estremalatitudine

corto 99


Aveva sempre diffidato dei luoghi comuni, come delle barzellette che fanno sempre ridere o dei proverbi che hanno sempre un fondo di verità.Si era nutrita con Dizionario di Flaubert o con il suo Sciocchezzaio. Troppo stupida la gente. Quasi tutta.Solo suo marito la capiva. Troppo intelligente. Troppo anche per non capire che erano entrambi giunti a quella svolta dove la libertà si impone anche nella coppia più legata e fedele.Così avevano inziato ad avere serate da single, lei con le sue amiche, lui chissà.Ma anche quelle la stancavano. Inquieta, dopo aver accompagnato a casa l'ultima delle sue amiche cinguettanti, tutte figli, fantasie e sarcasmo, spesso finiva in locali a bere ancora un bicchiere prima di rientrare a casa. Un po' da ubriaca il sesso con suo marito veniva meglio. Specie se lo era anche lui.Ma quello no. Quello non era ubriaco per niente e sapeva cosa voleva e sapeva anche cosa lei voleva.Poche parole. Intelligenti. Meno si parla a volte e più si capisce.A casa di lui, in quell'appartamento all'ultimo piano, dove lei entrò un po' brilla (in fondo ci sono andata solo perché ero brilla), guardandosi intorno, curiosa e vagamente preoccupata, tutto sapeva di maschio. L'odore forte. Non la puzza. Non sgradevole. Anzi. Forte, pungente, acre, maschio, quell'odore sembrava venire da tutte le cose, dalle poltrone, dal divano, dalla boiserie, dal bicchiere che lui le porse e che lei, sì, lei bevve ancora.Senza parlare lui la spogliò in un attimo. Luogo comune? Gli uomini veri, i maschi, sanno spogliare le donne senza toccarle? Eppure fu così.Freddo, quasi. Bere ancora qualcosa.Poi iniziò a spogliarsi lui. Lentamente, come uno strip, senza gesti plateali, solo lentamente, molto lentamente, avendo cura di tenere la cosa importante alla fine, nascosta quasi, che alla fine si mostrò, mostruoso, che a lei scappò da ridere da nervosismo, e quello si alzò come se le sue risate fossero sexi, mostruoso, mostruosamente grosso e lungo con la cappella piatta, completamente scoperto, lentamente flottante nel vuoto davanti al suo corpo, al corpo di lui, che quasi fermo, fermo, sembrava, in realtà avanzava pianissimo verso di lei, ondeggiando, con quella punta grossa che lentamente si spostava, poco, pesante, da destra a sinistra, da sinistra a destra e che lei, lei non riusciva a non guardare.mio dio, si disse.lui la baciò, lentissimamente lento e il piacere, quel piacere che la vista di quel coso mostruoso aveva bloccato, iniziò ad arrivare insieme ai sussurri di lui che piano, quasi in maniera inudibile, le parlavano.quando fu pronta, lui le si offrì e lei, un po' imbarazzata, lo baciò. Il suo odore era ancora più forte del resto, ma dello stesso tono, con le stesse punte di asprezza, di secco, duro, irresistibile e lei, lei a baciarlo si sciolse definitivamente.Le voci erano vere. Nulla di meglio di essere cavalcata con forza da un cazzo enorme adoperato con cura.Lui la girò e la rigirò. La fece salire e scendere. La fece girare, allargare, stringere, guardare ed essere guardata e lei, lei si fece fare tutto quello che lui volle, perché, perché glielo chiedeva con gli occhi, con le mani, col cazzo e lei a quei contatti, a quegli sguardi a quelle parole non sapeva resistere.Tornò a casa quasi al mattino, sobria, completamente sobria. Fece una doccia lunga e calda, lavandosi con cura e delicatezza. In borsa tenne un fazzoletto che alla fine aveva sfregato sul suo cazzo. L'odore la faceva ancora impazzire.