Pievani “bacchettato”, la verità sull’evoluzionismo.

Post n°39 pubblicato il 29 Novembre 2009 da redazioneorigini

Di Fabrizio Fratus

Da ormai molti anni mi occupo di antievoluzionismo e vengo tacciato come incompetente, nello specifico posso raccontare di come Cavalli Sforza, durante l’Infedele  trasmissione condotta da Gad Lerner su Darwin, mi disse che se non ero biologo non potevo comprendere la teoria di Darwin. Compresi subito la stupidità dell’affermazione ma non mi venne data possibilità di replica.

 

Oggi, però, finalmente le cose stanno cambiando. Telmo Pievani su Micromenga (autorevole rivista scientifica) ha firmato l’articolo che “attacca” il convegno organizzato dal CNR (Centro Nazionale di Ricerca) sull’evoluzionismo che ha dato vita al libro: L’EVOLUZINISMO: TRAMONTO DI UN’IPOTESI, a cura di Roberto De Mattei, vicepresidente CNR, edizione Cantagalli.

 

Il pensiero “dogma” di Pievani e della nomenclatura evoluzionista lo consociamo bene e da sempre sosteniamo con fatti, e non interpretazioni, che la teoria neodarwiniana non è una teoria scientifica ma filosofia. Pievani è il responsabile del sito http://www.pikaia.eu che cerca di informare/disinformare sulla teoria di Darwin con scritti e attacchi che non hanno mai prove sostanziali ma solo presunte.

 

De Mattei su “Il Giornale” di ieri, sabato 28 novembre 2009 pag. 32, ha risposto a Pievani scrivendo che prima di commentare avrebbe dovuto acquistare il libro e leggerlo scoprendo che il testo ha carattere scientifico ed avrebbe evitato di replicare in modo approssimativo e manicheo.

Ha definito Pievani un fanatico dell’evoluzionismo e sostanzialmente (gli evoluzionisti) non sanno di cosa parlano a partire dalla stessa teoria che continua ad “essere una sorta di oggetto scientifico non identificato”. Chi parla non è un referente senza credenziali, ma bensì il vicepresidente del CNR. Il testo in questione include saggi si scienziati internazionali come: Guy Berthault, Jean de Pontcharra, Maciej Giertych, Pierre Rabischong  ed altri.

Nell’articolo, De Mattei, spiega come per Pievani e combriccola “per ovviare alla mancanza di dimostrazione scientifica, l’evoluzionismo pretende di sostituire alla causalità, la casualità. Il caso diviene la spiegazione dell’inspiegabile. In questa prospettiva Pievani teorizza  che un elemento talmente improbabile può realizzarsi in seguito ad un’enorme quantità di tentativi nel corso di miliardi di anni. Ma il tempo non produce differenza: ciò che è impossibile sotto i rapporti di causa-effetto rimane tale per sempre”.

L’articolo prosegue specificando come la teoria non sia oggetto della scienza e di come in realtà gli evoluzionisti difendono una loro posizione fideistica. La scienza non si evolve.

 

Simpaticamente mi viene da ricordare come Daniele Formenti (amico di Pievani e appartenente alla nomenclatura evoluzionista) spiegò sul suo sito il problema riguardante le conferenze di Stefano Bertolini al Museo di scienza naturali di Brescia e cioè che Bertolini non era un esperto quanto Pievani a cui non è stato “permesso” di parlare.

In riferimento a quanto scritto da Formenti oggi possiamo chiedergli su quali basi Pievani e tutto Pikaia è da ritenere esperto dell’argomento?
Il vicepresidente del CNR, quindi scienziato ricercatore, ha spiegato che Pievani e gli evoluzionsiti non sanno di cosa parlano.

 

In un precedente articolo dal titolo “La nomenclatura intellettuale italiana ignora la cultura scientifica” (http://66.71.135.49/articolo.php?id_articolo=29028 ) sostenevo che in Italia “In tutti i campi vi è una nomenclatura intellettuale autoreferenziale organizzata a tal punto che ogni questione o ipotesi non condivisa viene automaticamente oscurata e derisa. Domina il pensiero unico. Per lo più in collegamento globale, sostenuto proprio da coloro che contestano la globalizzazione.  È una scuola che nasce lontano ed è cresciuta nell’indifferenza. Nel mondo si dibatte e si discute su evoluzionismo e Intelligent Design, su neodarwinismo e neocreazionismo, su ateismo e teismo, ma in Italia no.  Appena qualcuno fa notare che la teoria di Darwin è in crisi in America, in Europa, in Russia ecc., la nomenclatura intellettuale si chiude a riccio ridicolizzando coloro che fanno notare un dato evidente a tutti, cioè  che le scoperte scientifiche hanno sviluppato correnti di pensiero che negano “l’ideologia naturalista”.

Nella sostanza sostengo che il nostro mondo accademico è lontano dal dibattito scientifico europeo e mondiale, non sa di cosa si parla e specificatamente è fermo ad un’impostazione scientifica dell’800.

 

In questi mesi le librerie sono piene di testi in favore della teoria di Darwin, testi che partono non da fatti relativi ad esperimenti ed ad osservazioni ma testi che si fondano sul presupposto fondante che la teoria dell’evoluzione della specie sia scientifica perché l’uomo esiste e altre ipotesi non possono essere contemplate anche se più ragionevoli e plausibili. Nessuno di noi può credere che il semplice possa diventare complesso solamente con il passare del tempo. Nessuno di noi può credere che dove non vi è informazione con il passare di lunghi periodi la si potrà trovare (l’Informazione). Nessuno ragionevolmente può comprendere la validità della teoria neodarwiniana se non entra nella logica della filosofia naturalista.

 

Nel 2002 organizzai con gli studenti del liceo Vittorini la prima assemblea studentesca con la presenza di professori e scienziati  non evoluzionisti (F. De Angelis, R. Nalin, M. Georgiev) e il 17 febbraio 2003 con i ragazzi di Alleanza Studentesca lanciammo la prima settimana antievoluzionista (La settimana antievoluzionista http://www.creazionismo.org/Articolo.asp?id=60); ci presero tutti in giro.

 

Oggi siamo noi a prendere i giro i vari detrattori di un’iniziativa di carattere culturale che, anticipando tutti, ha contribuito a portare l’Italia a discutere di un argomento presentato come certezza ma che in realtà è solo fondamento di impostazione ideologica.

 

Con buona pace dei vari Pievani, Oddifreddi, Formenti e combriccola varia la verità è ormai accessibile a tutti; di come mai esiste l’uomo, da dove veniamo e perché ci siamo nessuno lo sa. La vita è un mistero.

www.origini.info

http://antidarwin.wordpress.com/

 
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IL CREAZIONISMO: CERTEZZA DELLA FEDE AMMESSA DALLA SCIENZA

Post n°38 pubblicato il 24 Novembre 2009 da redazioneorigini

La posizione dell’AISO sul creazionismo e la scienza

di Mihael Georgiev

Scienza e “creazionismo”

Forse deluderò qualcuno dei nostri sostenitori dichiarandomi disposto a dar ragione a Telmo Pievani, che sul sito Pikaia scive:in tutte le accezioni note del termine, il ‘creazionismo’ non può avere nulla a che vedere con la scienza e con la storia naturale”, vedi

http://www.pikaia.eu/easyne2/LYT.aspx?IDLYT=283&Code=Pikaia&ST=SQL&SQL=ID_Documento=4836).

Condivido, ovviamente, solo la parte della sua dichiarazione evidenziata in neretto, dato che sono abituato ad essere preciso e parlare di “scienza” e di “storia naturale” separatamente. Del resto, Pievani stesso le considera due cose diverse, altrimenti non le avrebbe separate.

La scienza

Per quanto riguarda la scienza, contestare la dichiarazione di Pievani sarebbe tanto inutile quanto il discutere se il giocatore di calcio dichiarato dall’arbitro “fuori gioco” fa parte o meno del gioco. Infatti, vi è un largo consenso sulla necessità che la scienza per definizione, cioè a priori, fornisca solo spiegazioni in termini di processi naturali. Ma c’è di più. Dal punto di vista pratico lo scienziato – credente o ateo che sia – deve accettare che, parafrasando Pievani – la scienza è materialistica “in tutte le accezioni note del termine”. Cercare di creare una nuova scienza, la “creation science” (o “scientific creationism”), da contrapporre alla “materialistic” (o “evolutionary” o “atheistic”) science, come si è fatto creando una seconda federazione mondiale di pugilato, non ha senso. Purtroppo – o per fortuna – il precedente c’è, nell’ex Unione Sovietica, tra il 1938 e 1963. E bene ricordarlo perché purtroppo non è solo un ricordo del passato, ma riguarda anche il presente.

Scienziati “creazionisti” e scienziati atei

Per noi dell’AISO essere scienziati non ha nulla a che vedere col essere “creazionisti” o atei, Significa semplicemente che, oltre ad essere uomini di scienza, si è anche uomini di fede se creazionisti, oppure anche atei se ateisti. Ma la scelta del campo – quello della fede o quello ateo – non dipende in alcun modo dalla scienza o da prove scientifiche. E non influisce assolutamente sulla qualità del lavoro scientifico. Gli scienziati creazionisti non sono per nulla inferiori nella qualità del lavoro di ricerca, professionale e didattico, rispetto agli scienziati atei. Svolgono, o hanno svolto il loro lavoro con benefici per i loro colleghi, datori di lavoro, studenti e pubblico, nella massima correttezza e rispetto delle idee altrui. Hanno scoperto leggi fondamentali della natura, inventato, progettato e realizzato apparecchiature di alta tecnologia nel sono tra i massimi esponenti dell’ingegneria genetica, hanno fatto scoperte nel campo aerospaziale e della medicina, l’ingegneria genetica, per non parlare dell’astronomia, la fisica, la matematica la medicina. L’ostilità nei loro confronti non è motivata da considerazioni inerenti alla loro attività di scienziati, ma alla loro scelta di campo della fede.



La storia naturale

La storia naturale è qualcosa di diverso dalla scienza nel senso galileiano del termine. La differenza tra le due c’è in tutte le accezioni note del termine ed è qualitativa piuttosto che di grado. Se guardiamo il mondo che conosciamo, costatiamo che ad una serie di domande sulla storia naturale la scienza – “in tutte le accezioni note del termine” – non è in grado di rispondere. Prendiamo ad esempio l’origine dell’universo. Da cosa e come è iniziato? La scienza non da una risposta soddisfacente a nessuna delle due domande, e a dirlo non sono solo i creazionisti. Identico il problema dell’origine e lo sviluppo della vita sulla Terra. Certo, sono possibili delle estrapolazioni che fissano l’età dell’universo e della Terra rispettivamente a 13,8 e 4,3 miliardi di anni, ma utilizzando altri dati, le stesse estrapolazioni danno età diverse. Per non parlare che, partendo da un numero elevato di altri dati ancora, è certamente possibile che la Terra sia addirittura giovane. Semplicemente non abbiamo una risposta scientifica univoca, tutto qui. Il fatto poi che vi sia ampio consenso per una teoria non equivale ad una prova dimostrativa, ma è semplicemente il risultato del conteggio delle opinioni degli scienziati.

Lo scontro tra creazionismo ed evoluzione

Lo scontro tra “creazionismo” ed “evoluzionismo” avviene interamente nel campo della storia naturale, non in quello della scienza galileiana. La storia del mondo non può essere dimostrata, al massimo costruita su degli “indizi” che lasciano aperta la strada a diverse interpretazioni. Gli evoluzionisti materialisti pretendono che la spiegazione sia esclusivamente materialistica, altrimenti non sarebbe “scientifica”. Noi crediamo che in tal caso semplicemente non sarebbe materialistica e punto. Gli scienziati membri, simpatizzanti o collaboratori dell’AISO, e molti altri che condividono la nostra impostazione, hanno in comune la mente aperta e non aprioristicamente preclusa alle interpretazioni non materialistiche dei fatti della storia naturale. Ma sanno distinguere tra obblighi istituzionali di insegnamento e convinzioni personali. Nella sua lunga carriera didattica Giuseppe Sermonti non ha mai usato le ore di lezioni per propinare agli studenti le proprie idee, in contrasto con il curriculum d’insegnamento. Non le ha nemmeno tenute nascoste, ma le ha rese pubbliche solo in seminari, conferenze, libri e risposte agli studenti. L’abuso di potere per proporre le proprie idee impedendone ogni critica oggi è praticato da altri. Il fatto che sono la quasi totalità dei docenti non dimostra la validità di ciò che insegnano, ma dipende dalla scelta della cultura dominante quale visione del mondo sponsorizzare.

Bibbia e storia naturale

Per quanto riguarda la storia naturale, semplificando possiamo dire che la differenza tra lo scienziato credente e quello ateo è che per il primo la storia del mondo non è dovuta al caso, mentre per il secondo è dovuta al caso. Fin qui il discorso è sul piano, per così dire, filosofico. In questa accezione del termine, il “creazionismo” è una posizione filosofica rappresentata dal noto movimento Progetto Intelligente (Intelligent Design). Ma non finisce qui.

Una cosa è credere in una qualche intelligenza superiore che ha messo in esistenza il mondo e ne ha programmato lo sviluppo, altra cosa è ritenere, ad esempio, che la Bibbia racconta la vera storia del mondo. Su questo punto vi sono comprensibili fraintendimenti, preconcetti e pregiudizi. Non possiamo entrare nei dettagli del perché di questa situazione. Ma vale la pena di sottolineare il paradosso che biblica o no, la convinzione o la fede – perché di questo si tratta – in un Progetto intelligente qualsiasi oppure nella plausibilità o veridicità del racconto biblico è una questione interna al creazionismo e non dovrebbe interessare più di tanto gli evoluzionisti atei. Invece li interessa fino al punto che – a dire il vero in buona compagnia di molti evoluzionisti teisti – spesso bollano i “creazionisti biblici”, escludendoli da una specie di “arco costituzionale”, termine familiare per noi italiani, all’interno del quale comunque sono, ovviamente, divisi. Noi non riconosciamo la validità di questo arco costituzionale, almeno che non abbia significato squisitamente politico, e in tal caso non ci interessa. Non tutti tra noi hanno vedute identiche su ogni singolo punto. Ma tutti riconoscono la legittimità della studio della storia del mondo in riferimento alla storia biblica.

Le interpretazioni dei racconti storici della Bibbia

Qui entriamo in un campo di fede che non dovrebbe interessare tanto gli atei, quanto i fratelli di fede, “maggiori” o non che siano. Il problema sconfina nel campo dell’esegesi biblica e dipende dalla comprensione e coscienza individuali e, perché no, all’appartenenza ad uno specifico gruppo religioso. In questo campo i membri e collaboratori di AISO non hanno idee identiche, e le dispute teologiche non sono tra le nostre priorità. Va detto che nessuna denominazione cristiana (o ebraica) esige adesione dogmatica ad una specifica e dettagliata interpretazione. Se non lo fanno le chiese, figurarsi AISO. Però sia nella tradizione rabbinica che in quella cattolica, come anche nelle varie divisioni della cristianità, nessuna autorità ha bollato come eresia il credo nel racconto biblico. Basta citare Francesco Redi e Niccolò Stenone, rappresentanti degli scienziati cattolici, e Papa Leone XIII, rappresentante l’Alto Magistero della Chiesa. Ebbene, nell’Enciclica Providentissimus Deus Leone XIII raccomanda “di non allontanarsi per nulla dal senso letterale e ovvio delle Scritture, tranne nel caso che “vi sia una qualche ragione che non permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di lasciarlo”. Per alcuni degli scienziati credenti le teorie scientifiche della storia del mondo non sono una ragione o necessità che impongono di abbandonare il senso ovvio, aggiungerei storico delle Scritture. Questa è la anche la posizione dell’AISO, sostenuta in base di ragionamento e non imposta da una specifica autorità ecclesiastica, dato che AISO non è una associazione denominazionale. D’altra parte in questo campo anche l’Alto Magistero della Chiesa si limita al consiglio, vale a dire lascia lo scienziato libero di decidere con la propria ragione e competenza fino a che punto è difendibile il testo biblico e come interpretarlo alla luce delle conoscenze scientifiche. Questo è spiegato per inciso da Papa Benedetto XVI, che riconosce la sovranità delle idee degli scienziati riguardo la storia naturale: «È compito delle scienze naturali chiarire attraverso quali fattori l’albero della vita si differenzia e si sviluppa, mettendo nuovi rami. Non spetta alla fede». (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI: In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato. Torino, Lindau, 2006 (prima edizione 1986), p. 78).

Il modo in cui lo scienziato interpreta la storia naturale è un percorso ed una esperienza personale. Che non si identifica con il campo della fede, ma riguarda quelli che san Tommaso d’Aquino chiama “preamboli della fede”. Oltre non può andare. Né può dimostrare la veridicità del racconto storico delle origini, né può fare da qualcuno un cristiano migliore. L’esperienza cristiana è rappresentata meglio da altri testimoni che con la scienza c’entrano poco, ad esempio madre Teresa di Calcutta, per citare un nome conosciuto.

In conclusione siamo d’accordo che il “creazionismo” “in tutte le accezioni note del termine non può avere nulla a che vedere con la scienza” nel senso galileiano del termine. Il creazionismo non è scienza ma fede, però fede ammessa e non contraddetta dalla scienza. Per quanto riguarda la “storia naturale”, il discorso è un po’ diverso. In questo campo la scienza galileiana non da risposte migliori delle interpretazioni non materialistiche. I fatti conosciuti sono interpretabili in modi diversi. Ed i scienziati “creazionisti” si distinguono per la loro mente aperta, dato che non precludono – per preconcetto o pregiudizio – lo studio delle interpretazioni non materialistiche. E noi dell’AISO teniamo la mente ancora più aperta fino ad includere come ipotesi passibile di verifica anche la storia del mondo narrata nella Bibbia.

La scelta di campo creazionista o ateo non impedisce di essere buoni scienziati. E non lo impedisce nemmeno l’interpretare la storia del mondo in chiave creazionista oppure atea. Lo impedirebbe solo il non rispetto delle leggi naturali. Per essere buoni scienziati e naturalisti non è necessario essere materialisti o atei o sostenere una particolare visione della storia. Almeno fino a quando gli esami di ammissione alle università non vengano sostituiti con giuramento di fedeltà al materialismo ateo.

 
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A PROPOSITO DEL CONGRESSO

Post n°37 pubblicato il 24 Novembre 2009 da redazioneorigini

 

A proposito del I° Congresso Creazionista in Italia.

 

Un vecchio adagio dice che gli assenti hanno sempre torto. Il riferimento è ovviamente a chi non ha voluto e non a chi non ha potuto presenziare.

Il torto è quello aver perso un’occasione per constatare de visu che il Creazionismo si occupa di scienza e non di misteri.

Chi invece pensava che il Congresso si sarebbe sviluppato tra una preghiera e un rosario è rimasto deluso.

Per contestare i fondamenti filosofici della Teoria dell’evoluzione , i relatori creazionisti presenti al Congresso hanno presentato argomenti , fatti, concetti, formule matematiche , algoritmi, rimanendo assolutamente nell’alveo del pensiero scientifico e suggerendo soluzioni alternative all’evoluzione biologica senza dover chiedere ai numerosi presenti di abbandonarsi alla fede.

Dall’altra parte, quella degli evoluzionisti, si deve dare atto all’unico “sopravvissuto” di una grande onestà intellettuale” nella misura in cui ha ammesso le grandi difficoltà della teoria dell’evoluzione di spiegare alcuni fatti, primo fra tutti l’origine della vita.

E’ stata altresì l’occasione per sottolineare e chiarire (bravissimo l’ing. Bertolini)alcuni grossolani equivoci cavalcati solitamente dai denigratori del creazionismo a proposito di ciò in cui credono i creazionisti (una vecchia canzone di Jannacci dice “…quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire…oh yes” ).

Ma ciò che veramente mi ha colpito e credo che la sensazione sia totalmente condivisibile dai presenti, è stato il clima di grande rispetto reciproco sia nei riguardi delle idee presentate che delle persone, di serenità e civiltà nel confrontarsi pur partendo da posizioni così distanti. Come si conviene tra uomini in cerca di un possibile dialogo

 

 

Ferdinando Catalano

 
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BOICOTAGGIO EVOLUZIONISTA A BERGAMO E MILANO

Post n°36 pubblicato il 10 Novembre 2009 da redazioneorigini

CONGRESSO AISO:PRIME CONSIDERAZIONI
 

BOICOTAGGIO EVOLUZIONISTA A BERGAMO E MILANO

Gli evoluzionisti perdono un’occasione per illuminare gli ignoranti

di Mihael Georgiev


Si è appena concluso il convegno del 16 e 17 ottobre, organizzato da AISO a Milano, con il titolo Cosa resta di Darwin? L’iniziativa, programmata come parte degli eventi collegati al bicentenario della nascita di Darwin, avrebbe dovuto tenersi in due sedi, una all’Università di Bergamo, l’altra a Milano. L’intenzione era di organizzare una tavola rotonda per un confronto di idee tra chi la pensa in modo opposto. Allo scopo erano stati invitati degli esponenti evoluzionisti del mondo scientifico e ateo (UAAR). Ma, all’ultima ora, la sede universitaria è stata negata, e tutti gli evoluzionisti – tranne uno – che in un primo momento avevano accettato l’invito, si sono rifiutati di partecipare. Così, anziché tavola rotonda, si è avuto un tavolo con un ospite d’onore, il Professor Roberto Verolini, che ringraziamo sperando che si sia sentito a suo agio.

Le rinunce non sono state per noi una sorpresa, però pongono alcuni interrogativi. Conosciamo, certo, come certuni ci descrivono; evitando il turpiloquio, l’elenco abbreviato degli aggettivi più usati sono: reazionari, oscurantisti, antiscientifici, antistorici, anticulturali, ignoranti. Mi si perdoni l’arroganza, ma personalmente, data la fonte di tali descrizioni, le considero un complimento.

Il problema è un altro. In Italia i rappresentanti del mondo accademico, per fare ricerca, spesso sono costretti ad emigrare all’estero. Pensavo che, in questa situazione, avrebbero con più entusiasmo dedicato il proprio talento e conoscenze all’attività didattica e divulgativa. Sono infatti convinto che diffondere sapienza, conoscenza e cultura non è meno nobile che inseguire un premio Nobel. E invece pare che l’impegno prioritario di alcuni dei nostri accademici è di partecipare alla raccolta di firme su un noto quotidiano. Ma sforzarsi a divulgare le proprie idee, questo no, meglio lasciare il compito alle vecchie e nuove stelle della TV e della carta stampata, prestati dal giornalismo o la matematica alla biologia.

Per come lo vedevo io, l’evento di Milano (e Bergamo) offriva agli evoluzionisti un pubblico di oltre 100 persone i quali, anche se considerate da loro prevalentemente “reazionari, oscurantisti, antiscientifici, antistorici, anticulturali e ignoranti”, erano disposte e curiose di conoscere con educazione e rispetto le loro tesi. Ma i docenti hanno perso questa occasione.

Il perché delle rinunce a partecipare e la negazione della sede universitaria? Non farò dei nomi, ovviamente. Ma qualcuno aveva declinato direttamente e responsabilmente l’invito, e si tratta di persone con i quali personalmente mi lega (spero) reciproca stima. Più difficile capire coloro che prima hanno detto di sì, ma poi l’ultima ora hanno detto di no. Improvviso ripensamento? Paura di non saper difendere le proprie posizioni di fronte a chi la pensa diversamente? Rifiuto di partecipare ad una riunione pubblica per paura di contagio dal virus dell’influenza suina? Obbedienza agli ordini di scuderia (umanamente comprensibile, anche se non codificata in obblighi contrattuali)? A proposito di scuderie, ho l’impressione che il glorioso Istituto per l’Ateismo scientifico presso il Comitato centrale del Partito comunista dell’URSS, chiuso nel 1991, in realtà si è trasferito idealmente in Occidente; non è un’idea strampalata: se non ricordo male, qualcuno aveva offerto ospitalità in Italia addirittura alla mummia di Lenin. Per favore, non accusatemi di parlare di politica: la mummia è oggetto della medicina, e il rapporto tra scienza, fede e ateismo appartiene alla sfera della filosofia, quindi la politica non c’entra. E se vedo certe analogie non è perché sono più intelligente, ma perché, avendo vissuto per ventidue anni oltre la cortina di ferro, sono di pieno diritto “uomo dei due mondi”, senza offese al Festival di Spoleto. E di questi due mondi discuto pubblicamente solo gli aspetti filosofici e ideologici, non certo quelli politici.

 


 
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CONGRESSO AISO: COSA RESTA DI DARWIN?

Post n°35 pubblicato il 10 Novembre 2009 da redazioneorigini

  

Cosa resta di Darwin ?

di Giovanni De Meo

 

Il 16 e il 17 ottobre si è svolto, presso l’Hotel Jolly Touring di Piazza della Repubblica a Milano, il primo congresso creazionista.

Si è trattato di un avvenimento che è stato lungamente atteso e che è stato altrettanto meticolosamente organizzato.

Nulla è stato lasciato al caso: i contatti, gli invitati, la sede e tutto ciò che poteva determinare la buona riuscita di questo avvenimento.

Ho parlato di avvenimento perché proprio il 2009, per una duplice ricorrenza, è l’anno dedicato al celebre naturalista Charles Darwin. Il 1809, infatti, è il suo anno di nascita, mentre il 1859 è l’anno di pubblicazione del suo primo e più celebre libro Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale, Ovvero la conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita.

Mihael Georgiev, medico di origini bulgare, caporedattore del sito www.origini.info , collaboratore, dal 2002, con l’Associazione Italiana Studi sulle Origini - AISO – afferma che “un convegno dal titolo “Cosa resta di Darwin” è già di per sé provocatorio, dato che si chiede “cosa resta” di un personaggio issato alla massima gloria e celebrato con festeggiamenti globali. Eppure dietro le quinte dello spettacolo globale, c’è parecchio di cui discutere”.

Proprio per questo motivo sono stati invitati relatori che avrebbero potuto rappresentare lo spettro completo delle diverse vedute sull’argomento.

Purtroppo questo non è accaduto perché mentre alcuni erano impossibilitati, altri si sono semplicemente rifiutati, alcuni addirittura all’ultimo minuto, d’intervenire.

Il primo appuntamento, ad esempio, era stato fissato presso l’Università di Bergamo. Nella locandina d’invito appaiono i nomi di due relatori che avevano accettato d’intervenire. A ridosso dell’avvenimento, però, tutto è stato bloccato perché, come recita la locandina che forzatamente è stata riscritta, “Questa parte è stata annullata all’ultimo momento per l’opposizione della nomenclatura evoluzionista”.

Entrare nel merito di questa vicenda sarebbe troppo lungo e fuorviante rispetto alla cronaca dell’avvenimento stesso.

Questo caso è stato stigmatizzato nell’unico articolo pubblicato, il 6 ottobre, sul quotidiano Libero: “All’Università di Bergamo ingresso vietato ai creazionisti”

Perfino di Giuseppe Garibaldi, da qualche anno a questa parte, si può parlar male. Di Charles Darwin, a 200 anni dalla nascita e a 150 dalla pubblicazione dell’Origine delle specie, ancora no. Non all’università di Bergamo, almeno, dove il congresso creazionista “Cosa rimane della teoria di Darwin?”, previsto per il 16-17 ottobre, non si svolgerà.

A proposito di presentazione, l’invito era stato inviato a quotidiani e agenzie di stampa, ma il tutto è stato fatto passare in un assordante silenzio.

Sappiamo che la filosofia che domina oggi nella nomenclatura intellettuale dell’Occidente, considera l’evoluzione un “fatto”, l’unica spiegazione “scientifica” della vita e dell’universo.

Quello che appare più grave è che queste teorie evoluzionistiche vengano considerate delle vere e proprie “prove” della scientificità del materialismo ateo.

Ogni relatore ha presentato la sua visione partendo dal vissuto personale ed in forza della propria specializzazione.

Tra i primi, hanno parlato l’astronomo Mart De Groot, tra l’altro pastore avventista, ed il fisico Ferdinando Catalano. Per loro il Big Bang è una spiegazione plausibile per la nascita dell’Universo pur non possedendo la caratteristiche di “scienza galileana”, cioè il Big Bang non è sottoponibile ad alcuna verifica.

Ma anche accettando questa teoria, rimangono due importanti questioni: l’origine della materia e lo sviluppo, in seguito ad una banale esplosione, di un universo armonico con pianeti come la Terra in grado di accogliere la vita.

Il geologo Marco Chiesa ed il docente di scienze naturali Fernando De Angelis, che molti avventisti conoscono, hanno tenuto a sottolineare come le leggi della fisica e della chimica che oggi conosciamo non siano in grado di spiegare non solo l’origine della nostra vita, ma nemmeno quella delle diverse forme animali.

I processi che li hanno determinati rimangono, per ora, misteriosi, enigmatici o – per usare la terminologia dei credenti – miracolosi.

Il professore di bioetica Salvatore Pisu sottolinea come la scala evolutiva, pur con le più benevole concessioni, contenga dei passaggi che comportano la comparsa di strutture assolutamente non riducibili alle precedenti: la materia dal nulla, la vita dalla materia inanimata, l’uomo dagli animali inferiori. Per questi passaggi manca la pur minima spiegazione scientifica, dato che i calcoli dimostrano la loro impossibilità statistica.

E finalmente arriviamo alle parole dell’unico rappresentante dell’evoluzionismo presente al congresso, il docente di scienze naturali Roberto Verolini. Ha sostenuto che la teoria darwiniana, con gli opportuni aggiornamenti, è l’unica teoria scientifica nell’attuale uso del termine che riconosce come “scientifica” solo la spiegazione mediante cause e leggi naturali. La ricerca evoluzionistica è quindi un approccio scientifico indispensabile al problema delle origini.

L’ingegnere Stefano Bertolini ha così riassunto la sua personale posizione in merito al dibattito.

Creazione: Credo pienamente nella vita recente sulla terra di poche migliaia di anni con Dio come Creatore.
Intelligent Design: Condivido pienamente che la complessità della vita e della natura conferma l'esistenza di un progetto intelligente, ma non condivido la loro posizione di milioni di anni o di chi/cosa sia l'autore del progetto. La loro scienza però è valida anche per gli creazionisti.
Evoluzione: L'assioma primario dell'evoluzione è stato confutato in ogni campo di studio. Rimane un dogma senza fondamenta e una grande truffa insegnata ancora in tutte le scuole.

Il fisico Pier Maria Boria, ha presentato tutta una serie di situazioni d’improbabilità che si dovrebbero verificare “per caso” per arrivare ad ottenere dei sistemi complessi predefiniti.

Anche il giovane fisico Andrea Lucarelli, dopo aver accennato ai suoi studi di spettroscopia ottica e laser, sistemi critici quantistici, nuove fasi della materia e lo studio di sistemi ad alta correlazione elettronica, ha concluso affermando che quell’agente intelligente di cui molti parlano, “io lo identifico con il Dio della Bibbia che ha creato “ex-nihilo” tutto ciò con cui possiamo interagire nell’Universo ed ha creato la biosfera del pianeta Terra in 7 giorni di 24 ore letterali”.

Nell’ultima riunione, il pastore Paolo Benini ha fugato i dubbi relativi all’originalità del testo biblico che noi sfogliamo, presentando, in breve, la storia dei manoscritti di Qumran e del codice Sinaiticus.

Il tutto per affermare che quando leggiamo il racconto genesiaco, possiamo essere certi che i testi relativi alla creazione, sono proprio quelli che Mosé ha scritto ispirato dallo Spirito Santo. Certi nel senso di certezza di fede, come spiega Ebrei 11, non in senso di provati dai fatti conosciuti.

Coordinatore e un po’ anima dell’intero congresso è stato il sociologo Fabrizio Fratus. Dopo aver parlato di come l’evoluzionismo è penetrato nella società occidentale fornendo il supporto “scientifico” alle dottrine di Marx ed Engels, al razzismo hitleriano e al darvinismo sociale, ha ribadito che lo stesso evoluzionismo è il principio necessario per ogni materialismo e ogni dottrina volta a negare Dio e la sua creazione.

Il giornalista Marco Respinti è stato il moderatore della tavola rotonda fra evoluzionisti e antievoluzionisti nella riunione pomeridiana del sabato.

Per coloro che desideravano approfondire uno o più argomenti, era possibile acquistare diversi libri che difficilmente è possibile trovare nelle librerie. Qualcuno ha paragonato questi libri e la loro circolazione ai samizdat, cioè a libri e opuscoli clandestini, che circolavano nei paesi dell’est europeo e Russia, ai tempi dell’impero sovietico.

Il presidente dell’AISO, Romano Ricci, come aveva portato i suoi saluti personali e di tutto lo staff all’apertura dei lavori del congresso, altrettanto ha fatto in conclusione, ringraziando tutti gli intervenuti e auspicando altri futuri incontri.

 
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