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BOICOTAGGIO EVOLUZIONISTA A BERGAMO E MILANO

Post n°36 pubblicato il 10 Novembre 2009 da redazioneorigini

CONGRESSO AISO:PRIME CONSIDERAZIONI
 

BOICOTAGGIO EVOLUZIONISTA A BERGAMO E MILANO

Gli evoluzionisti perdono un’occasione per illuminare gli ignoranti

di Mihael Georgiev


Si è appena concluso il convegno del 16 e 17 ottobre, organizzato da AISO a Milano, con il titolo Cosa resta di Darwin? L’iniziativa, programmata come parte degli eventi collegati al bicentenario della nascita di Darwin, avrebbe dovuto tenersi in due sedi, una all’Università di Bergamo, l’altra a Milano. L’intenzione era di organizzare una tavola rotonda per un confronto di idee tra chi la pensa in modo opposto. Allo scopo erano stati invitati degli esponenti evoluzionisti del mondo scientifico e ateo (UAAR). Ma, all’ultima ora, la sede universitaria è stata negata, e tutti gli evoluzionisti – tranne uno – che in un primo momento avevano accettato l’invito, si sono rifiutati di partecipare. Così, anziché tavola rotonda, si è avuto un tavolo con un ospite d’onore, il Professor Roberto Verolini, che ringraziamo sperando che si sia sentito a suo agio.

Le rinunce non sono state per noi una sorpresa, però pongono alcuni interrogativi. Conosciamo, certo, come certuni ci descrivono; evitando il turpiloquio, l’elenco abbreviato degli aggettivi più usati sono: reazionari, oscurantisti, antiscientifici, antistorici, anticulturali, ignoranti. Mi si perdoni l’arroganza, ma personalmente, data la fonte di tali descrizioni, le considero un complimento.

Il problema è un altro. In Italia i rappresentanti del mondo accademico, per fare ricerca, spesso sono costretti ad emigrare all’estero. Pensavo che, in questa situazione, avrebbero con più entusiasmo dedicato il proprio talento e conoscenze all’attività didattica e divulgativa. Sono infatti convinto che diffondere sapienza, conoscenza e cultura non è meno nobile che inseguire un premio Nobel. E invece pare che l’impegno prioritario di alcuni dei nostri accademici è di partecipare alla raccolta di firme su un noto quotidiano. Ma sforzarsi a divulgare le proprie idee, questo no, meglio lasciare il compito alle vecchie e nuove stelle della TV e della carta stampata, prestati dal giornalismo o la matematica alla biologia.

Per come lo vedevo io, l’evento di Milano (e Bergamo) offriva agli evoluzionisti un pubblico di oltre 100 persone i quali, anche se considerate da loro prevalentemente “reazionari, oscurantisti, antiscientifici, antistorici, anticulturali e ignoranti”, erano disposte e curiose di conoscere con educazione e rispetto le loro tesi. Ma i docenti hanno perso questa occasione.

Il perché delle rinunce a partecipare e la negazione della sede universitaria? Non farò dei nomi, ovviamente. Ma qualcuno aveva declinato direttamente e responsabilmente l’invito, e si tratta di persone con i quali personalmente mi lega (spero) reciproca stima. Più difficile capire coloro che prima hanno detto di sì, ma poi l’ultima ora hanno detto di no. Improvviso ripensamento? Paura di non saper difendere le proprie posizioni di fronte a chi la pensa diversamente? Rifiuto di partecipare ad una riunione pubblica per paura di contagio dal virus dell’influenza suina? Obbedienza agli ordini di scuderia (umanamente comprensibile, anche se non codificata in obblighi contrattuali)? A proposito di scuderie, ho l’impressione che il glorioso Istituto per l’Ateismo scientifico presso il Comitato centrale del Partito comunista dell’URSS, chiuso nel 1991, in realtà si è trasferito idealmente in Occidente; non è un’idea strampalata: se non ricordo male, qualcuno aveva offerto ospitalità in Italia addirittura alla mummia di Lenin. Per favore, non accusatemi di parlare di politica: la mummia è oggetto della medicina, e il rapporto tra scienza, fede e ateismo appartiene alla sfera della filosofia, quindi la politica non c’entra. E se vedo certe analogie non è perché sono più intelligente, ma perché, avendo vissuto per ventidue anni oltre la cortina di ferro, sono di pieno diritto “uomo dei due mondi”, senza offese al Festival di Spoleto. E di questi due mondi discuto pubblicamente solo gli aspetti filosofici e ideologici, non certo quelli politici.

 


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