espe dixit

PARTO, CIAO. seconda (e ultima) parte


 Qui l'allegra compagnia di mongolfiere si riunisce per alcune settimane, scambia interesse sul progredire delle rispettive lievitazioni naturali, impara tecniche di respirazione e di ginnastica dolce, si regala amorevoli consigli, prende il the con i biscotti e ascolta interessata le spiegazioni dell'ostetrica, che, guarda caso, è sempre una che non ha figli, che in teoria sa tutto ma non ha provato un bel niente. E ti indottrina sulle meraviglie del parto naturale, insegnandoti che sarà molto meglio per te, ma soprattutto per tuo figlio, se lui verrà al mondo secondo natura, cosicché, se alla fine farai parte, tuo malgrado,  di quell'altissima percentuale di donne che viene sottoposta a cesareo, lo vivrai come una sconfitta, e si aggiungerà un altro anello alla lunga catena di sensi di colpa (indotti) che accompagna la maternità.L'atmosfera squisitamente femminile viene a un certo punto interrotta dall'incontro con il primario del reparto ospedaliero. L'ometto dotto e pieno di sé intrattiene le gestanti per un'ora, trattando il tema del lieto evento dal punto di vista medico. Fra le tante informazioni, che dimentichi immediatamente, una rimane impressa nella tua memoria per l'eternità. Lui, e sottolineo ed evidenzio lui, essere umano di sesso maschile, afferma che il dolore del parto in verità  non esiste, ma è soltanto una questione culturale.Ora, a parte il fatto che è un'emerita cazzata, ti chiedi per quale motivo le questioni culturali debbano sempre peggiorare la realtà.Comunque sia, anche lui porta a termine con gran soddisfazione (sua) l'intervento, e mentre lo saluti con un sorriso, non puoi fare a meno di augurargli mentalmente di espellere presto un bel calcolo renale del diametro di circa 5 centimetri, e sei generosa, perché è più o meno la metà della testa di un neonato.Basterebbe un piccola anestesia epidurale per risolvere il problema, ma in Italia non si fa. A meno che abbia la fortuna di vivere in una regione a statuto speciale, o possa permettersi la clinica privata, la donna italiana deve obbligatoriamente soffrire le pene dell'inferno per mettere al mondo suo figlio.Più che una punizione divina pare una condanna politica.Perché mai allora darsi da fare per vincere le malattie, e alleviare il dolore, se è la natura ad averli previsti? O addirittura prolungare oltre ogni sensato limite una vita finita già da molto tempo?Non è forse legittimo sospettare che, se a partorire fossero gli uomini, il problema sarebbe già risolto da tempo?Ma un altro momento del corso vede la partecipazione maschile.Si affronta infatti, con l'assistenza di un esperto,  la questione della presenza del compagno in sala parto. Problematica complessa in quanto, si sa, l'assetto psicologico maschile è piuttosto delicato.Messo di fronte ad una scelta, l'uomo non ammetterebbe mai di avere paura, e quindi quasi sempre, suddito della Signora Ansia da prestazione, sceglie, anche se se la sta comprensibilmente facendo sotto,  di stare vicino alla sua donna mentre ella partorisce.Se sei saggia, lo lascerai decidere da solo e con calma, senza fare pressioni. Prima di insistere, è necessario che tu valuti un paio di possibili conseguenze.La prima è che, ora e sempre protagonista, il tuo uomo forte e robusto svenga miseramente in sala parto, distogliendo da te l'attenzione del personale medico e paramedico.La seconda, ben più grave, è che il ragazzo, nell'assistere alla devastazione della sua sala giochi preferita, rimanga talmente traumatizzato da non riuscire più a visitarla e quindi da scegliere, per divertirsi, altri luoghi di cui conosce soltanto le virtù.Quando, poi, sei gonfia all'inverosimile e prossima alla scadenza del termine e la gentile ostetrica dal sorriso fisso ti consiglia, per "smuovere la situazione", di fare le scale e l'amore tu, che non riesci più a girarti nel letto e per legarti le scarpe devi chiedere aiuto, visualizzi per un attimo le tue mutande formato vela e vorresti smuoverle la faccia con un bel montante.Con queste ed altre amenità ci si intrattiene durante un corso di preparazione al parto. La cosa più utile è il confronto, la sorellanza. E' specchiarti nello smarrimento che leggi negli occhi delle tue compagne che ti fa sentire meno sola, è buttare tutte le paure in un sacco e portarlo a turno. Ma purtroppo nessuna di queste cose ti serve mentre, senza controfigura, cavalchi l'onda del dolore supremo e giuri a te stessa che non scoperai mai più in vita tua.