espe dixit

Natural book crossing


 Quando tutto era più semplice, la buona fede era la regola e i furbetti l'eccezione, l'Italia era un piccolo mondo fatto di gente più civile e più ingenua di adesso e non era ancora stata inventata la legge sulla privacy, che serve a complicare la vita a chi lavora e a tutelare chi ha qualcosa da nascondere, andavi in biblioteca a prendere un libro e ci trovavi in fondo, incollata dentro la copertina, una taschina di cartoncino giallo in cui era custodito l'elenco delle persone che avevano preso in prestito quel libro prima di te. Il paese non era molto grande, sovente capitava di conoscere, anche soltanto di vista, gran parte delle persone i cui nomi stavano elencati lì in fondo, con a fianco la data del prestito e quella della restituzione. In tempi in cui vanno di moda le liste, mi è venuto in mente quanto mi piacesse leggere quella, e pensare a quante e quali mani avevano sfogliato le stesse pagine che stavo toccando io, e immaginare volti conosciuti, occhialuti come il mio o no, immersi nella lettura, e fantasticare su menti intente ad accarezzare le stesse parole o affascinate dai percorsi narrativi o rapite dalle medesime storie.Sbirciare in quella lista era la prima cosa che facevo una volta portato a casa il libro. Mi faceva stare bene, quella condivisione a distanza. Che poi mica lo sapevo se il libro era piaciuto o no. Magari non l'avevano neanche letto, o l'avevano abbandonato a metà, però lo stesso io percepivo sulla copertina, pur avendola lavata, il tepore di altre mani, e la cosa mi teneva compagnia.Sentivo con quei nomi e cognomi una sorta di apparentamento, vagamente somigliante a quello di cui parla Javier Marias in "Domani nella battaglia pensa a me", che unisce tutti gli uomini che hanno amato carnalmente la stessa donna. Io mi sentivo così, intrecciata in una ragnatela invisibile con le persone che avevano amato i miei stessi scritti.Certe volte, incontrandone una per strada, mi veniva voglia di chiederle un parere sul libro che stavo leggendo. O mi capitava di sorridere, scoprendo ricorrenze che indicavano il comune apprezzamento per un genere, o un autore.Quando vedevo che il volume era rimasto a lungo sullo scaffale della biblioteca, ero quasi contenta per avergli movimentato la vita. Ma erano altri tempi. Ancora ci si salutava per strada, senza conoscersi.Ora tutto mi pare più freddo, asettico, lontano. O forse sono soltanto cresciuta, acquistando cinismo e sciocche nostalgie, e perdendo spontaneità.Ora le identità dei lettori pregressi galleggiano al riparo da occhi curiosi dentro enormi data base. La discrezione apparente protegge i nostri segreti più banali e l'insicurezza mina alla base la nostra voglia di condividere. Non conosco quasi più nessuno, al mio paese.E ho quasi smesso di frequentare la biblioteca. I libri li compro. Mi piace averli.  Son diventata un po' più schizzinosa e un po' meno povera. Ogni tanto però mi capita ancora; non sapere chi ha preso in prestito un libro prima di me non mi cambia la vita, mi rende soltanto un tantino più sola.