ogni cosa è salata, piccante, agrodolce, come il mare tra gli scogli.
Noi siamo relitti portati a terra dal mare, che si uniscono per far musica con i loro corpi, per sprigionare luce azzurrina, schiuma bianca, sapori agrodolci di vita.
Stupefatti dal nostro amore, dalla sua fisicità ( che sembra così spirituale), dalla sua spiritualità ( che appare così fisica), ci sentiamo improvvisamente consci del resto del mondo.
Allora il mare ci delizia con i suoi grigi e i suoi azzurri, il sapore del cibo sembra essere stato creato per le nostre lingue mentre il vino bianco di Gavi pare sgorgato apposta per noi dai grappoli gonfi di sole.
Ora siamo vivi solo uno per l’altra, il resto del mondo l’abbiamo chiuso fuori della porta.
Con i sensi pieni di noi e strafatti di sesso, vaghiamo per la casa, abbracciati, sorreggendoci l’uno l’altro, per guardare ridendo le fotografie di famiglia sparse in giro, la boccetta di Valium semivuota in bagno, gli eleganti contenitori di smalto dai poetici nomi - rosa mango, pesca vellutata, lilla velato- che ci riportano inevitabilmente ai colori delle nostre mucose eccitate.
-Rosa labbra di passera- dico io ridendo
-Fucsia prepuzio- rispondi tu abbracciandomi e spingendomi verso il divano, mentre l’urgenza del desiderio preme contro il mio ventre pronto ad accoglierti
A volte siamo infantili, nel parlare, di un infantilismo intimo che é importante quanto il sesso, per gli amanti.
Così ritorniamo ad amarci, questa volta mi fai inginocchiare e mi prendi da dietro, mentre con le mani afferi le mammelle che pendono dondolando, i capezzoli rigidi.
C’é uno specchio di fronte a me: non riconosco quella donna scarmigliata, dall’espressione contorta, a quattro zampe sul pavimento, che aspetta solo di essere riempita.
L’infantilismo se ne é andato, ora siamo due animali in calore: tu vuoi marchiarmi con il tuo seme, io voglio essere fecondata.
Maschio e femmina che inconsciamente combattono per la propagazione della specie e per il piacere.
Perché noi due sopra ogni cosa amiamo le sensazioni nuove, forti, siamo sfrenati nelle nostre voglie.
C’é sempre un limite da superare; ogni volta che ci incontriamo andiamo un poco più avanti
in una ossessiva pagana ricerca, perduti nelle nostre infuocate fantasie.
Non ci sogniamo neppure di controllarci a vicenda.
Le nostre voglie sono come vino che scorre e che nessun bicchiere riesce a contenere.
I nostri abbracci minacciano di invadere la vita di tutti i giorni , la nostra clandestinità.
Ci incontriamo in questa casa vuota, abbandonata, perché il nostro sesso é rumoroso, incontrollato.
Il grido che sale rauco dalla gola prolunga l’orgasmo, raddoppia il piacere.
Amanti come noi non possono incontrarsi in un condominio, con le pareti di carta.
Mentre ti lasci andare sopra il mio corpo ed io scivolo allungandomi sul pavimento penso a come farò a vivere senza di te, quando questa nostra storia finirà.
Perché non c’è un futuro per noi.
E allora, mentre mi volto per poterti baciare e graffiarti la schiena ( un pericoloso ricordino anche per te) penso a come sarà allora la mia vita: un deserto esteso fino all’ultima sillaba del tempo.

 

 

 

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Commenti al Post:
sonocoluichecerchi
sonocoluichecerchi il 17/12/07 alle 11:07 via WEB
un racconto che ti tiene incollato....mi sono immedesimato....ho sognato di poter essere l'attore dellla trama...semplicemente estasiato dal tuo modo di raccontare e farmelo vivere...un caldo e soffice bacio.....
 
ciochenonsipuo
ciochenonsipuo il 17/12/07 alle 11:12 via WEB
sempre la migliore... fantasia o realtà? spero per te la seconda...
 
wolfhearts0
wolfhearts0 il 17/12/07 alle 15:27 via WEB
Anche la foto è fantastica come cio' che scrivi
 
g_rr2005
g_rr2005 il 23/12/07 alle 15:53 via WEB
Grande!!!!
 
mago0dgl10
mago0dgl10 il 28/12/07 alle 12:07 via WEB
Non ho mai provato nella mia vita emozioni così forti, spero di provarle presto e cominciare a sorridere
 
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