espe dixit

penultima spiaggia


La vacanza trascende il luogo in cui si consuma. Che, tutto sommato, è solo un dettaglio.Purchè non sia lo stesso in cui trascini la tua catena quotidiana.Ma anche questo è tutt'altro che scontato.L'anima, in fondo, può tracimare anche dalla sedia su cui stai incollato ogni giorno.Trapiantarsi su un ramo che cresce rapido al di sopra di tutto il tuo patetico ripeterti.Ok, ok, la smetto.Era solo per dire che anche una settimana nel paese più infimo della Liguria abusiva e 'ndranghetizzata può bastare a rendermi felice.Vedete un po' come sono messa.Devo ricominciare?Dire che si può volare anche senza muovere un muscolo?Che la felicità germoglia solo dove il terreno è concimato all'origine?Infilare in questo post una delle mie metafore metafecali?Trapanarvi i cervelli sudati con un altro verbo che inizia con "tra"?O dare ragione a mia madre, la quale sostiene che se assumessi sostanze stupefacenti almeno avrei una scusa per essere come sono?Stare in spiaggia a giugno ti apre gli occhi.E ti fa venire un'incoercibile voglia di richiuderli subito.L'età media sarebbe anche passabile, se non fosse che è calcolata su un insieme composto da venti settantenni, dieci bebè, altrettanti venditori di braccialetti borse libri africani e teli mare, un magro tot di quarantenni deficitari* e un cocchista.Il trionfo dell'ineducazione. Anzi, della mala-educazione, che è peggio.Despoti in erba, capricciosi e sovrappeso, maltrattano in ogni maniera truppe di nonni costernati.Madri attempate e nevrasteniche fomentano la disfatta di un'intera generazione.Rari padri trasparenti (e magari, lo fossero davvero), occupano spazio prezioso inutilmente.La piccola Sveva, povero demonietto riccio, tiranneggia un nonno, grande, grosso e impotente. Nel week end li raggiunge la mamma, e lì capisci tutto.Giorgio, testardo e viziato, ottiene gridando e puntando i piedini, le cose più assurde.Il tenero Francesco, nato castrato, la cui unica speranza consisterebbe forse nel restare prematuramente orfano di madre, subisce costantemente una raffica di:"Francesco, posa la palla del bimbo, Francesco!""Francesco, non sudare, Francesco!""Francesco, non allontanarti, Francesco!""Francesco, fai attenzione, Francesco!""Francesco, vieni qui, Francesco!"Tanto che uno dei tormentoni estivi coniati dalle esperine è: "Francesco, vuoi che ti prendiamo a calci la mamma, Francesco?"Come minimo, nell'ipotesi che raggiunga in sanità mentale l'età del libero arbitrio, si farà cambiare il nome. Appena prima di emigrare in Tanzania e rendersi irreperibile.Fortuna che, in mezzo a tutto questo, e giusto per soffrire un po', sei riuscita a sporcare di sabbia "Acciaio" di Silvia Avallone e "Il commesso" di Bernard Malamud. 
  *copyright di agata90.