estremalatitudine

corto 125


Lui l'aveva affascinata. La voce calda, sicura, con quel poco d'accento straniero. E l'altezza, l'aspetto, l'eleganza, l'attenzione, la sensibilità. Sì, era davvero fascinoso.Peccato che fossero lì per altro. Di là la gente li aspettava e lei, lei non aveva nessuna voglia d'andare. Avrebbe voluto solo stare ancora lì con lui a sentirlo parlare, a guardagli le mani e le ciglia, lunghe, mentre la guardava fissa negli occhi e lei, lei li abbassava, arrossendo quasi.Dovevano andare. La gente si sentiva. Si sentivano i loro discorsi. Di là da quella parete. Di là da quel palcoscenico sul quale toccava a loro salire e presentarsi e recitare quello che aveva concordato e lei tremava all'idea, come sempre, di nuovo, come sempre."Andiamo?" le chiese lui prendendola per mano. Un gesto gentile, per nulla usuale. Si erano appena conosciuti, in fondo. Lei lo guardò e miagolando chiese ancora un minuto. E lui disse di sì sorridendole e lei gli sorrise a sua volta. Aveva un sorriso stupendo, di quelli che ti aprono il cuore.Le mani non si staccarono. Mano nella mano, in attesa d'affrontare la belva della folla il cui rumore sembrava essere salito di tono. Rumoreggiavano? Per l'attesa?Lei lo guardò smarrita. Lui la tirò a sè e la baciò. Lei non oppose resistenza. Per niente. Solo chiuse gli occhi e quel bacio le sembrò durare una infinità.Quando lui si ritrasse, sempre tenendola per mano, si incamminò verso il palcoscenico e lei, lei lo seguì in silenzio.Dopo, dopo lo spettacolo, la cena li divise. Lei con amici e parenti e agenti e giornalisti. Lui chissà.Rientrando in albergo sul tardi lo vide nella hall che leggeva. Gli si avvicinò e lo ringraziò. "Senza di te forse oggi non ce l'avrei fatta."Lui si alzò, le si avvicinò e la baciò nuovamente."Ti aspettavo" le disse quando lasciò le sue labbra.