evalunaebasta

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Ci sono fiabe come quelle che legge una mamma quando sei piccola per farti dormire, che non puoi più dimenticare e le ripeti ad un figlio, se ce l’hai. E se non ce l’hai le ripeti all’infinito a te stessa, per non affondare. O tutt’e due le cose insieme. Perché una madre a volte rimane una bambina. Ed ha paura del buio, anche. Ci sono fiabe sempre a lieto fine. Che dopo che le hai sentite, decidi che anche tu vuoi un epilogo così. Che non puoi non desiderare un principe che ti salvi dai draghi sfidando la strega più cattiva che c’è. Poi ce ne sono altre. Fiabe semplici, che profumano di pane. Che raccontano di giorni normali. Che nessuno le legge o le tramanda. Che si vivono e basta. Fra un sogno e l’altro. Che si respirano nell’aria, tra una boccata di sigaretta e l’altra. Che ti strappano un sorriso, tra una lacrima e l’altra.Sono storie di giorni che sembrano tutti uguali, fatti di lavoro e doveri. Che ci sei infognata fino al collo. E di solito sei così stanca che dormi soltanto. Senza sentire. Senza pensare. Ma poi ti guardi dentro e ti stupisci lievemente. Perché è vero che tutto è rimasto uguale. Che le stelle sono ancora stelle, le paure paure, il sole sole. Solo che sei tu che sei diversa. E ti sembra tutto eccezionale.Ma non è che sei cambiata. Sei sempre la stessa. Solo che ti sai accettare. E sei sempre quella bambina che ascoltava le fiabe prima d'addormentarsi, ma forse, a differenza d'allora, hai molto più amore da donare.