Sto per fare outing.Arrivederci.Nooo, scherzavo. Non ho deciso di uscire da qui (anche se potrebbe sembrare, in effetti), ma solo di sputar fuori finalmente una cosa che rimescolo dentro da un po'. E non è un bolo.Che schifo.No, non cambio discorso, è che non è facile, ma ora lo dico.Una passa quarant'anni (o pochissimo più) a costruirsi un personaggio fin nei minimi dettagli, e in un attimo decide di soffiargli sopra e smontarlo come si fa con un castello di carte, poi quando è lì lì, con le labbra a culo di rospo e i polmoni pieni, il coraggio le si ammoscia e l'aria esce, inoffensiva e tiepida, dalle narici.Nascere diversi è cavalcare un destino segnato.Vedi che tutti gli altri, QUASI tutti gli altri, vanno nella stessa direzione e tu, invece, non puoi. Non ci riesci.Sono i tuoi genitori, gli stessi che un giorno criticheranno la tua diversità ostentata fino a sfociare nel ridicolo, ad instradarti su un sentiero sghembo.Mai una barbie, mai un vestito da femmina. Niente orecchini o smalto sulle unghie. Anzi niente unghie.Archi, frecce, bici da corsa.Mentre le altre vanno a danza, tu passi i pomeriggi sugli alberi.Mentre le altre sognano il principe azzurro, tu lanci bottiglie vuote contro un muro per vedere l'effetto che fa.Mentre le altre cinguettano e si finto-scandalizzano, tu giochi a calcio e bevi birra.E ti senti così a tuo agio, nel tuo femminile singolare, che, prima ancora di iniziare a depilarti le gambe, sei già impregnata di snobismo fin nel midollo, e non puoi più tornare indietro.Così, quando le tue compagne delle medie si sdilinquiscono dietro alle prime icone pop, tu le osservi con esplicito disprezzo, e ti faresti spellare, piuttosto di confessare che quando pensi a Miguel Bosè senti uno strano languore al basso ventre.Gli altri saltellano con Gazebo e Tracy Spencer, e tu fai psico-harakiri con i Carillon del dolore.Tuo fratello compra i dischi dei Pooh e tu impazzisci per gli Smiths.I ragazzi della tua età esibiscono Moncler e Naj Oleari, e tu vai in giro col cappotto nero di tuo nonno, le lamette ai lobi e i calzini fosforescenti, che quando diventeranno di moda li avrai già smessi da un pezzo. Qualsiasi cosa pur di emergere dalla folla. Il massimo del concetto di omologazione adolescenziale consiste, per te, nel somigliare ai due sciamannati con cui ti accompagni.Metà vita passata con la puzza sotto il naso, a distinguersi dalla massa, a disprezzare i film americani, a schifare le fiction, a snobbare qualsiasi moda, a fuggire tutto ciò che è banale, vergognandoti come una ladra quando ti accorgi che ti piace una cosa apprezzata da più di tre persone normali che conosci.Ora basta. Adesso lo dico.Ho un'età in cui non ho più nulla da dimostrare. Posso palesare la mia vera essenza senza timore di non incontrare l'approvazione dei miei amici.Ho un po' paura.Ma lo dico, e forte:MI PIACE LA CANZONE DI ARISAEcco.Mi par di vedere e udire il ghigno di Je est (beh, in fondo io l'avevo capito, che era una così),la smorfia di Poison (non credo le chiederò ancora di uscire con me), il disprezzo di Badù (mo vè, che disgraziata. Meno male che non viene a trovarmi), il grido di dolore di Agata (e io, che la stimavo...), l'indifferenza di NonSonoIo (espe chi?), lo stupore di Max (qualcuno mi dia un pizzicotto, ma piano), il disincanto di B0elle (bah, qualcuno ci aveva creduto?), l'indulgenza di Cloud (solo perché sto diventando mamma: e che sarà mai?).Su dai, ragazzi, non fate così, capita a tutti, un momento di debolezza.E poi mi piacerebbe di più, se si togliesse un po' di gelatina dalla lingua prima di cantare, ma non si può pretendere tanto, da una che che sembrava uscita dall'uovo di pasqua.E ormai ci sono abituata, alle figuracce, cosa volete che sia.Oggi sono andata in tintoria a ritirare un tailleur che non sapevo più di avere. Data di consegna segnata sulla ricevuta (trovata per caso): 20/05/2011.
ebbene sì
Sto per fare outing.Arrivederci.Nooo, scherzavo. Non ho deciso di uscire da qui (anche se potrebbe sembrare, in effetti), ma solo di sputar fuori finalmente una cosa che rimescolo dentro da un po'. E non è un bolo.Che schifo.No, non cambio discorso, è che non è facile, ma ora lo dico.Una passa quarant'anni (o pochissimo più) a costruirsi un personaggio fin nei minimi dettagli, e in un attimo decide di soffiargli sopra e smontarlo come si fa con un castello di carte, poi quando è lì lì, con le labbra a culo di rospo e i polmoni pieni, il coraggio le si ammoscia e l'aria esce, inoffensiva e tiepida, dalle narici.Nascere diversi è cavalcare un destino segnato.Vedi che tutti gli altri, QUASI tutti gli altri, vanno nella stessa direzione e tu, invece, non puoi. Non ci riesci.Sono i tuoi genitori, gli stessi che un giorno criticheranno la tua diversità ostentata fino a sfociare nel ridicolo, ad instradarti su un sentiero sghembo.Mai una barbie, mai un vestito da femmina. Niente orecchini o smalto sulle unghie. Anzi niente unghie.Archi, frecce, bici da corsa.Mentre le altre vanno a danza, tu passi i pomeriggi sugli alberi.Mentre le altre sognano il principe azzurro, tu lanci bottiglie vuote contro un muro per vedere l'effetto che fa.Mentre le altre cinguettano e si finto-scandalizzano, tu giochi a calcio e bevi birra.E ti senti così a tuo agio, nel tuo femminile singolare, che, prima ancora di iniziare a depilarti le gambe, sei già impregnata di snobismo fin nel midollo, e non puoi più tornare indietro.Così, quando le tue compagne delle medie si sdilinquiscono dietro alle prime icone pop, tu le osservi con esplicito disprezzo, e ti faresti spellare, piuttosto di confessare che quando pensi a Miguel Bosè senti uno strano languore al basso ventre.Gli altri saltellano con Gazebo e Tracy Spencer, e tu fai psico-harakiri con i Carillon del dolore.Tuo fratello compra i dischi dei Pooh e tu impazzisci per gli Smiths.I ragazzi della tua età esibiscono Moncler e Naj Oleari, e tu vai in giro col cappotto nero di tuo nonno, le lamette ai lobi e i calzini fosforescenti, che quando diventeranno di moda li avrai già smessi da un pezzo. Qualsiasi cosa pur di emergere dalla folla. Il massimo del concetto di omologazione adolescenziale consiste, per te, nel somigliare ai due sciamannati con cui ti accompagni.Metà vita passata con la puzza sotto il naso, a distinguersi dalla massa, a disprezzare i film americani, a schifare le fiction, a snobbare qualsiasi moda, a fuggire tutto ciò che è banale, vergognandoti come una ladra quando ti accorgi che ti piace una cosa apprezzata da più di tre persone normali che conosci.Ora basta. Adesso lo dico.Ho un'età in cui non ho più nulla da dimostrare. Posso palesare la mia vera essenza senza timore di non incontrare l'approvazione dei miei amici.Ho un po' paura.Ma lo dico, e forte:MI PIACE LA CANZONE DI ARISAEcco.Mi par di vedere e udire il ghigno di Je est (beh, in fondo io l'avevo capito, che era una così),la smorfia di Poison (non credo le chiederò ancora di uscire con me), il disprezzo di Badù (mo vè, che disgraziata. Meno male che non viene a trovarmi), il grido di dolore di Agata (e io, che la stimavo...), l'indifferenza di NonSonoIo (espe chi?), lo stupore di Max (qualcuno mi dia un pizzicotto, ma piano), il disincanto di B0elle (bah, qualcuno ci aveva creduto?), l'indulgenza di Cloud (solo perché sto diventando mamma: e che sarà mai?).Su dai, ragazzi, non fate così, capita a tutti, un momento di debolezza.E poi mi piacerebbe di più, se si togliesse un po' di gelatina dalla lingua prima di cantare, ma non si può pretendere tanto, da una che che sembrava uscita dall'uovo di pasqua.E ormai ci sono abituata, alle figuracce, cosa volete che sia.Oggi sono andata in tintoria a ritirare un tailleur che non sapevo più di avere. Data di consegna segnata sulla ricevuta (trovata per caso): 20/05/2011.