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corto 100 - auguri a tutte

Post n°435 pubblicato il 09 Marzo 2015 da estremalatitudine

Sposati da anni. Felici? Per quanto felicità possa essere un concetto che abbia senso, sì, felici, sì. Tranquilli. Ecco tranquilli. Quello sicuramente sì. Soldi in banca a sufficienza. Buon lavoro tutti e due. solite tensioni della vita normale, la città, il lavoro, la coppia, ma niente di che. Tutto tranquillo. Anche troppo.

Mentre facevano l'amore, quando capitava, sempre meno spesso, ma capitava, importante, che capitasse, e godevano entrambi, ancora, importante anche quello, quando facevano l'amore lui la sfrucugliava con strani discorsi che la eccitavano, altri uomini, sconosciuti, ma anche gente che avevano conosciuto, non amici, quelli no, ma altri, attori a volte, mezzi nudi intravisti, e lei, lei faceva lo stesso, attrici, showgirl, vicine di casa e più si dicevano più si eccitavano, tutti e due, fino allo scoppio finale, quando chi prima, chi dopo, ma di poco, pochissimo a volte, venivano entrambi, tra le mani, nella bocca, tra le cosce l'uno dell'altra.

Non erano gelosi, non più, non tanto, più per le regole sociali, più per la paura dell'abbandono, che in sé, per la cosa in sé, come se importasse qualcosa, che lui, che lei, in fondo, l'importante è che la loro unione non fosse messa in discussione, era forte la loro unione, il loro matrimonio, proprio per quello potevano dirsi quel che si dicevano quando facevano l'amore, quando scopavano, a lungo, senza fretta, fino a venire entrambi, insieme, uno un po' prima, l'altra un po' dopo, ma poco, poco, praticamente insieme.

Finché un giorno, un pomeriggio, una volta che avrebbe dovuto rimanere in ufficio fino a tardi, quel pomeriggio lui, lui rientrò presto, con un collega peraltro, cercando delle carte che aveva a casa, stupidamente, lui rientrò insieme a quello, uno giovane, un bel ragazzo, uno pulito, sposato di fresco, dopo un lungo periodo di scapolaggio, senza mai nessuna di fissa, nonostante fosse proprio un bel tipo, che tutti in ufficio si chiedevano, e lui niente, mai neanche una parola, salvo lasciare intendere a lui, lui che era il suo capo, che sì, insomma aveva corso la cavallina e sì, insomma, a letto se ne era portate parecchie.

Rientrarono e la casa era silenziosa. Nessun rumore. Lui che chiama. Nessuno risponde. Entrano insieme. Lui dice che la moglie evidentemente era uscita. Evidentemente. Poi un bisbiglio. Lui chiama, ancora, di nuovo. Niente. Porta che si apre e dietro, dietro la porta, in favore di luce, lei, lei, sola, con lo schermo tv davanti su cui scorrono immagini porno e lei, lei è mezza nuda e si tiene un seno e l'altra mano, ecco, l'altra mano non si vede, si intuisce, l'altra mano, dai sospiri trattenuti. 

Sullo schermo un cazzo nero di dimensioni notevoli spompinato da una bionda di mezza età, col seno abbondante, pesante, come il suo, come quello di sua moglie, che lo palpa, lo accarezza, lo stringe, mentre con l'altra mano stringe, come può, quel che può quel cazzo nero brillante, che le scorre tra le labbra, rosa su rosa, rosso su rosso.

Lei non sente neanche. Troppo presa a guardare, a toccare, troppo in orbita, troppo partita e lui, lui imbarazzato, si gira dal collega, anche lui sulla soglia, anche lui che vede, che osserva. Imbarazzo. Si rigira. Guarda la moglie. La conosce. Sa che quella è una sua fantasia. Quante volte.... Banale, ma funziona, efficace, si dice, funziona, funziona sempre, "pensa ad un grosso cazzo nero da spompinare..." e lei, lei nel giusto momento, avendo tempo e modo, tranquilla, serena, ecco sempre si eccita, "pensa ad un cazzo grosso nero da spompinare.." e lei prendeva il suo e iniziava, sempre, quasi sempre, mentre lui, lui la toccava, la carezzava, sentendola pronta, come doveva essere adesso. adesso.

Imbarazzo. Erezione improvvisa. Imbarazzo doppio. Pantaloni che si gonfiano. Il collega che mormora: "vuoi che vi lasci soli?", lei che sente, si ricopre, ride, solo l'immagine del cazzo nero e di quella bocca, di quella bionda continuano, continuano, e lui che balbetta che no, non è il caso, noi andiamo di là, cara.

Quando lei entra e li trova seduti in salotto l'imbarazzo si tocca. Scusate, dice. Non so cosa mi è preso, dice. Li guarda. Seduti uno di fronte all'altro. Gambe larghe. Entrambi. Gonfiore, entrambi. Volete che vi porti qualcosa?

Non riescono neanche a rispondere. poi lui, il marito, ce la fa e mormora un niente, grazie, adesso, fra poco, ecco noi andiamo. Non volevamo disturbare. cercavamo questi. Li avevo a casa. che stupido.

Lei si sente male per lui, per lei, per la situazione e di slancio gli si siede di fianco e gli prende la mano e gli dice che le spiace, davvero, e quasi le viene da piangere e lui la accarezza, le accarezza i capelli e poi, poi, dopo averle detto che non importa, si allunga per darle un bacio sulla testa, sulla tempia, ma lei, lei si gira e quasi senza volere si baciano, a lungo, sempre più con trasporto, davanti a quell'altro, e il bacio fa rinascere il cazzo e quel gonfiore, quel calore del bacio fa nascere anche il cazzo del collega e mentre si baciano, lui, il marito, fa segno all'altro di avvicinarsi, di sedersi, e lui, l'altro non vuole, ma il bacio prosegue, non finisce e lei, lei ha gli occhi chiusi e una mano di lui le carezza un seno, potente, pesante, quasi fuori dalla camicia, e quello, il marito, continua a fargli segno e lui, lui si siede di fianco a lei, pesante, uomo di ottanta chili abbondanti e lei, lei si gira e di getto lo bacia e lui, imbarazzato si abbandona e lei, lei lo prende, mentre il marito continua a toccarla.

Il fatto che il collega fosse di colore e avesse un cazzo di tutto rispetto fu, come dire, la ciliegia sulla torta, su una buona torta, abbondante, piena, ricca.

Lei la sera, la notte non dormì. Continuava a dire e a dirsi: è stato bellissimo. Non mi sentita mai tanto donna.

 

 
 
 
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