espe dixit

ore 22,22


Non dirò nulla riguardo la trama del film "La doppia ora". Non voglio rischiare di intaccare il piacere di chi non l'ha ancora visto.Perché è un film da vedere.Perché quando arrivo a pensare di non essere più capace di provare stupore, quando mi convinco di essere diventata incontentabile (sempre, come nella pubblicità della IGNIS di secoli fa), arriva un film come questo e mi stupisce. Senza effetti speciali.Mi acchiappa, mi diverte, mi consola.Con le sue atmosfere un po' cupe, la tensione, Torino che non sembra Torino, i Cure, gli enigmi nascosti dietro vite ordinarie, gli interni ingombri di oggetti, il sollievo che arriva e dura poco, lo sdegno, la curiosità che mi mette addosso.Mi invoglia a sperare che non sia come sembra, rispolvera angosce che non sapevo di avere prima che Edgar Allan Poe me le suggerisse, ribalta la frittata facendomi credere che sia tutto sotto controllo, mi soddisfa infine regalandomi uno stiletto che mi infilo da sola nella pancia, man mano che la storia imbocca il sentiero bastardo, si ferma, esita, si volta e riparte.Tutto questo grazie anche a Filippo Timi, attore che amo forse più come persona che come interprete, ma soprattutto alla protagonista, chenonmiricordocomesichiama, aspettaguardosugoogle: Ksenia Rappoport. Bravissima, intensa e versatile, riesce a rendere bene il mistero di un volto comune. Bella e anonima, scialba e affascinante insieme (e non venitemi a raccontare che è una questione di trucco perché non ci credo).Non basta una storia singolare a fare un bel film, o qualche paesaggio mozzafiato, o un paio di attrici molto belle, due o tre scene pruriginose, un Ennio Fantastichini che ce la mette tutta (il riferimento a "Viola di mare" è puramente voluto).Il prurito che cerco io andando al cinema, sta altrove.