espe dixit

sabato


- E com'è che l'hai persa, quella mano? - Non lo so. Non me lo ricordo. So soltanto che era sabato. E' come se mi fossi svegliata e la mano non c'era più. Svanita, seccata, sciolta, amputata. Dillo come vuoi. Non fare quella faccia. Non è stato doloroso come immagini. Solo strano.All'inizio non mi rendevo conto. Facevo finta di niente. Mi muovevo per casa, annichilita, incredula, cercando di fare le solite cose, e mi scontravo continuamente con un'assenza così prepotente da non poterla ignorare.Invece di chiedere aiuto mi isolavo. Senza averlo deciso in maniera consapevole  tendevo a risolvere da sola un problema che gli altri, non potendolo condividere, ritenevo avrebbero soltanto complicato.Pian piano ho smesso di interrogare e maledire la storia ed ho imparato ad arrangiarmi diversamente. Con qualche stratagemma e molta fatica la vita ha ripreso i suoi meccanismi.L'importante è tenersi impegnati, sai? Non fermarsi, non lasciare che il corso dei pensieri nocivi sfondi l'argine del tollerabile e inondi tutto.I primi tempi mi capitava spesso di svegliarmi improvvisamente con i sensi ingannati. Pensavo che fosse stato soltanto un brutto sogno e che, in realtà, non fosse successo niente e la mano stesse ancora al suo posto. Poi cercavo di fregarmi gli occhi e l'impatto con la mia verità monca bruciava più di uno schiaffo.Ma col tempo ci si abitua.Ad ogni perdita, ci si abitua. Si apprende, a vivere senza.Ma non ci si rassegna mai.Talvolta, nei momenti più impensati, capita che una nostalgia feroce di piccoli gesti magari stupidi e banali,  mi pulsi dentro fino a bagnarmi gli occhi. Che un rapido sgomento percorra sotto pelle il mio corpo per poi fermarsi lì. Dove c'era lei.I quegli attimi mi chiedo: "com'è che l'ho persa, questa mano con cui riuscivo a carezzarmi l'anima?"Non lo so. Non me lo ricordo. So soltanto che era sabato.