Espe sta alla danza come Minzolini all'etica professionale.Ma, finchè non vedi il tuo nome sui manifesti in bianco e nero, non è mai troppo tardi per correre ai ripari (messaggio poco subliminale per il bravo giornalista).Fatto sta che la signora, nonostante la tenera età, ha deciso di muovere i suoi primi passi nel mondo etereo e variegato dell'espressione corporea, più che altro perchè si stava accorgendo di assumere progressivamente l'agilità di un palo della luce e la scioltezza del gobbo di Notre Dame, ed essendo allergica alla maggior parte delle attività sportive, nonchè a quegli ambienti deprimenti che sono le palestre (mi perdoneranno gli amanti del genere), per convincerla a muoversi è indispensabile farla divertire. E molto.E' successo che qualche mese fa, in occasione dei saggi della prole (quelle meravigliose kermesse durante le quali sbadiglia per otto noni del tempo e nella restante parte si schiavica gli occhi per riuscire a distinguere la sua pulzella in mezzo alla massa ondeggiante e asincrona, riuscendoci, forse, quando fanno l'inchino finale. Nemmeno quello tutte insieme), la espe si innamorò.Della danza afro.E così l'altra sera si è ritrovata a zompare con il solito entusiasmo bambino davanti a due percussionisti (assorti, o perplessi? mah) a piedi scalzi ed occhi chiusi, e a lasciarsi frullare dai ritmi incalzanti, fra gli scuotimenti liberatori, i gesti atavici e le mosse fluide e sinuose (in teoria) tipiche delle danze tribali, in un gruppo di donzelle di età media pari alla metà della sua.Una meraviglia. Il mattino dopo si sentiva leggera e flessuosa come una canna al vento. Neanche un dolorino. Neppure un lieve indolenzimento.Solo una domanda:ma perchè le sale di danza devono essere circondate da specchi, così che, aprendo gli occhi e vedendo riflessa una vecchia scopa rigida saltellante in mezzo a un branco di agili gazzelle, una ballerina nata (e parecchio cresciuta) come me debba scoprire con orrore, guardandosi intorno, che non la trova?
sangue afro
Espe sta alla danza come Minzolini all'etica professionale.Ma, finchè non vedi il tuo nome sui manifesti in bianco e nero, non è mai troppo tardi per correre ai ripari (messaggio poco subliminale per il bravo giornalista).Fatto sta che la signora, nonostante la tenera età, ha deciso di muovere i suoi primi passi nel mondo etereo e variegato dell'espressione corporea, più che altro perchè si stava accorgendo di assumere progressivamente l'agilità di un palo della luce e la scioltezza del gobbo di Notre Dame, ed essendo allergica alla maggior parte delle attività sportive, nonchè a quegli ambienti deprimenti che sono le palestre (mi perdoneranno gli amanti del genere), per convincerla a muoversi è indispensabile farla divertire. E molto.E' successo che qualche mese fa, in occasione dei saggi della prole (quelle meravigliose kermesse durante le quali sbadiglia per otto noni del tempo e nella restante parte si schiavica gli occhi per riuscire a distinguere la sua pulzella in mezzo alla massa ondeggiante e asincrona, riuscendoci, forse, quando fanno l'inchino finale. Nemmeno quello tutte insieme), la espe si innamorò.Della danza afro.E così l'altra sera si è ritrovata a zompare con il solito entusiasmo bambino davanti a due percussionisti (assorti, o perplessi? mah) a piedi scalzi ed occhi chiusi, e a lasciarsi frullare dai ritmi incalzanti, fra gli scuotimenti liberatori, i gesti atavici e le mosse fluide e sinuose (in teoria) tipiche delle danze tribali, in un gruppo di donzelle di età media pari alla metà della sua.Una meraviglia. Il mattino dopo si sentiva leggera e flessuosa come una canna al vento. Neanche un dolorino. Neppure un lieve indolenzimento.Solo una domanda:ma perchè le sale di danza devono essere circondate da specchi, così che, aprendo gli occhi e vedendo riflessa una vecchia scopa rigida saltellante in mezzo a un branco di agili gazzelle, una ballerina nata (e parecchio cresciuta) come me debba scoprire con orrore, guardandosi intorno, che non la trova?