@ BANG !

Troppo odio, qui si rischia la guerra civile


Popolo Viola, Pd, Di Pietro: convinti di prender voti cavalcando la violenza verbale. Meglio essere sommersi dagli africani...Giorgio Napolitano. Quando a New York ha rivelato ai suoi interlocutori americani che nella vita pubblica italiana sta prevalendo l’odio e c’è un sentore di guerriglia imminente. ...Ho letto sul «Corriere della sera» di ieri un allarmato editoriale di Pierluigi Battista. Il titolo diceva: “Sull’orlo del precipizio”. Mi sono sembrati un articolo e una titolazione fuori tempo. Nel precipizio ci siamo già. I buoi sono ormai fuggiti dalla stalla. E hanno l’aspetto dei tori infuriati, pronti a travolgere tutti e tutto....un’Italia che mi spaventa sempre di più.Lo stesso accade con i telegiornali e i talk show. Sono diventati un diario di sciagure. Spesso conditi di una faziosità aggressiva e arrogante. Tanto che, a proposito dei talk show, occorre davvero qualche norma nuova, capace di dargli una bella regolata....Il premier Berlusconi potrà piacere o no. Ma pure chi non lo ha votato, come il sottoscritto, non può accettare quanto sta avvenendo. Il capo del governo non è più in grado di mettere la testa fuori dai suoi uffici senza essere contestato, insultato, assediato. Prima o poi, qualcuno ci regalerà il bis del pazzoide Tartaglia. Non più armato di un piccolo Duomo di Milano fatto di marmo, bensì di qualche arma da fuoco.La moderazione dovrebbe essere la virtù numero uno dei capi politici. Ma tanti di loro ignorano dove stia di casa. Mi allarma vedere il leader del Pd, Pierluigi Bersani, un signore che apprezzavo per la saggezza, trasformarsi ogni volta in un capopolo urlante. Non sopporto più il suo intercalare urlato. Con gli “okei!” che sottolineano ogni concetto. Quasi per dire a chi lo ascolta: avete capito bene, teste di cazzo?l partito di Bersani, e qualunque altro partito di sinistra, di centro e di destra, non dovrebbe mai ordinare dei sit-in davanti a Montecitorio. La Camera e il Senato, così come Palazzo Chigi e il Quirinale, sono i luoghi sacri della nostra democrazia repubblicana. Non conta chi li abiti, per il tempo concesso dagli elettori. Anche se gli inquilini fossero i peggiori in quel certo momento, la loro intoccabilità dovrebbe essere cara a chiunque. Ho visto in tivù, e poi nelle foto sui giornali, i volti degli infuriati che hanno lanciato le monete contro i politici di centro-destra all’ingresso di Montecitorio. Erano in maggioranza persone di mezza età o più anziane, stravolte dall’ira. ... la storia, ci ha insegnato una verità che non conosce deroghe: ogni spinta genera una contro spinta, a ciascuna azione corrisponde una reazione. Per nostra fortuna, la destra odierna è un’area politica frantumata, divisa, e dunque pacifica, per scelta o per obbligo. Ma mi domando quel che sarebbe accaduto se, nel pomeriggio di mercoledì, i lanciatori di monetine si fossero visti arrivare addosso un gruppo di giovani armati di mazze da baseball. Pronti a mazzolare tutti, uomini, donne, urlatori di mezza età o con i capelli bianchi.Da qualche anno, la sinistra italiana, nelle sue forme più varie, dal cosiddetto Popolo viola sino ai no global e ai centri sociali più violenti, è convinta di avere il monopolio della piazza. E di poter fare e disfare come gli pare e piace. Eccitata non da tribuni della plebe, bensì da tromboni seduti in Parlamento. O addirittura dai vertici di un partito. E non mi riferisco soltanto ad Antonio Di Pietro. Anche se lui è l’incendiario più noto e per bassi scopi elettorali: mangiarsi un po’ dei voti che oggi vanno al partito di Bersani.La politica della piazza ha già fatto molti danni. Non sto parlando di ciò che è successo persino durante l’ultima Festa nazionale dell’Unità. Quando il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, rischiò di prendersi in faccia un razzo lanciato da una figlia di papà, pasionaria di un circolo antagonista. E non parlo neppure delle battaglie di strada che si susseguono da mesi, in tutte le grandi città italiane. Nel silenzio quasi totale dei giornali. Il danno vero è un altro. È  la convinzione che combattere nelle piazze produca un fatturato politico rilevante. E possa cambiare l’assetto politico del  Paese. Quando questa convinzione si trasformerà in certezza, l’Italia diventerà il terreno di scontro per una nuova guerra civile, fra due contendenti che hanno deciso di annullarsi a vicenda.... Giampaolo Pansa