espe dixit

MIRA


Questa casa mi ha aperto gli occhi, ed è il motivo per cui la lascio.Le sue tapparelle elettroniche hanno spalancato squarci ogni giorno più ampi sulla mia vita, fino a renderla completamente nuda, facendola rabbrividire e costringendomi, così, a prenderla e chiuderci intorno le mani.Dalle mie finestre ho visto quella donna. Le prime volte la vedevo soltanto, e mi pareva un po' patetica, con quell'ostinato attaccamento ai suoi alberi di limoni. Poi ho iniziato a guardarla, e a capirla. Più tardi, ad ammirarla. Lei, così caparbia e così sola, ha osato ingaggiare una guerra contro il mondo a difesa del suo Mondo, e non è riuscita a proteggerlo come avrebbe voluto. Lei, così sola e così fiera, con quel giovane avvocato che l'ha sostenuta nella folle impresa, e al quale non ha potuto stare accanto come avrebbe voluto, ha combattuto contro un gigante, sulla cui pelle è tatuato, fra gli altri, il mio nome.Non ci siamo mai parlate, del resto come avremmo potuto farlo? I nostri piccoli spazi privati incredibilmente si toccavano, ma un abisso, scavato dalla lingua, dalla storia e dall'odio, ci impediva di comunicare.Io sono l'origine del suo dolore. Io. La mia persona. La mia casa.La mia famiglia e quello che rappresenta. Facciamo del male soltanto esistendo.Eppure è grazie a quella donna se ora sono qui, su quest'auto che, portandomi via da tutto, mi riconsegna a me stessa.Essere la causa del suo strazio, poter fare poco o nulla per impedirlo, e vedere con quanta forza un fragile essere umano può ribellarsi ad un destino che non riconosce, ha trapiantato in me le radici del coraggio, innaffiandole di amarezza e rendendomi finalmente capace di abbandonare una vita dorata e vuota, e un uomo debole, potente e schiavo dei compromessi, per correre ad esplorare il perimetro delle mura costruite intorno alle nostre solitudini. [dopo aver visto il film "Il giardino di limoni"]