espe dixit

bandiera


 Mi capita spesso di chiedermi come sia possibile imparare a distinguere quando sia giusto insistere nella lotta per modificare il corso degli eventi e quando invece sia più saggio arrendersi, un attimo prima di diventare patetici.Se nelle vicende che non mi riguardano in prima persona riesco ad essere lucida ed obiettiva, nelle mie faccende perdo facilmente la capacità di giudizio, mi confondo, m'inceppo, m'infiammo, rischio di esagerare e cadere nel ridicolo senza rendermene conto.Sarebbe bello poter usufruire di uno sguardo super partes, in certe occasioni. Un'autorevole e premurosa voce paterna che sappia fermarti prima che sia troppo tardi.Si potrebbero creare nuovi posti di lavoro, istituire un'apposita figura professionale: il "personal stopper", ovvero colui che osserva la tua situazione dall'alto e quando è il momento ti si para davanti, ti blocca, ti prende per le spalle, ti scuote (bonario ma irresoluto) e ti dice "Altolà, ciccia/o, hai passato il segno", impedendoti di fare il "Pippo Pippo non lo sa" del caso. E, perchè no, di procurarti una nomination per l'oscar come autolesionista dell'anno.Io naturalmente non ne avrei bisogno; specializzata come sono nel rompimentodimaroni inferto ad amiche pazienti, riesco sempre ad ottenere gratis un corroborante ADESSO BASTA!Quindi. Come posso odiare te che mi hai aperto gli occhi, che hai avuto il coraggio e la generosità di dirmi "smettila", appena prima che iniziassi per l'ennesima volta ad usare la mia dignità come uno zerbino e la mia povera anima esausta come un grattatoio per gatti?Ti ringrazio, invece. E seguo il tuo (amorevole?) consiglio. Seppur mestamente.Ebbene. Se devo dunque essere bandiera, voglio starmene appesa qualche metro più in su.Voglio essere sferzata soltanto dalla pioggia e dal vento.Morsicata dalla grandine.Vezzeggiata dal sole.Mossa da un refolo spiritoso.Appesantita solo dalle nebbie.Voglio indossare tutti i colori.E dire un'unica parola: pace.