estremalatitudine

corto 127


Entrata nella stanza lui le chiese di spogliarsi completamente. Era scioccata e titubante. Lui le porse un accappatoio. Quando mesi prima l'avevano contattata dicendole che era stata scelta per fare foto era stata confusa per giorni. Lusingata certo. Ma confusa. Le avevano detto che la sua figura era stata notata. quando? come? al mare, era stata la risposta. Osservatori la avevano notata. Un servizio sulla bellezza delle donne italiane sposate. Lei sposata non era, sì, insomma, come se. Anni che stava con Luigi. Alla fine aveva accettato, chiedendosi sempre in cuor suo cosa le avrebbero chiesto di fare. D'altronde i soldi servivano. Anche Luigi era stato d'accordo. Per niente geloso. Anzi. Ne era sicuro, aveva risposto. Di cosa? che la tua bellezza fosse notata. Sei così bella! e lei gli aveva dato un bacio grosso, grosso.Ecco, prenda. La voce dell'uomo la fece trasalire. Qui? Qui, sì, grazie.Lei si spogliò, coprendosi di volta in volta i seni e l'inguine man mano che li scopriva. L'uomo che era rimasto lì intorno non le faceva neanche caso. Chissà quante ne vedono, si disse. Indossò l'accappatoio che profumava deliziosamente.L'uomo la condusse in un'altra stanza piena di macchine fotografiche, tende, lettini. Un signore atletico le si avvicinò e si presentò. Vogliamo iniziare?Lei fece un cenno con la testa che poteva essere un sì, ma anche un no.Il tizio atletico si diresse alle macchine fotografiche e le disse di mettersi al centro della stanza. Le luci erano talmente forti e calde che quando le chiesero di lasciare l'accappatoio ne fu contenta dimenticando anche l'imbarazzo. Solo si guardò in giro, prima di lasciare il telo. Uomini ovunque. Una decina. Almeno. Affacendati. Alcuni. Altri guardavano lei. Un sospiro e via.Ma così non si può fare! su, ragazzi. Il tizio che sembrava comandare si agitava poco distante da lei. La signora qui è scalza! ma si è mai visto?!? Signora che numero di scarpe porta?Lei rispose. Preferisce anche delle calze? Quelle, le calze, sono nuove. Le scarpe no, ovviamente.Ci pensò su un attimo. Il silenzio intorno era schiacciante. Tutti ad aspettare lei. Sì, anche le calze, grazie.L'idea di mettersi a piedi nudi delle scarpe usate chissà da chi e quante volte le faceva schifo.Dopo poco un ragazzo (ventanni? venticinque?) le portò un paio di autoreggenti nere imbustate. Le aprì. Era seta. Chiese dove poteva indossarle e le fu indicato un paravento dietro al quale trovò una sedia alla quale si appoggiò. Quando ebbe finito le scarpe erano lì che l'aspettavano. Alte. Nere. Lucenti. Non aveva mai messo scarpe di quel genere. Portava sì i tacchi e anche alti, ma così nere e lucenti, no.Le indossò. Ora si trattava di tornare al centro della stanza. Tutti quegli occhi su di lei. E lei nuda. Grazie a Dio le tette reggevano eccome. Per quelle l'avevano scelta. Per la figura. Tette, sorrise. Perchè non chiamarle con il loro nome? Camminando comunque le sentiva muoversi, ondeggiare, su e giù, troppo, si disse e quindi rallentò il passo, al minimo, lentamente e si mise anche a sculettare un po', così non guardano le tette.Raggiunto il centro, il tizio diede ad alta voce l'ordine e i flash iniziarono a carezzarle la pelle. Il caldo delle luci e quei continui bagliori la confusero abbastanza presto. Si guardava in giro, come le ordinavano, ma non vedeva nessuno. Solo sentiva la presenza maschile, forte, tanta, sotto quelle luci, come se tutti gli occhi dei maschi del mondo la stessero guardando. Bellissimo, pensò. Bellissimo che tutti mi vedano e mi desiderino. Sapeva che quelli della rivista erano dei maghi e poi lei già di suo, insomma. Gonfiò il petto. Una voce le comandò di stare ferma così. sentiva i suoi capezzoli induriti, proprio come quando si ha freddo o, al contrario, un amante li sta facendo esplodere.Il tutto durò una eternità. Quando finì quasi non si ricordò che doveva rendere le scarpe e le calze. Nel toglierle si disse che non le aveva mai messe per tenerle su così a lungo nuda. di solito dopo poco si tolgono. anche perché cascano un po'. si arricciano sulle ginocchia e si rischia di romperle. così si tolgono, no?Rimessasi l'accappatoio fu accompagnata nella stanza dove aveva lasciato i vestiti. Passando tutti quei signori le sorridevano cordialissimi. Di alcuni avrebbe detto che erano eccitati.Che imbarazzo, pensò nel rivestirsi. Come ho fatto?!Prima di uscire le fecero firmare un pezzo di carta e le diedero i soldi. Li contò. Poi, una volta fuori, sentì un bisogno estremo di Luigi. Lo chiamò, lo raggiunse, e senza dire neanche una parola lo prese lì, nello studio dove lavorava. Meno male che avevano chiuso a chiave la porta.