STORIE DI STRADA

YESTERDAY


 Da troppo tempo ero seduto sulla quella maledetta panchina. A fare cosa poi, a guardarmi indietro o ad aspettare la signora Godot o a non cominciare a leggere il capitolo successivo del Mio libro preferito? Nel mentre, mi guardavo attorno e sei (ri)passata a salutarmi. Il timore di me stesso mi ha impedito di pensare a cosa dire, cosa NON dire, come reagire a qualcosa di cui, credevo, fosse rimasta una piccola fiamma a consumare braci non ancora spente. Seduta, qui a fianco, più serena di un racconto pieno di mojiti e rollate in una viuzza del bronx dal sapore di tacos, entusiasta nel delineare ogni singolo momento scattato nella tua memoria. Una storia naturalmente bella e caotica, codiretta  da un soggetto a me sconosciuto, ma che ogni volta che ne parli, provoca un mezzo sorriso sul tuo viso. Intravedo una scintilla brillante si serenità. In me, contento per te. Non l’avrei detto, quella sera su quella stessa vecchia panchina ho capito di essere in pace... Che ci faccio ancora qui? Solo un saluto alla cara panchina che ha sopportato il mio peso per tanto tempo e ad un’amica ritrovata. Devo curare le mani tagliate.A mai più qui.