espe dixit

MONDI CAPOVOLTI


Esistono bolle, sotto il pelo dell'acqua, che da fuori non si vedono.Non nel mare, sono bolle d'aria dolce. Le trovi soprattutto nei torrenti, in quegli slarghi colorati di blu e di verde, dove il lattementa sfuma in  un azzurro intenso che scurisce solo là dove lo spazio lo asseconda. La superficie brilla fra le macchie d'ombra e ti rimanda un fondo cupo, misterioso e invitante, che  pare fermo, e invece scivola segreto, senza riposo, verso un'illusione di fine.Succede nei boschi, d'estate.La pelle affranta pregusta il fresco e si sbaglia. Spogliata ed immersa, prova un subitaneo rimpianto a cui non c'è rimedio, e si rassegna dibattendosi in gesti affannosi, che si fanno man mano più lenti e convincono il cuore a riprendere un passo normale.Spesso sono molto piccole, le bolle dei torrenti, e in gran numero. Solleticano spiritose scoppiando e moltiplicandosi in gorgoglii discreti, raccogliendo inosservate i segreti di un corpo che perde calore e smuove intorno piccole nubi torbide.A volte, però, se la giornata è favorevole, il sole guarda dalla giusta inclinazione, e si è molto fortunati, (o il contrario, vorrei dire) può capitare di imbattersi nelle grandi bolle. Hanno dimensioni variabili, dallo spazio di una testa, che improvvisamente può scoprire di riuscire a respirare per qualche secondo, a quello di un'intera persona che si trova, in questa rarissima evenienza, avvolta in un sorprendente nido di aria tiepida.Viene spontaneo, allora, aprire gli occhi, e lo stupore è enorme di fronte all'inaudito spettacolo di un mondo rovesciato, fatto di tinte morbide e suoni ovattati, alberi a testa in giù e nuvole che scorrono pigramente sul fondo, racchiuso in una membrana ondeggiante, la cui superficie sembra rifrangere una luce nascosta proveniente dall'interno.Una simile esperienza è tanto sconvolgente, che taluni bagnanti sprovveduti, presi dall'incanto, non si accorgono che l'aria a disposizione è pochissima, e nell'agitarsi per l'improvvisa mancanza d'ossigeno, spezzano la sottile placenta che li avvolge, mentre, ad occhi sgranati e bocca disgraziatamente aperta, osservano sgomenti la magia dell'attimo dissolversi in un turbine di bollicine sfrigolanti, che, spudorate, rapiscono e portano lontano quel che resta del calore, consegnando al fondo viscido un altro fardello da accompagnare a valle.E' così che certe vite finiscono, nei torrenti, d'estate: ingoiate nel ventre effimero di un mondo capovolto.