espe dixit

GENTE DI CLASSE


C'è un funesto appuntamento, nella vita, che prima o poi (per la precisione intorno ai trentanove anni) capita a tutti.No, non sto parlando di quello con le emorroidi, o con il primo pelo pubico bianco, so che non riuscite ad immaginare qualcosa di più terribile, ma vi assicuro che c'è.Trattasi della cena per i vent'anni dal diploma, con i compagni delle scuole superiori.Trentenni o giù di lì, avete poco da ridere. Prima di quanto pensiate arriverà anche per voi e, credetemi, la voglia di scherzare vi morirà dentro, senza essere riuscita ad allontanarsi molto dal remoto luogo in cui nasce.Verrete contattati su facebook con fare accattivante da quella compagna che in cinque anni vi rivolse la parola tre volte, una delle quali per mandarvi a fare in culo, penserete subito: no, no, assolutamente no. Poi vi consulterete con coloro che frequentate ancora, se esistono, alcuni dei quali vi diranno "neanche morto" (come se qualcuno gradisse invitare a cena un morto). Ci rifletterete su, la curiosità prenderà il sopravvento (fosse anche solo per vedere quanto gli altri sono diventati brutti e grassi), il buonismo corroderà l'istinto di sopravvivenza e, senza rendervene conto, vi troverete volontariamente iscritti nella lista dei condannati.Arriverete al ristorante in ritardo, come sempre (per non turbare il ricordo che tutti hanno di voi), in tiro più che mai (che vedano come vi siete conservati bene), e, per non smentirvi neanche stavolta, inciamperete nei tacchi che non sapete usare, giusto in tempo per planare tra le braccia di quello che ai tempi d'oro era il gran figo della classe, e adesso è, è....CALVO E PANZONE!!!Buttando intorno lo sguardo miope, nel gruppetto di sconosciuti, pian piano riconoscerete anche:La prima della classe: sempre uguale, stesso sorrisino, stessi capelli unti, stessa falsa modestia;Il primo della classe (sì, erano due, e allora?): vecchissimo, che è un ingegnere ce l'ha scritto in faccia;Le stronze numero 1, 2, 3, 4. Nell'ordine:        1. quella che se la tirava da paura, vestita da prima alla Scala;        2. quella che le stava sempre appiccicata, vestita da Halloween;        3. quella che alzava sempre il ditino, vestita da nonna di quella che alza sempre il ditino;        4. quella che se non aveva qualcosa di Naj Oleari addosso non usciva di casa, dotata della medesima puzza sotto il naso in quantità pari al profumo indossato, entrambi stantii.Colei che non vi rivolgeva la parola, che ora viene ad abbracciarvi e a dirvi tra i denti (impiantati): "ma ciaaaaooo, carissima, come stai? Non sei cambiata per niente" (e qui reprimere un grugnito)!!!La scarrafona della classe, ora tirata a lucido, biondissima, tette gonfie, quasi irriconoscibile, carina e dall'aria simpatica;Alcuni dei vostri vecchi amici e compagni di indianate e follie giterecce (quelli che "neanche morto"), vivi e vegeti. Tutti maschi, naturalmente;Il vostro compagno di banco, che vi prende in braccio e vi bacia con lo schiocco, come faceva nel corridoio della scuola;La saputella, accompagnata da marito imbecille e figli (ma chi li ha invitati?);Il professore di matematica, affranto (vedere i tuoi ex allievi così vecchi non deve essere bello). Vi siederete a tavola, dove vi aspetta la foto di quinta, con dietro stampato il menu, e per un certo lasso di tempo, facciamo tre ore, vi abbufferete come al solito, berrete troppo, riderete agrodolce di aneddoti vecchi come il mondo, osserverete con stupore il vostro ex amico ex anarchico trasformato in un insopportabile borghese, ascolterete tristissime storie di divorzi e carriere andate a male, noiosissimi racconti di famiglia, conterete i figli altrui e le rughe dei vicini, guarderete migliaia di foto, sorriderete per scatti che non vorreste mai vedere, al coro unanime "Dai, facciamolo di nuovo fra cinque anni!" glisserete, scriverete sul foglietto che gira per il tavolo un indirizzo  mail inventato di sana pianta, darete quello giusto solo al compagno di banco, mediterete di cambiare l'account di facebook per rendervi irreperibili.Tornando a casa, prometterete a voi stessi di rivederli soltanto al primo funerale, sperando che non sia il vostro.