estremalatitudine

corto 60


si incontravano tutte le mattine per andare al lavoro.All'inizio era stato lui a notare lei: naturale! Alta, bionda, giunonica, come non vederla?Poi a forza di vedersi, anche lei si era accorta di lui, di quel bel tipo sempre elegante che ascoltava musica con delle piccole cuffie bianche.Qualche parola, qualche sorriso, poi una volta si erano beccati anche al rientro, quando il treno è meno affollato, ci si può anche sedere, l'uno di fronte all'altra, si erano presentati, conosciuti, parlati.Adesso appena potevano si davano appuntamento e rientravano insieme. erano i loro momenti più veri. Parlavano, si confessavano, si raccontavano, ché a casa, nella vita normale non potevano, no, lei già sposata, con un ragazzino per di più. lui, lui fidanzatissimo da quando aveva quindici anni.Se no, se gli orari d'ufficio non coincidavano, rimanevano le mattine, quelle sempre, quelle tutte, il treno stracolmo, loro che sapevano e si aspettavano, si mettevano lui dietro di lei oppure davanti con i visi tanto schiacciati che sarebbe stato più naturale baciarsi che cercare ostinatamente di schivarsi e intanto, sotto, nascosti da quella moltitudine di altri corpi intorno a loro, le loro mani si cercavano, si stringevano e se appena era possibile anche lui cercava lei, gli si appoggiava contro, le si schiacciava contro e lì, certe mattina, lui, lui si ingrossava e lei, lei con le dita glielo carezzava così sopra ai vestiti, mai nient'altro, lo giuro, solo quello, solo quegli sfregamenti, bellissimi, in mezzo a tutti, bellissimi, loro, solo loro, degli amanti del treno.