evalunaebasta

Se mi si chiede chi me l’abbia fatta fare…


...io non ho risposte.E’ come domandarmi il motivo per cui mi sveglio sempre prestissimo per vedere l’alba o chiedermi perché adoro stringere i piedi cicciottelli di un neonato o ancora voler sapere perché trascorro ore a curare le piante del mio terrazzo. Io non ho risposte…son gesti che mi fanno star bene, che mi fanno sentire piena.Ecco…è questo per me il mio lavoro, non una fonte di reddito, ma qualcosa che mi gratifica nell’intimo.E solo grande senso di appagamento è ciò che provo accanto ai miei bambini.Se penso al mio primo giorno di scuola da insegnante mi prende ancora un groppo in gola.Era ottobre e io, timida e spaurita, affrontai la mia prima classe in una scuola privata. Avevo 19 anni…e la convinzione d’aver sbagliato tutto.Io, con i miei jeans stinti, poco c’entravo con quell’edificio dalle pareti austere. Io, con la mia borsa di tela colorata stridevo con i tailleur sobri delle altre colleghe.Forse è stata quella la prima ed ultima volta in cui mi son chiesta chi me l’avesse fatta fare, ma è durato un attimo, il tempo d’entrare in aula e vedere quei faccini puliti guardarmi con aria interrogativa, mentre s’alzavano in piedi in segno di rispetto…e da lì in poi è stato amore. Una terza elementare…solo 10 anni a dividere me e loro e una cattedra dietro la quale non mi sono mai seduta.Sì, quando penso a questi 27 anni e alle centinaia di bambini che ho visto crescere non posso che pensare ad un atto d’amore.Amore per i loro sorrisi di fronte ad un bel voto.Amore per il loro stupore di fronte a tutto ciò che per noi adulti è ovvio e scontato.Amore per i loro capricci e le loro lagne.Amore per i loro pianti davanti ad una difficoltà.Da quell’ottobre è passato tanto tempo…molto è cambiato, ma molto è rimasto uguale.Continuo a non sedere in cattedra, ma a preferire le loro sedioline scomode.Continuo ad indossare jeans e magliette colorate.Continuo ad emozionarmi ogni volta che impariamo insieme qualcosa di nuovo.Certo adesso ricorro alla chimica per avere ancora i capelli dello stesso colore dei miei 19 anni e per cercare di distendere la pelle del viso, ma mi sento ancora quella ragazza che creò tanto scandalo per il suo modo strambo di vedere la scuola…quella ragazza che diede il permesso di usare i muri dell’aula come grandi fogli su cui disegnare un’emozione, un pensiero, un’idea…quella ragazza che durante la ricreazione non si limitava a fare vigilanza sui minori, ma prendeva il pallone e giocava con loro.Ah, da quell’ottobre in poi mai nessuno più si è alzato in piedi al mio ingresso…entriamo in aula insieme, mentre ridendo ci raccontiamo tutto quello che ci va.Ai miei alunni di oggi, belli e spensierati nei loro 8 anni, a quelli che oggi hanno 13 anni e ogni sabato vengono a trovarmi per raccontarmi dei loro primi amori, a quelli di 18 che suonano al citofono di casa per raccontarmi dei loro progetti e a quelli della leva del ’74…quelli con cui ho cominciato questa mia splendida avventura…e pure a quelli che verranno....a tutti un grazie perché quella che sono lo devo anche a tutti loro.