espe dixit

IL CASO NON ESISTE


Giusto per rallegrare un po' il clima postelettorale-prepasquale, pubblico (appena prima di fuggire) questo raccontino che ho scritto per il concorso SCRIVOLARE di BobSaintClair, che porta il titolo di cui sopra. Mi chiamo Anna. Ho trentadue anni. Vivo (vorrei poter dire "vivevo") a Kiev.Ho sempre creduto che il caso non esistesse, e che sui fatti inspiegabili fosse posata la mano sapiente di Dio.Fino ad oggi, giorno dell'Espiazione.Stamane, in base alle istruzioni riportate sui manifesti, ho preso la valigia con quanto ho di più prezioso e, dopo aver salutato in silenzio la mia casa, mi sono unita agli altri ebrei per raggiungere il cimitero sulla Melnikova dove, dicevano, dovevamo riunirci per essere trasferiti in Ucraina.C'erano anche i miei vicini, la signora Lugoskaya, il vecchio Iosif, la piccola Elena in braccio alla mamma. Ognuno portava con sé quanto possibile del suo passato.Io sono sola. Mio fratello Ilya è fuggito nei boschi un mese fa, di lui non so più nulla.Ci siamo mossi verso ovest, gocce di un fiume muto calamitato alla foce, lento e miseramente impetuoso.Davanti all'orto botanico un'auto mi è passata accanto, e i miei occhi hanno incrociato quelli di un ufficiale delle SS. Non so perché ho abbassato lo sguardo, non avrei voluto regalargli la mia paura.Giunti alla Degtiarovska, abbiamo sfilato davanti a una fila di tavoli, dove siamo stati spogliati, man mano, di tutto.I documenti, poi il denaro, i gioielli, le chiavi di casa etichettate (per ritrovarle al nostro ritorno, dicevano), gli abiti, le scarpe.Nell'aria fredda le urla dei tedeschi accompagnavano il pianto dei bambini e gli spari con cui veniva freddato chi cercava di scappare.Ci hanno fatti salire su un camion. All'arrivo, divisi a gruppi, siamo stati condotti all'imboccatura di un burrone. Qualcuno cantava inni religiosi, per coprire l'odore di morte. Il destino si è mostrato in forma di cumuli chiari.Mucchi di persone. Enormi ammassi di morti accanto ai quali ci hanno fatti sdraiare. Qualche colpo di mitraglietta e tutto sarebbe finito.Non per me. Un abisso mi apre la schiena ma sono viva. Sollevo il volto dal pantano di sangue e merda, lo vedo: l'ufficiale che mi è passato accanto in auto, in un'altra vita. Lo sguardo gelido si ferma sul mio, punta la pistola per il colpo di grazia ma un conato lo coglie improvviso. - Io sono il vomito che ti perseguiterà. Io, sono l'acido che ti mangerà vivo fino all'ultimo dei tuoi giorni - dicono i miei occhi, che stavolta non si abbassano.Un altro carico umano arriva al macello e rimango schiacciata. L'ennesima raffica ed è la fine anche per loro, ma non per me.Ora so che il caso esiste. Deve esistere. Altrimenti chi, o cosa, avrebbe potuto arrivare a farmi questo? Per sdrammatizzare: ho visto che il pastore tedesco dice che dobbiamo disobbedire alle leggi ingiuste. Da martedì vado in ufficio alle nove ed esco a mezzogiorno. Mi sembra proprio ingiusto dover lavorare tante ore per uno stipendio da fame!