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PENSIERI...SUL TERRAZZO

Post n°79 pubblicato il 11 Gennaio 2008 da estasicontinua1

Mi sa che stanotte rimango in terrazza e passo la notte a contare le stelle, a cercarne qualcuna che mi dia la luce, per guardarmi di dentro laddove fa male. Non voglio tornare lì dentro, coricarmi nel letto, dove al primo sogno che faccio, mi sento più persa, d’una barca che naviga a vista, d’una carovana che ha perso la pista, e oltre le dune c’è solo una notte che non vuole morire. Mi sa che stanotte rimango a dormire, su questa sedia di vimini antica, che mi dondola come se fossi bambina, sotto questa luna che scambio per madre, se solo non fossi così lucida ed attenta, d’esser sicura che l’ho persa negli anni ed ogni sera ci penso ed ancora mi manca.

Mi sa che mi prendo una coperta di lana e m’accovaccio guardando la notte, godendomi fuori una Roma tranquilla, avvolta in una cappa d’insolita nebbia, che da questa altezza sembra protetta, in una culla di bimbo, una campana di vetro, con il solo rumore di vento, di questi gerani che si sbattono contro, e mi coprono il viso e le gambe, da un curioso per caso che alza lo sguardo.

Stasera voglio fare stravizi e mi godo perfino un dito di grappa, una sigaretta se solo l’avessi, se solo mi venisse alla mente, dove qualcuno negli anni si è dimenticato un pacchetto. Potrei chiamare il mio amico Luigi, sempre pronto per gli altri, disponibile ad ogni tristezza, se non pensasse, come pensa, che una donna da sola ha bisogno d’altro conforto. Io non ho bisogno di nulla e sto bene da sola! Ho chiuso le porte ad ogni genere di uomo, come ho chiuso le gambe a qualsiasi sesso, che aspettava il momento per consolarmi anche il cuore, che guarda caso batteva dalle parti del seno.

Oggi come oggi sono passati tre anni, da quel giorno di chiesa e parenti, solo tre anni se gli ultimi mesi non fossero stati un inferno. Ed ora sono qui che cerco parole, per convincermi che in nessun posto starei meglio stasera, che nessuno straccio di uomo potrebbe darmi l’effetto, di stare meglio da qualche altra parte. Mi sarei aspettata di tutto, avrei retto a qualunque destino, magari ad un figlio deforme, ad un medico che chiede se hai qualche parente. Perché tutto ciò era in conto, da quando ho cominciato a capire, da quando la morte ha iniziato a dare un senso alla vita e le disgrazie ingrandire la gioia.

“Ma questo proprio no, non l’avevi previsto! Di svegliarti nel cuore di notte e sentire vicino nel letto una donna che geme, un uomo che grida. Scoprire che l’ombra assomiglia al tuo caro marito, ma non sei tu la donna, non sei tu quella che contro un muro apre le labbra, s’ingozza di pene che credevi esclusivo.”

Ecco, sto parlando di nuovo da sola, cercandomi dentro dove ho sbagliato, quale mancanza, l’ha portato a scopare sotto il mio naso. Ma poi mi lascio andare convinta che capita e può capitare, finire in una stanza per caso, proprio dove dorme tua moglie e sentirsi attratti senza nemmeno pensarci, come a lui è successo, come a me non sarebbe mai accaduto! Proprio così, mio marito che si faceva un’altra nella stessa stanza dove dormivo, accanto a me che magari sognavo d’essere sua anche nel sonno.

Era l’ultimo dell’anno, eravamo in una villa di conoscenti, ma un mal di testa improvviso m’aveva costretta a salire le scale, appoggiarmi su un letto nella stanza degli ospiti. Tra il vociare che veniva dal basso m’addormentai senza rendermene conto. Senza sapere al cospetto di fiati, quanto tempo fosse passato, quanto mio marito aveva impiegato ad imbastire una storia, salire le scale ed entrare confuso ed eccitato nella porta sbagliata.

Altre volte mi aveva tradito, altre volte aveva alimentato i miei dubbi, sgonfiati alle prime promesse e tanti lo giuro, ma mai era arrivato fino a quel punto, fino a scoparsi per sbaglio un’altra vicino al mio sonno, sfidando l’onnipotenza dove tutto è permesso.



Mi chiedo quanto nel suo cervello c’era d’istinto, o quanto il destino ci ha messo del suo. Ma cosa cambia saperlo, se ogni giorno rivivo l’identica scena? Come se non fosse un ricordo, ma vivi nell’ombra ingrigita che oscena si muove, come due cani appiccicati ad un muro, lungo la strada dove finisce l’asfalto.

Non c’era amore in quel movimento, né la voglia d’assaporare un piacere rubato. C’era solo rabbia di soddisfarsi, d’essersi fatto la donna più bella, che la sera imprevista propone, nel posto più impervio che solo un destino malato potrebbe scovare. Non c’erano volti, non c’erano mani, solo fiati strozzati di sete di maschio che sfama, di fame di femmina sazia. Non c’erano ruoli, non c’erano mani, si fottevano entrambi nella foga d’aversi, come se il pene lì in mezzo, non avesse un padrone, una protesi a forma di nizza, un bastone a due punte, che ambedue sentivano dentro. Si fottevano le ultime bolle di uno spumante di marca, le prime ore d’un anno dove era concesso sfidarsi, un brivido caldo all’insaputa di tutti, di quel vociare che proveniva dal basso, tranne me, impietrita nel letto, che chissà per quale motivo provavo vergogna, cercavo d’appiattirmi come coperta.

E lui era lì, mio marito, il mio unico uomo! Come posso dimenticare il puntiglio di come fotteva! Succhiava, fiatava e spingeva, come se tra quelle cosce non ci fosse una fica, ma la membrana slabbrata di un’anima ostile o le labbra bianchicce di una vergine intatta. Fotteva e sudava, come se da lì a momenti dovesse sgorgare del sangue, imbrattare quel muro, contro il quale si fotteva una vita, una moglie, un bambino mai nato, un vestito da sera arrotolato sui fianchi. Ed io ero lì, costretta a respirare quei fiati, senza che il buon senso gli tappasse la bocca, inebetita a sentire il rimbombo cupo d’un sesso, rumori liquidi in mezzo alle gambe, d’un vortice di donna invasata, che risucchia un maschio come un tombino, come una fogna con l’acqua piovana. Col sesso intestardito fotteva e schiumava, una voglia ribelle che non si dava per vinta, che ad ogni costo prolungava il piacere, la vita, come un moribondo non ancora finito. E lui fotteva tenace ed accanito su una tetta ancora ribelle, ma mortificata e bucata come un pallone tra le mani d’un bimbo. Si fotteva il pentimento che da mesi non scema nella sua colpa, che ancora questa sera lo porterebbe a tagliarselo, se solo lo chiamassi, se solo servisse a qualcosa. E fotteva un vuoto di labbra che non avevano trovato altro posto, altro uomo per sgorgare la voglia che lì a momenti avrebbe invaso la stanza.

Ancora mi chiedo come ho potuto, racimolare le forze che venivano meno, in quale antro dell’amor proprio ho soffocato vergogne. Dove ho trovato l’impeto di sbattergli contro tutta me stessa, per tranciare quel desiderio che mi faceva violenza, mi stuprava come se fossi stata io la femmina, come se non fosse stato lui il maschio, ma una banda di delinquenti incontrati di notte sotto il portone. Era tutto troppo evidente per sentirne la rabbia, troppo smaccato per gridare ragioni, troppo anormale per sentirmi tradita. Proprio a me doveva capitare? Ho acceso la luce quando il piacere si faceva più intenso, mentre lui la cercava e lei si faceva capiente. Poi non ricordo più nulla, tranne la voce di lui che cercava un misero pretesto, dando la colpa allo spumante di marca, a quella donna che prima ci sguazzava di dentro.

Ora sono qui su questa terrazza e faccio un rimpasto di uomini, pur essendo convinta d’aver scelto quello sbagliato. Mi mangio quello che resta delle mie unghie, sicura che stanotte mi dipingo la faccia per scostarmi più che posso dalla faccia di un uomo. Sul viale di fronte c’è una puttana seduta che legge un giornale, ha le gambe allargate al mondo, che le passa accanto e qualche volta davanti. Potrebbe avere i miei anni e parlare il mio stesso dialetto, potrei essere io stessa se solo non fosse tinta d’un nero volgare ed avere due tette da mucca che non lasciano nulla al segreto. Chissà cosa darei per sentire la voce degli uomini che passano, chissà che darei per leggere quello che legge, ed avere la stessa incoscienza pensando che nulla m’aspetto dagli uomini se non il valore riposto nella tasca sinistra.

A volte mi metto a pensare, se davvero potrei farle concorrenza, se le mie gambe accavallate in quel posto potrebbero avere clienti. Poverini! Non sanno che finirebbero nel buco sbagliato, dentro un condensato di rabbia che dopo mesi non s’attenua e s’astiene deciso da qualsiasi voglia. Dovrei indossare un paio di mutande all’altezza, magari di quelle che si fanno da parte al primo soffio di fiato, magari più rosse per metterle in mostra quando la notte che passa mi sorprende più intatta. Se ci penso, non posseggo mutande per sentirmi alla pari, come le mie labbra sono troppo sottili per sperare di gonfiare i sogni di un uomo che passa e mi guarda.

Mi godo questo goccio di grappa cercando altri modi per disprezzare l’amore, per convincermi che non cercherò mai più altri uomini che mi gonfino il cuore, perché nessuno di loro mi merita dentro, come non sono degni di leccare le mutande che porto. Che non sono rosse, che non sono impalpabili ma mi coprono il sesso e questo mi basta.

 

 

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Commenti al Post:
andrea.serenrosso
andrea.serenrosso il 11/01/08 alle 17:37 via WEB
spero sia solo un racconto! Anche se non dubito che possa esser capitato...angosciante!
 
mareblu1976
mareblu1976 il 11/01/08 alle 18:02 via WEB
Io non so se sia vero o no…di certo so che adoro come scrivi!! Mi hai emozionato e ho letto incessantemente con passione…e anche il tuo viso rispecchia le tue forme…delicato, affascinante, misterioso…Allora, buona serata…Un piccolo bacio..Max
 
andrea.serenrosso
andrea.serenrosso il 12/01/08 alle 10:05 via WEB
Ops non avevo letto l'aggiornamento del profilo anche se mi ero posto la domanda se potessi essere tu! La foto è perfetta, rispetti il vedo e non vedo e il bianco e nero mantiene una parte del mistero. A me piaci e nelle ultime foto pubblicate mi pare sia aumentata la qualità artistica. Mi sento un po'imbarazzato a scrivere di te in questo modo. L'espressione mi ha colpito molto. La fronte accigliata mi comunica rabbia trattenuta mista a delusione per dare ulteriore forza al racconto forse, oppure concentrazione da timore (seppur minimo) dato che ti stai per mostrare a noi e non vuoi deluderci ma neanche deluderti. Oppure non è nulla di tutto ciò ed io ho scritto un mucchio di cavolate... Ciao
 
mongi.io
mongi.io il 12/01/08 alle 21:24 via WEB
...il tuo modo di scrivere,di raccontare mi fa venire in mente una persona.....mha'.....mi piace!!
 
eternamenteindecisa
eternamenteindecisa il 12/01/08 alle 23:55 via WEB
A me cio' che descrivi e' successo davvero,ricordo nitidamente i dettagli anche adesso che sono passati tre anni...e gliele ho rese..ci siamo lasciati e ripresi..anche ora ci tradiamo dopo un ennesima volta in cui l'ho lasciato..mi sta tradendo con una di 22 anni e io con uno di 42..e andiamo aventi cosi' a farci del male..chissa' fino a quando...
 
viperovip
viperovip il 14/01/08 alle 12:45 via WEB
benvenuta nel club. se è vera la storia, l'unica cura è perdonare tutti, incluso se stessi, smettere di farsi domande ed andare avanti. se contassi tutte le volte che ho detto "basta amore, basta donne..."...
 
handsomeANDslim
handsomeANDslim il 14/01/08 alle 15:16 via WEB
favolosamente eccitante......
 
lupaccio_4
lupaccio_4 il 15/01/08 alle 08:58 via WEB
LO SAPEVO, CI SPERAVO, CI CREDEVO.... E NON AVEVO DUBBI, UN VOLTO AFFASCINANTE, INTRIGANTE, MISTERIOSO PENSIEROSO, E CHE TI INTRIGA TERRIBILMENTE... COME I TUOI RACCONTI, UNICI ASSOLUTAMENTE COINVOLGENTI...BRAVA E GRAZIE DI ESSERCI... SEI UNA DONNA.. AFFASCINANTE, LINA!!!!
 
lupaccio_4
lupaccio_4 il 16/01/08 alle 15:54 via WEB
HO LETTO, MA HAI SCRITTO DELLE INESATTEZZE MIA CARA LINA..... LA DONNA PIU' BELLA DI QUELLA SERATA, LA PIU' AFFASCINANTE, LA PIU SEDUCENTE, NON ERA QUELLA CHE SI SCOPAVA TUO MARITO...... ERI TU' SIGNORA LINA!!!! CHE BELLA LA FOTO DEL PROFILO SMACCKKKKKKKKK
 
cavaliere_1968
cavaliere_1968 il 17/01/08 alle 14:00 via WEB
Non puoi immaginare quanto tempo sia trascorso tra il momento in cui ho desiderato di scrivere questo commento ed il trovare la forza e le parole per farlo. Il tuo racconto, probabilmente e drammaticamente vero e autobiografico, si è impossessato di me. Mi ha lasciato in uno stato di confusione totale. Come se sino ad oggi avessi dormito sulle nuovole e qualcuno avesse d'improvviso deciso di gettarmi sulla fredda strada, aprendomi gli occhi verso un mondo crudele fatto di meschinità e brutture. Il destino gioca brutti scherzi, ma questa volta ha punito l'innocente. A tuo marito avrà lasciato certamente i sui bei rimorsi, ma a te ha inflitto una ferita che sarà arduo rimarginare. La foto che hai messo nel racconto mi colpisce specialmente per la luce/non luce sulla fronte, involontariamente messa a coprire con le sue ombre il cruccio che ti tormenta. Forse non verrai mai a trovarmi, forse questo sarà il primo ed unico nostro contatto, ma per poco che possano valere le mie parole, sappi che ti sono vicino. Non dirò mai che non tutti gli uomini sono così, perchè anche uno solo così malvagio nella suas tupidità offusca ogni altro dire! FULVIO
 
lupaccio_4
lupaccio_4 il 21/01/08 alle 13:50 via WEB
COMINCIARE LA SETTIMANA, CON LA VISTA DI UN VISO COSì ..AFFASCINANTE, DIREI CHE E' PROPRIO UN BEL COMINCIARE!!! BUONA SETTIMANA A TUTTI, ED IN PARTICOLARE ALLA AFFASCNANTE SIGNORA LINA!!!!
 
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