etica televisiva

Televisione etica


 TV: dopo settant'anni dalla creazione di questo potentissimo mezzo, dateci finalmente una televisione che davvero meriti di essere vista dai ragazzi! La televisione nei paesi occidentali è subissata di cronache di morte: casi atroci portati sugli schermi per giorni e giorni, anche prima che si sia istituito un processo. Fin dove questa scelta è una buona scelta educativa per un "io" giovanile che si dibatte tra autonomia e dipendenza, tra trasgressione e desiderio di morte?Il caso di Sarah Scazzi in Italia - tanti altri analoghi possono essere citati all'estero - sono segno di una predilezione delle TV per la cronaca nera. E' accettabile?La televisione sceglie per noi. Non siamo noi padroni del mezzo. La televisione orwellianamente entra nelle nostre case, e gli adulti le dedicano il centro addirittura della stanza principale; il 70% dei giovani USA hanno la TV nella camera da letto. E' un ospite che anche quando tace parla: anche quando è spenta per gli adulti c'è una certezza: essa è LA fonte delle notizie, IL luogo dei dibattiti, LA passerella di chi è davvero importante, IL parametro del gusto. E che, siccome in TV tutto o quasi è fatto per attrarre urlando, la vita deve essere una pretesa e un urlo continuo; e siccome in TV tutto o quasi è fatto per il mercato, la NOSTRA vita deve essere un mercato. Può questo messaggio non arrivare a chi è più giovane?La TV si occupa di tutto? Proprio no. Si occupa di quello che richiama pubblico, tanto che i suoi più pagati addetti si chiamano "uomini-ancora" (anchor man), cioè capaci di legarci e immobilizzarci davanti allo schermo. E tanto che i pubblicitari sono strapagati per inventare forme sempre più evolute di incantesimo mediatico, e più ci legano, più sono pagati. E questi messaggi non fanno distinzioni tra adulti e ragazzi e bambini: anzi. La TV non si occupa di handicap, tranne poche eccezioni. Non si occupa di tutti i casi di genuina bontà, di disinteresse, di evoluzione nella ricerca scientifica, tutti rilegati a "pillole" in programmi contenitori (salvo eccezioni). Ma si occupa di cronaca nera, di insuccessi medici, di drammi, di tragedie locali o internazionali, generando forse consapevolezza, ma certamente ansia: e quanti allarmi poi si sono dimostrati infondati? Ma la TV offre soprattutto passerelle dei personaggi pubblici spesso decise col cronometro, quasi che questa sia la sua missione principe: mostrare chi già è noto, e dunque il messaggio è semplice: "è chi appare"; e la TV ti spiega come apparire tramite ciò che ti vende, e questo è un dato da ponderare con attenzione.E la TV parla di sesso, e questo non sarebbe un male se invece di "spararlo" per acchiappare l'audience lo modulasse come una cosa assolutamente normale per la vita. Invece siamo sottoposti ad ogni ora a scene di sesso spesso associato a violenza o voyeurismo. E su un pubblico adolescenziale arriva come messaggio imperativo forte, al punto da rischiare di far saltare i passaggi che un qualunque adolescente deve fare per un'appropriazione del proprio "io" che arriva a ricercare l'altro/a fuori della cerchia degli affetti familiari o degli affetti del gruppo dei pari solo alla fine di un percorso di crescita e non buttato a forza nel mare. Siamo sicuri che il sesso sparato in TV sia ininfluente su questo processo di maturazione dell'io?E il sangue. Crimini e delitti, vampiri e zombie, sangue a fiotti sono certo catartici, aiutano l'adolescente a superare l'ansia di un corpo, il suo, che si trasforma, che si ingigantisce; ma se non sono bilanciati sugli schermi dal sudore di migliaia di giovani lavoratori del bene - in realtà dei veri eroi - che zitti e censurati lavorano per i più disgraziati, i derelitti, gli abbandonati, non rischia di generare solo ansia? Perché non fa vedere che la speranza di fronte all'angoscia può avere un nome; e non dare un nome alla speranza genera depressione: un macigno sulle spalle di chi cresce, che lo fa sentire obbligato a risolvere i problemi del suo mondo e di quello altrui (i delitti da cui si sente circondato), ma da solo, in completa solitudine e dunque in piena devastante impotenza. Questo rischia di cozzare con la crescita dell'io. E anche gli spot sociali contro alcol e droga, rischiano di essere dei boomerang se insistono come spesso accade sul "mettere paura della morte": i giovani non aspettano altro per fisiologia che di mettersi alla prova, di verificare la propria esistenza con la sfida dell'impossibile e dell'impenetrabile rappresentato dalla morte!Ridateci allora una TV degna di coloro che con sacrificio vi lavorano per renderla migliore anche per i giovani. Tanti racconti e ore di dettagli e di supposizioni su supposizioni in merito a fatti di cronaca nerissima - tutti da appurare -, tanti falsi eccessi, tanti sorrisi per una felicità pubblicitaria di una macchina o di qualche cereale aiutano in questo?Letture consigliate:1) Pietropoli Charmet G: I nuovi adolescenti. Raffaello Cortina Ed. 20042) Oliverio ferraris A: TV per un figlio. Laterza 20043) Palmer S: Toxic Childhood: How The Modern World Is Damaging Our Children And What We Can Do About It. Orion Ed. 20064) AAP Council on Communications and Media. Policy Statement-Media Education. Pediatrics. 2010 Sep 27.5) AAP Council on Communications and Media. American Academy of Pediatrics. Policy statement-sexuality, contraception, and the media. Pediatrics. 2010 Sep;126(3):576-82.6) Ray M, Jat KR. Effect of electronic media on children. Indian Pediatr. 2010 Jul 7;47(7):561-8.7) Brambilla P, Bedogni G, Buongiovanni C, Brusoni G, Di Mauro G, Di Pietro M, Giussani M, Gnecchi M, Iughetti L, Manzoni P, Sticco M, Bernasconi S. "Mi voglio bene": a pediatrician-based randomized controlled trial for the prevention of obesity in Italian preschool children. Ital J Pediatr. 2010 Aug 17;36:55.