etica televisiva

La zone extreme


Un esperimento drammatico è stato compiuto da poco alla televisione francese: è stato organizzato un finto gioco a premi in diretta, ove i concorrenti dovevano sottoporre domande ad una persona scelta tra loro, rinchiusa in una stanza e seduta su una sorta di sedia elettrica; al soggetto rinchiuso, se le risposte che dava erano sbagliate, i concorrenti dovevano inviare delle scariche elettriche di intensità crescente. L'esperimento è stato condotto su 80 concorrenti che partecipano ad un finto game-show televisivo, La Zone Xtreme. Il "gioco" si svolgeva con una regia ben congegnata per non far accorgere i partecipanti che elettricità e urla della vittima erano simulate; e la presentatrice, in caso di esitazione a premere la leva che mandava l'elettricità, blandiva il concorrente con frasi standard del tipo "non ti far condizionare", o "il gioco lo impone" e infine: "Sentiamo cosa ne dice il pubblico". Solo pochi concorrenti-torturatori si rifiutavano di arrivare fino in fondo, nonostante le grida di dolore della vittima, che ad un certo punto sembrava aver addirittura perso coscienza. L'esperimento terrificante mostra che la forza coercitiva delle situazioni forti, in questo caso della TV, riesce a vincere le proprie convinzioni morali. E ci dà un'idea della forza violenta della TV, di come ci condizioni e credi mentalità. C'è però dell'altro, non sottolineato nelle conclusioni dello studio. Si tratta del fatto che la "popolazione studiata" era formata da persone che volontariamente avevano chiesto di partecipare ad un quiz televisivo; non rispecchiava dunque la popolazione generale, ma solo chi sente di aver voglia di finire sotto i riflettori  TV. Non che questo implichi un giudizio morale, ma ci fa riflettere sul fatto che c'è chi ama per vari motivi essere al centro del palcoscenico, avere un microfono in mano, avere riflettori e telecamere addosso, anche solo per pochi minuti; e sappiamo bene da questo e altri studi che cercare la notorietà ha un suo fascino e un suo magnetismo talora compulsivo; e sappiamo che la telecamera condiziona i comportamenti: chi si sente osservato da milioni di persone difficilmente si comporta spontaneamente o perlomeno come si comporterebbe nell'intimo di casa sua. Questa ricerca della notorietà implica dei sacrifici alla spontaneità. Tutta questa premessa per sottolineare un fatto su cui poco si riflette: in TV spesso e volentieri ci arrivano non richieste lunghe tirate su problemi di vario genere - da quello banale a quello religioso - dai cosiddetti opinionisti, cioè persone che per aver acquisito una notorietà televisiva vengono utilizzati per parlare di tutto, tanto ci sarà sempre chi li ascolterà per il gusto di dire : "Lo dice X!" o "Ieri ho sentito la Y!". Persone che hanno "voglia" di apparire in TV. Si tratta di una consuetudine inquietante, perché la TV influenza la spontaneità, trascina dove non si sarebbe pensato, invoglia a "farsi un'immagine". Ma siamo martellati da pareri di "opinionisti-VIP", che in una TV rapace diventano facilmente ostaggi o talora marionette. Vorremmo una TV di qualità, in cui non ci interessa proprio che Pinco Pallino ci spieghi cosa pensa in quel momento, ma vorremmo che ci proponesse la vita vera, le storie vere, i drammi e le gioie delle persone comuni o non comuni, ma non più dei tuttologi. La TV può essere violenta e l'opinionista-VIP può chinare la testa e diventare solo uno specchio del nulla.