espe dixit

masochespe


«Niente richiede più coraggio che cercare di essere felici, ma le donne conoscono infiniti modi per farsi sempre e comunque del male» Prendo in prestito e prometto di restituire questa frase della scrittrice Michela Franco Celani perché sembra coniata apposta per ritrarre la espe nelle sue arrampicate emotive, nei suoi affannosi tentativi  di risolvere o perlomeno semplificare l'eterno conflitto con la vita e con se stessa, nel suo ostinato prendersi a martellate sulle ginocchia sorridendo a 48 denti.Nell'esternazione del bisogno inconscio di tormentarsi pubblicamente e mettere in piazza gli aspetti più torbidi, nonchè sordidi, della propria personalità contorta che la fa sentire fiera e ignominiosa sodale del protagonista delle "Memorie dal sottosuolo" (ma come mi sento letteraria, stasera. Perché non mi succede mai quando serve?).Cosa fa dunque una donna di mezz'età, incapace di avere il minimo controllo delle proprie espressioni facciali, dotata di una drammatica emotività che le impedisce, nei momenti di difficoltà, di ricordare  persino le nozioni più semplici (quali il suo nome, ad esempio, o il modello della sua auto, come potrà testimoniare un amico blogger), espertissima nel fare la cosa peggiore nel momento sbagliato, tipo sbadigliare assistendo ad un concerto in prima fila o rispondere "boh" a una domanda del capo supremo?Si chiude in casa e sta al computer, diranno i più saggi. E invece no. O meglio, non solo.Da sempre si mette invece tragicamente alla prova, nelle più disparate attività esibizionistiche. Ultima, ma purtroppo non ultima, il teatro.Dopo due anni di corso e ben due saggi, trascorsi a sudare sette camicie, collezionare figure di cacca e maledire se stessa e tutti i suoi antenati, le è stato gentilmente porto lo sciagurato invito (soltanto per buona educazione) a continuare l'esperienza mettendo in scena un'opera intera. Ovviamente i compagni si aspettavano, sbagliando, un dignitoso "no grazie", e non potevano credere di avere a che fare con cotanto animale, non privo di vergogna, ma bensì gaudente nel mettere in mostra la propria inettitudine.Non essendo disponibili parti da mummia, o albero, al regista è toccato affidarle una particina di una dozzina di battute, le quali venivano, al momento delle prove, dimenticate con rigorosa puntualità.La sera della prima e, chissà perché, unica rappresentazione della tragicommedia di Pirandello (il quale con ogni probabilità sta ancora bestemmiando nella tomba) la nostra eroina, mai sazia del suo autolesionismo, ha avuto la brillante idea di scriversi una battuta,  che sapeva peraltro benissimo, sul palmo della mano sinistra.Al momento opportuno, grazie ad una collega, attrice altrettanto capace, che faceva scena muta, è scattato come previsto l'attacco di panico e la espe, successivamente assolta per totale incapacità di intendere e di volere, ha pensato bene di alzare con sussiego verso il pubblico la famigerata manina e leggere clamorosamente la battuta.Non paga, durante un ballo in scena in cui doveva battere le mani, ha esasperato ben benino il movimento, di modo che tutti gli spettatori, fino all'ultima fila e anche oltre, vedessero con chiarezza il vergognoso appunto.Di questo episodio esiste una prova filmata, che la espe non ha mai avuto il coraggio di vedere, ma che per i suoi amici, tuttora teatranti, a differenza di lei, sarà motivo di incontenibile ilarità fino alla fine dei tempi. Orbene, se c'è una disciplina nella quale la espe sa dare prova di indiscutibile perizia ed è seconda soltanto a personaggi del calibro di Paolo Brosio e Luca Giurato, è la comicità involontaria, e pertanto, per la gioia dei suoi concittadini tutti, fra qualche mese si esibirà in un saggio di "danza afro della donna impalata".Si accettano prenotazioni.