un vecchio estraneo

un pò di parole scritte quà e là

 

GRAZIE PER QUESTE PAROLE

Così di notte, quando tutto era silenzio nella strada,
io scavalcavo la finestra e camminavo con le scarpe in mano,
e m'infilavo nella luce fioca della sua bottega,
per sentire la voce di quel piccolo uomo.

Così di notte in quella stanza dove mi dimenticavo il tempo,
io stavo ad ascoltarlo di nascosto mentre lui leggeva
parole di romanzi e versi come cose da toccare
e al frusciare di pagine mi sentivo volare...
e le parole come musica di seta
mi prendevano per mano,
e mi portavano lontano dove il cuore
non si sente più lontano:
dentro le immagini, nei libri e nella pelle
di chi aveva già vissuto cose tanto uguali a me;
nella follia d'essere uomo e nelle stelle
per andare oltre il dolore più inguaribile che c'è;
e le parole si riempivano d'amore,
le sue parole diventavano d'amore,
le sue parole diventavano l'amore

Così la notte,quando gli incendiarono la casa,
e la gente rideva e diceva che era finalmente ora,
capii che c'è davvero una diversità infinita
tra imparare a vivere e imparare la vite:
guardavo il pifferaio che si portava dietro le parole
e se le trascinava nella luce bianca della luna:
non si voltò, non si voltò neanche a salutare,
se le prese su tutte, e le gettò nel mare...

e le parole del libraio da quella sera
se ne andarono per sempre,
e mi lasciarono con gli occhi di un bambino
che non può sognare più:
tutte le sere torno con le scarpe in mano
per vedere se da qualche parte le riporterai;
di giorno provo a ricordarmele, ma invano,
troppi uomini non cambiano e non cambieranno mai:
parlano tutti, ma non dicono parole,
le loro cose non diventano parole:
mi manchi tu, mi mancano le tue parole...

Ma ci son sere che scendendo verso il mare
mi sembra come di sentirti, e non ti vedo:
ma se m'illudo che sia ancora tutto vero
quasi ci credo.
Roberto Vecchioni - Il libraio di Selinunte

 

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« Il MARECOSA VUOL DIRE AMARE »

UN GRAMMO

Post n°31 pubblicato il 08 Settembre 2008 da estraneoinme

A Te, rannicchiata sul lettino, senza la voglia di ridere o piangere scriverò una ballata per ricordare i tempi passati, alcuni attimi di una vita...
Scriverò dei quattro cani per strada, la buonanotte ad un fiorellino, la pioggia e il sole che cambiano la faccia delle persone e naturalmente le quattro arance la mattina di Lilly.

Scriverò per quella ragazza in cerca di un grammo con le poche lire strette nel pugno.
Un grammo per avere quello che non avevi...
Padre e madre distratti dal mondo, attratti dai loro litigi, vicini nel loro sapersi fare male e un ragazzo che nel suo letto non sognava solo te e poi io...un amico.

Un amico, un caro amico a cui fare promesse mai mantenute mentre il grammo cresceva sempre più al contrario dei soldi stretti in quel pugno, sempre meno e difficili da avere.

Scriverò per ricordarti di quel giorno in cui hai pianto senza più lacrime dopo aver rivisto il film della notte prima dove, TU protagonista, vendevi il corpo per un grammo.

Un grammo, quant'è un grammo? messo su una bilancia pesa più di una vita...

A te stasera racconterò di una patria senza bandiera e di fate e streghe, principesse e damigelle.
A me racconterò dei tuoi occhi, delle tue guance rosse, dei  tuoi capelli al vento e delle tue labbra carnose...ricordi del passato.

Adesso sono quà, siamo ancora quà,  legati ad un grammo, questa volta di speranza...

E.B

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Commenti al Post:
giusydp_2008
giusydp_2008 il 06/02/09 alle 15:27 via WEB
ciao Enzo,non so che dire.................so che stai bene,cio è importante,io sono sempre qua,nel silenzio ,quando vorrai parlarmi,salutarmi,io ci saro'un tenero abbraccio Giusy
 
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NON LASCIARMI ANDARE VIA

Il dolore è una vela
così incredibilmente lieve
che nemmeno lo senti,
comincia con la cadenza
dolce della neve,
ed è lì che ti perdi.
Ha la faccia di un bambino
e gli occhi di un lupo triste
che ti lecca la mano,
conosce ogni parola che non esiste
e te le insegna una per una
piano piano
Ed improvvisamente ecco che hai dimenticato
com’era bello l’amore,
e te ne vai in giro
come un vecchio cane sfiancato
che non sente più nessun odore,
torni a casa con la divisa di un soldato
che non crede più nell’onore

Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
non lasciarmi andare via,

Il bambino rincorreva
la sua barca di carta,
che ci vedeva la vita,
ma il tempo non ha tempo,
l’orologio s’incarta,
la bussola è impazzita
cammini dentro una nebbia
di persone e di cose
che ti facevano sognare,
e hai voglia di andar via
senza accampare scuse
per non aver saputo amare,
quando hai finito tutte le più inutili scuse
per potere restare

Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
non lasciarmi andare via,

Non ne ho la forza né la voglia di provarci
e neanche le ragioni,
altro che balle, sentimenti, tuffi al cuore
e piagnistei per scrivere canzoni;
vorrei guardare più lontano,
ma lontano adesso è un tempo
spaventosamente breve,
vorrei sparire, cancellarmi, non amarmi,
risvegliarmi che non so nemmeno dove

non lasciarmi andare, non lasciarmi andare,
non lasciarmi andare via.
R.V.

 
 

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