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FRATELLASTRI D'ITALIA


Fratelli' d'Italia, (Il canto degli Italiani), ovvero l'odierno Inno nazionale de facto, composto dal massone Goffredo Mameli nel 1847 per i fratelli della massoneria di cui era membro, quindi, nato per scopi diversi, cantato poi nella pianura Padana e nelle cinque giornate di Milano. Lungi dall'essere l'Inno di tutti gli italiani, tant'è che per tutto il periodo monarchico savojardo, l'inno nazionale è stato sempre la cosiddetta «marcia reale».Quanto sopra è un piccolo inquadramento storico della nascita e vita di un inno che ha acceso e continua a stimolare costanti fenomeni di dissenso.L'adozione di tale inno (1946), non trova rispondenza nei fatti, se non di un desiderio, un sogno irrealizzabile nella testa dei mistificatori della storia, in quanto adottato per le diverse nazioni presenti sul territorio della penisola, è altrettanto evidente che la nazione italiana non è mai esistita né mai esisterà Percorrendo la storia, di quella che per alcuni è conquista, per è altri liberazione; dopo 152 anni di unificazione, costato al mezzogiorno, sangue e distruzione, una guerra d'occupazione protrattasi per 11 anni, di confische, di saccheggi, di iinteri complessi industriali trasferiti al Nord, compreso operai e tecnici specializzati, in quanto i conquistadores, erano incapaci di far funzionare i macchinai e le officine ritenute illo tempore all'avanguardia; seminando miseria, deportazioni, arsi interi paesi , fucilazioni sommarie d'inermi, stupri e violenze... (diritto di rappresaglia Gen.Cialdini), oggi venerato come patriota ed eroe.In questa veste di "fratellanza" i «fratelli d'Italia», provenienti dal Nord, si presentarono ai meridionali, armati di tutto punto per ridurre in sfacelo uno Stato pacifico, ricco e progredito come registrarono le cronache di allora.IL SUD COME UNA TERRA DI CONQUISTA.Le carte false, descrivono di una millantata annessione, cittadini degradati a coloni asserviti, se non schiavi. Finì che i nuovi epurati dovettero cercare la loro libertà in terra straniera, lasciando lì dov'erano nati, ogni cosa, persino i desiderio negato di onorare i loro morti.Oggi? Oggi la storia continua, mentre arrivano milioni di extracomunitari e comunitari dall'Est, i nostri giovani sono costretti a migrare a loro volta presso altri Paesi, per una politica scellerata, permissiva nella facile accoglienza e falso buonismo, i cui costi ricadono inesorabilmente sul devastato Sud, usato come terra di conquista, come discarica industriale dagli eredi di quelli che furono i conquistadores.L'Asse economico di questo Paese fu spostato al Nord, subito dopo il 1861, e da lì non si è mai mosso, relegando il Sud a una terra disorganizzata in tutti i settori, sopratutto quelli di pertinenza statale, (autostrade, superstrade, ferrovie, aeroporti, porti marittimi etcc). senza contare gli ospedali ridotti a Lazzaretto di un tempo, dove è impossibile ricevere cure nei tempi e nel diritto del malato, non dico di qualità, ma lo stretto necessario, onde evitare il viaggio della speranza, in quanto, i macchinari diagnostici sono dell'era "pappagone".Per chi desiderasse vedere per credere, basta osservare una mappa satellitare d'Italia... nella quale sarà visibile il Nord, rappresentato da una ragnatela di strade, autostrade e ferrovie, per il Sud sarà l'esatto contrario, come se il tempo si fosse fermato ai tempi dei Borbone. Forse, quando raggiungerò l'età di 100 anni, non importa se vivo o «temporaneamente» assente per i raggiunti limiti di vita ...speranzoso di vedere terminata l'autostrada SA/RC iniziata negli anni '60 del secolo scorso.Oppure vedere finalmente saturato il razzismo, nei confronti dei meridionali, del tipo "terun, terremotati, Vesuvio lavali con il fuoco etcc.".Solo allora si potrà sperare di avere un inno condiviso che richiama i valori di tutte le nazioni italiche... federate o confederate che siano, per intenderci. Augh by marco/alias