evalunaebasta

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Da quel pozzo di San Patrizio degli sfigati che è la mia casella di posta, ricevo costanti ed appetitose candidature di potenziali principessi azzurri.
Questa volta, a scrivermi, è sto tizio qua.

"Mi sono iscritto perche sono allricerca di una persona/e con cui iniziare una buona conoscenza e poi se il destino o il fato........(o la sfiga, caro mio...dipende dai punti di vista).
Da tempo Stefano e alla ricerca (grande, mò inizia pure a parlare in terza persona singolare come l'omino di Arcore) di un rapporto vero romantico e ???? (e questi che sono? punti interrogativi esistenziali? non sei sicuro di quanto vai scrivendo?) , fatto di gestualita quotidiane (non so tu, ma io un bel gesto quotidiano te lo farei anche al volo),

E chissà come mai non ti avevo risposto, eh?

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Picchia fra cuore e cervello…e li annebbia come bruma.

Non è dolcezza, né sofferenza, ma una domanda…a bruciapelo.

“Cosa vuoi da me?”

Uscita dalla bocca spensierata di un ometto con cui, ultimamente, ho diviso spesso le giornate.

Non ho risposto perché mancava il tempo.

Addio…addio è l’ultima cosa che gli ho detto.

Non voglio niente, io.

Specialmente adesso.

Vorrei, piuttosto…anche se di frequente non posso.

Reclamare amore è inutile…desiderare vendetta è sterile.

Ecco, forse adesso ce l’ho, una risposta intelligente…un’affermazione che potrebbe servire ad accaparrarmi l’approvazione della gente.

Ma non è importante.

I miei pensieri, in fondo, sono misere cose da nulla.

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Fa un caldo boia.

Non dormo da notti e notti e ho le occhiaie girocollo, visibilissime anche sotto il trucco.

Sta stramaledetta febbricola non m'abbandona.

Berlusconi è sempre al governo.

Se proprio dovessi cercare una nota positiva in questa giornata, potrei dire che non mi ha investita un camion.

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_...dove eravamo ^rimasti???

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E' già da un po' che ci penso...un occhio al contatore e uno ai messaggi che ricevo.
Ogni tanto poi leggo i commenti del passato.
Siete stati in tanti ad essere passati di qua, a lasciare un segno, un saluto, una smorfia, una parola gentile.
Siete in tanti a leggermi quasi ogni giorno, ad aprire questa pagina per entrare per qualche minuto nella mia vita.
Io visito pochi blog, lascio pochi commenti, sono una pessima amica, temo.
Sono acidina, forse scontrosa, forse un po' ruvida, pecco d'ironia e intellettualismi.
Per me il blog è un gioco e per non perdere il ruolo di dura fingo che le emozioni suscitate dal virtuale non siano vere, vivide, concrete.
Però...però...
Odio fare la sentimentale e mi costa abdicare, anche se per poco, al mio ruolo ma...credo di volervi bene.
Anche se non vi conosco, anche se quanto sta nel web è virtuale, irreale, immaginifico, anche se oggi ci siete e domani vi stancherete delle mie sciocchezze, anche se leggete e non lasciate commenti.
Io non so che cosa spinga perfetti sconosciuti a interessarsi della vita di un'altrettanto sconosciuta, ma qualsiasi siano i motivi che vi portano qui e che qui vi fanno tornare, volevo dirvi, semplicemente, grazie.

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Se mi si chiede chi me l’abbia fatta fare…

...io non ho risposte.

E’ come domandarmi il motivo per cui mi sveglio sempre prestissimo per vedere l’alba o chiedermi perché adoro stringere i piedi cicciottelli di un neonato o ancora voler sapere perché trascorro ore a curare le piante del mio terrazzo.

Io non ho risposte…son gesti che mi fanno star bene, che mi fanno sentire piena.

Ecco…è questo per me il mio lavoro, non una fonte di reddito, ma qualcosa che mi gratifica nell’intimo.

E solo grande senso di appagamento è ciò che provo accanto ai miei bambini.

Se penso al mio primo giorno di scuola da insegnante mi prende ancora un groppo in gola.

Era ottobre e io, timida e spaurita, affrontai la mia prima classe in una scuola privata. Avevo 19 anni…e la convinzione d’aver sbagliato tutto.

Io, con i miei jeans stinti, poco c’entravo con quell’edificio dalle pareti austere. Io, con la mia borsa di tela colorata stridevo con i tailleur sobri delle altre colleghe.

Forse è stata quella la prima ed ultima volta in cui mi son chiesta chi me l’avesse fatta fare, ma è durato un attimo, il tempo d’entrare in aula e vedere quei faccini puliti guardarmi con aria interrogativa, mentre s’alzavano in piedi in segno di rispetto…e da lì in poi è stato amore. Una terza elementare…solo 10 anni a dividere me e loro e una cattedra dietro la quale non mi sono mai seduta.

Sì, quando penso a questi 27 anni e alle centinaia di bambini che ho visto crescere non posso che pensare ad un atto d’amore.

Amore per i loro sorrisi di fronte ad un bel voto.

Amore per il loro stupore di fronte a tutto ciò che per noi adulti è ovvio e scontato.

Amore per i loro capricci e le loro lagne.

Amore per i loro pianti davanti ad una difficoltà.

Da quell’ottobre è passato tanto tempo…molto è cambiato, ma molto è rimasto uguale.

Continuo a non sedere in cattedra, ma a preferire le loro sedioline scomode.

Continuo ad indossare jeans e magliette colorate.

Continuo ad emozionarmi ogni volta che impariamo insieme qualcosa di nuovo.

Certo adesso ricorro alla chimica per avere ancora i capelli dello stesso colore dei miei 19 anni e per cercare di distendere la pelle del viso, ma mi sento ancora quella ragazza che creò tanto scandalo per il suo modo strambo di vedere la scuola…quella ragazza che diede il permesso di usare i muri dell’aula come grandi fogli su cui disegnare un’emozione, un pensiero, un’idea…quella ragazza che durante la ricreazione non si limitava a fare vigilanza sui minori, ma prendeva il pallone e giocava con loro.

Ah, da quell’ottobre in poi mai nessuno più si è alzato in piedi al mio ingresso…entriamo in aula insieme, mentre ridendo ci raccontiamo tutto quello che ci va.

Ai miei alunni di oggi, belli e spensierati nei loro 8 anni, a quelli che oggi hanno 13 anni e ogni sabato vengono a trovarmi per raccontarmi dei loro primi amori, a quelli di 18 che suonano al citofono di casa per raccontarmi dei loro progetti e a quelli della leva del ’74…quelli con cui ho cominciato questa mia splendida avventura…e pure a quelli che verranno....a tutti un grazie perché quella che sono lo devo anche a tutti loro.

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Se c'è una cosa che mi fa imbestialire, e neanche poco, sono i rumori forti.
Mi infastidiscono, mi terrorizzano, mi mandano il cuore in gola.
Ma lavoro con bambini di 8 anni che, spesso, regrediscono ad uno stadio ancora più infantile con scherzi degni di un bienne...e vabbè!
E così, eccoli farmi scoppiare alle spalle, durante la ricreazione, mentre sono intenta nella sacra arte della correzione dei loro compiti, sacchetti e palloncini, in un continuo, tripudioso e garrulo attentato alle mie trombe di Eustacchio.
Nonchè alle mie coronarie.
Oggi, ennesimo scoppio (del sacchetto e delle coronarie).
E' stato in quel preciso istante che, con voce acuta e stridula ho strepitato sibilando con una mano sul cuore (che fa tanto eroina romantica!) una frase che ha fatto il giro della scuola...

C'è chi ha l'ulcera, chi ha la gastrite, chi ha le piaghe...ma io no, io non sono così fortunata...io ho voi....ma solo perchè gli altri hanno potuto scegliere prima di me!!

Aòòòò...quanno ce vò ce vò!!!!!

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...e dopo aver trascorso 2 anni ad abituare i miei bimbi alla collaborazione, alla condivisione col compagno in difficoltà, al tutoring tra pari...arrivano loro, le tanto temute prove INVALSI.

Lo scopo dovrebbe essere quello di valutare l'efficienza e l'efficacia del sistema scolastico, già...dovrebbe.

In realtà è da 2 settimane che cerco di curare l'ansia di genitori e bambini che domani affronteranno la prova d'italiano e matematica.

Ma come è possibile valutare il sistema scolastico propinando 14 domande del test d'italiano in 30 minuti a bambini di 8 anni?

Adoro vederli ragionare, porre domande, stimolarli ad un atteggiamento critico nei confronti di qualsiasi informazione e domani saranno lì...in 25...scelti non so in base a quale criterio dal Ministero (ovviamente del gruppo non fanno parte i diversamente abili...che costituiscono un "problema" per la classe e per la corsa a ricevere il punteggio più alto), con insegnanti diversi da quelli che abitualmente li accolgono ogni giorno.

Verrà loro consegnata una penna non cancellabile...per la prima volta saranno soli di fronte agli inevitabili errori e scriveranno qualcosa senza avere possibilità di tornare sui loro passi.

E avranno tra le mani il loro bel fascicoletto che i signori di Roma hanno confezionato  con domande uguali per tutti...che i bimbi siano dello Zen di Palermo, dei quartieri spagnoli di Napoili o dei Parioli a loro poco importa...per essere valutati efficienti DEVONO saper rispondere a quelle benedette 14 domande.

Non preoccupatevi piccolini miei e dormite sereni...qualunque sia il vostro risultato, qualunque sia la valutazione finale so che ce la metterete tutta...a me importa solo questo.

E domani farò il possibile per entrare in quell'aula che sarà più blindata della cassaforte d'una banca, per  darvi coraggio...

Io credo in voi, credo nelle vostre debolezze, nelle vostre paure, nei vostri dubbi.

In bocca al lupo, campioni!!!! A voi e a tutti i vostri compagni della seconda primaria di questo nostro giustissimo Paese.

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"Acqua e sapone sei bellissima"...me l'ha detto una donna.

"Sei una donna impegnativa. Metti quasi paura"...me l'ha detto un uomo.

Siamo alle solite...io piaccio alle donne.

Agli uomini no, al massimo li metto in fuga.