L'uomo illustrato

Il suo nome era Ferenc


Quando arrivò a Madrid per vestire la camiza blanca sembrava tutto tranne che un giocatore di calcio. Quei chili di troppo su un fisico di quasi 31 anni non lasciavano immaginare che si trattasse quel giocatore che aveva strabiliato il mondo gi<ocando nella grande Ungheria. Non sembrava affatto un giocatore in grado di aver vinto l'oro olimpico nel 1952 e di aver segnato 83 goal su 84 incontri con la sua nazionale.Quando nel 1958 arrivò a Madrid erano 2 anni che non giocava a pallone, perchè nel 1956 si rifiutò di tornare in patria alla scoppiare della Rivoluzione Ungherese. Non sembrava affatto quello che aveva dato lezioni di calcio agli inglesi nel loro tempio di Wembley, umiliando con la propria nazionale l'Ingliterra con un sonoro 6-3 e che aveva concesso la rivincita vincendo ancora 7-1, questa volta in Ungheria. Sembrava solo un grassoccio giovanotto di provincia, giudicato troppo vecchio dalle squadre italiane che non avevano voluto ingaggiarlo.Puskas smentirà chi non credeva in lui, tanto da formare insieme ad Alfredo Di Stefano, forse, la migliore coppia di tutti i tempi. I tifosi lo battezzarono "El Cañoncito bum" per le sue eccelse doti di tiratore, i compagni di squadra "Cicle" per la sua capacità di non far mai staccare la palla dal piede. Luisito Suarez rimase strabiliato, quando in allenamento Puskas riuscì a colpire, mirando ad essi, diciotto volte su venti tentativi i pali di una porta.A Madrid non è una folgorante meteora, gioca per 8 anni raggiungendo i 39 anni. Tantissimi goal, sempre devisivo (156 goal su 180 partite giocate). Nel 1960 in finale con l'Eintracht Frankfurt il Real Madrid si presenta con coppia d'attacco Puskas e Di Stefano, 33 anni il primo e 34 anni il secondo. Due "vecchietti" si potrebbe pensare, ma i prensenti rimangano incantati. La partità finirà 7-3 per il Real Madrid. Puskas segna quattro goal e Di Stefano gli altri 3 goal.É nel 1966 che quel ragazzino che a sedici anni aveva esordito nel calcio che contava, che era un po grassoccio, che non sapeva colpire di testa e che usava solo il sinistro, decide di appendere le scarpe, ma il 1966 è anche l'anno della sua terza Coppa dei Campioni.É nel 1966 che si conclude la leggenda del giocatore di calcio Ferenc Pukskas ed entrava ufficialmente a far parte delle divinità calcisitiche.