ezio brugali blog

post cretese - I parte


 
exietto post by CRETA.Una fortissima nota indimenticabile al primo approccio all'isola e' il canto, a volte assordante, delle CICALE. Le ho sentite iniziare!! mi svegliai alle 6.00 ..silenzio assoluto ..poi, un quarto d'ora dopo ecco il primo "Frinire" della cicala e subito dopo sentirne un altra e poi un altra e poi un altra ancora!Non ho la certezza dell'ora che smettono, ma penso sia poco dopo la mezzanotte.Vi posto la Favola della CICALA E DELLA FORMICA, che incredibilmente non conoscevo. Ho cosi' colmato anche questa lacuna. UN GROSSO BACIOOOOOOO. - ezioIn una calda estate, un’allegra cicala cantava sul ramo di un albero, mentre sotto di lei una lunga fila di formiche faticava per trasportare chicchi di grano.Fra una pausa e l’altra del canto, la cicala si rivolge alle formiche: “Ma perché lavorate tanto, venite qui all’ombra a ripararvi dal sole, potremo cantare insieme!” Ma le formiche, instancabili, senza fermarsi continuavano il loro lavoro.. “Non possiamo! Dobbiamo preparare le provviste per l’inverno! Quando verrà il freddo e la neve coprirà la terra, non troveremo più niente da mangiare e solo se avremo le dispense piene potremo sopravvivere!” “L’estate è ancora lunga e c’è tempo per fare provviste prima che arrivi l’inverno! Io preferisco cantare! Con questo sole e questo caldo è impossibile lavorare!”  Per tutta l’estate la cicala continuò a cantare e le formiche a lavorare.  Ma i giorni passavano veloci, poi le settimane e i mesi. Arrivò l’autunno e gli alberi cominciarono a perdere le foglie e la cicala scese dall’albero ormai spoglio. Anche l’erba diventava sempre più gialla e rada. Una mattina la cicala si svegliò tutta infreddolita, mentre i campi erano coperti dalla prima brina.   Il gelo bruciò il verde delle ultime foglie: era arrivato l’inverno.   La cicala cominciò a vagare cibandosi di qualche gambo rinsecchito che spuntava ancora dal terreno duro e gelato.  Venne la neve e la cicala non trovò più niente da mangiare: affamata e tremante di freddo, pensava con rimpianto al caldo e ai canti dell’estate.  Una sera vide una lucina lontana e si avvicinò affondando nella neve: “Aprite! Aprite, per favore! Sto morendo di fame! Datemi qualcosa da mangiare!”  La finestra si aprì e la formica si affacciò: “Chi è? Chi è che bussa?”   “Sono io, la cicala! Ho fame, freddo e sono senza casa!”  “La cicala?! Ah! Mi ricordo di te! Cosa hai fatto durante l’estate, mentre noi faticavamo per prepararci all’inverno?”  “Io? Cantavo e riempivo del mio canto cielo e terra!”“Hai cantato?” replicò la formica, “Adesso balla!”La favola mostra che, in qualsiasi faccenda, chi vuol evitare dolori e rischi non deve essere negligente.