etica televisiva

Teen moms


Parte su MTV, la televisione giovanile e disinibita, la nuova serie del docu-reality "Teen moms" e l'accogliamo con piacere, perché racconta quello che nessuno racconta. Già: tutte le televisioni nazionali pronte a raccontare la vita segreta dei panda, o gli scandali sessuali di gente assolutamente irrilevante e noiosa, a produrre concerti classici o mostrare sangue e perversioni, non hanno mai messo il dito nella piaga vera, cioè nella vita vera della gente, lasciando, quando si tratta di parlare di temi etici, la parola agli "esperti". Che poi gli esperti siano un noto psichiatra o l'ultima ballerina poco importa, dato che evidentemente poco importa quello che dicono ma come appaiono, quanto sono conosciuti, quanti centimetri di gambe mostrano, quanto sono rifatti/e, insomma, quanto si pensa che riescano a tenere attaccato lo spettatore alla TV. Oppure gli esperti sono astutamente selezionati per mettere dalla parte dei "cattivi" un prete, e da quella dei buoni "uno scienziato", magari con tanto di camice bianco, tanto per far trapelare l'idea che certe cose le dice la chiesa e le dice in modo irrazionale (se l'antagonista è "la scienza"...), mentre aborto, eutanasia ecc sono assolutamente la verità rivelata e il medico-scienziato fa da sacerdote infallibile. Ma torniamo a Teen moms, che dicevamo fa vedere il "mai-visto"; e quale sarà? Semplicemente una serie di ragazze "teen-agers", per l'appunto che invece di quello che la vulgata comune vorrebbe, dopo essere restate incinte invece di far fuori il bambino lo fanno nascere. Eresia! Come pensare che mostrare delle ragazze-madri non sia un attacco alla libertà di aborto, diranno scandalizzati i benpensanti laici? Se ci sono delle (tante) ragazze che avuto un figlio non si suicidano, allora vuol dire che abortire perché si resta incinte da giovani non è la fine del mondo, come ci predicano, che non è un danno per la salute e allora che la motivazione per farlo risulta indubbiamente futile o perlomeno superabile. Ma se l'aborto è un diritto, qualunque "motivo" per definizione dovrebbe essere un "grave rischio per la salute", e allora le cose non tornano; anche perché queste trasmissioni non le trasmette una pia emittente cattolica, ma la più allegramente sbarazzina delle TV, che non si fa problemi a parlare di sesso e trasgressione. Insomma, sembra proprio che questa sia la realtà, non l'aborto à-la-carte, che poi spesso non è quello che la ragazza vorrebbe, ma è fortemente "consigliato" alla ragazza da papà e mamma, o dal padre del bambino (che ovviamente se la dà a gambe). E oltretutto queste trasmissioni ci riportano ad una realtà: che l'età per fare figli non è quella del nostro cervello, che prima pensa alla carriera poi al bebè come fosse un altro accessorio, ma quella delle ovaie, che non fa sconti e che funziona al massimo proprio dai 16 anni ai 30. Ma la società fa davvero qualcosa per aiutare ragazzi e ragazze che prima dei 30 anni vogliano fare famiglia? Che pensano ad un bambino non come un giocattolo da mostrare agli amici nell'ennesima casa nuova ma come un dato della vita naturale come respirare? Certo, non vogliamo invogliare nessuno al sesso "fuori-onda", ma pensateci: sono più approvabili queste ragazze col bambino in braccio, o quelle ricche e soddisfatte, magari a parole rispettose delle regole, che però per "accettare" il figlio gli fanno l'analisi genetica prima che nasca, cromosoma per cromosoma, pronte a disfarsene se i conti non tornano?